RIFERIMENTO SUL CODICE DELLA PRIVACY: Tutti i nomi e i dati personali indicati nei testi sono stati pubblicati in corrispondenza con il Codice della Privacy, in particolare Art. 24 Lett. A, C; Art. 67 p.1 Lett. A; Art. 71 p.1 Lett.B; Art. 73 p.1 Lett. C, A, E - in quanto si tratta del materiale di rilevante interesse pubblico nell'ambito di violazione dei diritti e delle libertà fondamentali, anche quelli dei minori, nonché di riparazione degli errori e delle omissioni giudiziari

20 settembre 2009

ATTO XVI – RICORSO ALLA CORTE DI CASSAZIONE

In quanto in seguito alla mia istanza del 5/03/2009 non mi è stato assegnato un nuovo avvocato (il giudice Dagnino ha compiuto il reato di omissione di atti d'ufficio), ho dovuto fare da sola il ricorso alla corte di cassazione. Ovviamente, ho chiesto anche alla corte di cassazione di assegnarmi un avvocato d’ufficio (in base dell’art. 613 C.P.P.) per evitare il rigetto per difetto di forma. Il ricorso ho depositato il 3/04/2009. Nel ricorso ho elencato omissioni dei giudici precedenti di indicare e valutare le prove in mio favore, il loro falso e menzogne, l’indicazione dei fatti non chiariti nell’arco del dibattimento per fatti veri, l’omissione di valutare contraddizioni della controparte e mettere la controparte sotto l’esame con le stesse modalità con i quali sono stati sentiti testimoni a discarico, tramite interrogazione con uso delle domande precise volte a chiarire la verità dei fatti. Ho chiesto anche di assumete la testimonianza del secondo carabiniere presente sul posto e di identificare carabinieri e agenti di polizia i cui erano presenti sul posto nel momento della consegna dei bambini e i cui hanno interrogato bambini subito dopo la liberazione.

Su richiesta mostro il ricorso regolarmente timbrato, o lo invio per e-mail in formato Word.

Qui sotto segue il mio ricorso (certamente, professionisti del settore rideranno, però sul posto del ridere dovrebbero pensare come devono arrangiarsi cittadini nella ricerca della giustizia nella situazione di violazione della legge da parte dei giudici e di trattamento discriminatorio, nelle condizioni del diniego del diritto di avere un avvocato per la propria difesa):

ALLA CORTE DI CASSAZIONE

Ricorso ai sensi degli artt.. 606 LETT. B, E C.P.P., 571 C.P.P. comma 1

N. 6403/03/21 bis R.G.N.R.
N. 304/07 R.G. G.D.P.
N. 0053A 08 R.G. dibattimento
Sentenza N. 13 A del 23/02/2009 del giudice monocratico
in funzione d’appello di Genova depositata il cancelleria il 6/03/2009
trasmessa il 20/03/2009 e ricevuta il 24/03/2009

(mancata motivazione della decisione, motivazioni illogiche basate sulle fantasie personali e non sui fatti discussi sull’udienza e provati ( art. 526 C.P.P.), mancata e incompleta indicazione delle conclusioni di tutte le parti sulla sentenza (art. 546 comma 1 lett. D C.P.P), mancata anunciazione delle ragioni per le quali i 3 testimoni sentiti a discarica e prove fotografiche e giornlistiche depositate sono stati ritenuti inattendibili (art. 546 C.P.P. lett. E), omissione di provvedere ai sensi degli artt. 211-212 C.P.P. per messa dei testimoni a confronto a causa di contraddzioni della controparte, omissione di acquisizione delle nuove prove in seguito all’esame testimoniale tra cui richiesta degli atti d’ufficio (art. 507/603 C.P.P.), inosservanza delle leggi su trattamento pari e non discriminazione art. 111 Costituzione - L. 654/1975 Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, art. 5 Lett. A della Convenzione)

Babenko Olga – imputata, di fatto rimasta senza
assistenza di un avvocato, richiesta di assegnazione
di un nuovo avvocato d’ufficio presentata il 5/03/2009,
Senza tetto e senza fissa dimora a causa dell’occupazione
dell’abitazione familiare da parte di un gruppo di criminali e
diniego d’acceso ai pubblici servizi da parte del comune di
Sesta Godano;
Reperibile tramite Preffetto di La Spezia (istanza del 10/10/2008)
Tel.: 340 27 41 271
E-mail: olgababenko@yahoo.it

Io, sottoscritta, Babenko Olga nata il 27/06/1971 a Tallinn, Estonia, cittadina estone, di fatto senza tetto e senza fissa dimora a causa dell’occupazione abusiva e violenta della mia abitazione familiare sita a Sesta Godano (SP) dai criminali (art. 614 C.P.) e spoglio conseguente dal possesso di tutti i beni e documenti, condannata in processo in questione basato sulle asserzioni dell’assistente sociale del comune di Sesta Godano in assenza di qualisasi prova a mio carico, con testimonianza del Carabiniere a mio discarico, due testimoni sentiti a mia discarica e il terzo mandato via dall’udienza senza essere sentito per sovrabbondazna delle prove a mia discarica mentre gli altri imputati sono stati assolti senza neanche presentare testimoni, con prove fotografiche e delle testimonianze degli altri ex coimputati a mia discarica, in presenza delle dichiarazioni della controparte stessa a mia discarica e nelle condizioni di dichiarazioni estremamente confuse e disordinate della mia contropare, in presenza del rifiuto della controparte di rilasciare gli atti di proprio ufficio (art. 391 quater C.P.) in conferma del proprio dichiarato tramite compimentio del reato dell’art. 328 C.P.; tramite trattamento non pari e discriminatorio basato sull’odio razziale e il rifiuto immotivato di valutare e di esprimersi sulle prove da me presentate,

Con la presente chiedo di accetare il mio ricorso provvisoriamente fatto da me in attesa di assegnazione di un avvocato d’ufficio (istanza presentata il 5/03/2009) e di assegnarmi d’urgenza un nuovo avvocato d’ufficio per formattare il ricorso con le modalità previste dalle legge e per adempiere tutti gli atti e riutali necessari per presentazione di questo ricorso alla Corte di Cassazione e chiedo di annulare le sentenze precedenti sia in senso civile sia in senso penale, provvedendo di correggere gli errori e il falso nei testi, di indicare le prove al mio favore e al sfavore della controparte in misura equa e corrispondente al fatti e alle prove assunte, inserire nei testi delle sentenze anche la mia versione dei fatti e non eslcusivamente quella di controparte, provvedere a indicare le prove della controparte e valutare la loro veridicità, valutare le contraddizoni della controparte e la testimonianza della stessa controparte a mio favore, richiedere assunzione delle ulteriori prove per le affermazioni indicate senza assunzione delle prove, indicare le conclusioni effettive per la richiesta di assoluzione per non aver commesso fatto nella misura uguale e pari degli altri coimuptati.

ORIGINE DELLA QUERELA

La mia famiglia ha conosciuto la Miano Silvia – la controparte - il 15/10/2001 circa in seguito all’occupazione abusiva e violenta della nostra abitazione da parte dei criminali (art.614 C.P.). La segretaria comunale ha indicato al mio ex marito cittadino italiano di rivolgere alla Miano e di presentarle un’istanza chiedendo degli interventi urgenti e immediati per avere il tetto sopra la testa nella situazione di spoglio illegale dell’abitazione e di tutti i beni e documenti. Io e mio ex marito abbiamo presentato alla Miano un’istanza scritta prevista in simili occasioni e la Miano doveva attivarsi in seguito di quest’istanza, inoltre la stessa aveva il dovere di fornirci un intervento urgente immediato (art. 22 L.328/2000) e di attivarsi per lo studio della situazione (L. 328/2000 art. 3, 16, D.L. 109/1998 – D.L. 130/2000). Sull’appuntamento prefissato la Miano si era rifiutata di parlare con noi e ci avevo chiesto di uscire dal suo ufficio in quanto “occupata”, “stanca” e “affaticata”, il mio ex marito era riuscito solo di consegnarle l’istanza scritta.
Il dovere di un assistente sociale è di attivarsi almeno con lo studio della situazione in seguito alle richieste degli utenti, di effettuare una visita domiciliare e intraprendere uno studio familiare, uno studio economico, compilare i moduli previsti, creare una cartella e un diario, fissare ulteriori appuntamenti – e il tutto dovevaculminarsi in un proggetto d’assistenza orientato alla risoluzione della situazione con più vie di risoluzione possibile, il quale doveva essere firmato da tutte i due le parti in forma di un contratto (L.328/2000 art.3).
L’assenza di questa documentazione si verifica tramite ispezione negli atti comunali per assenza degli atti protocollati e delle lettere protocollate con inviti di presentarsi sugli appuntamenti fissati (preciso che la Miano e il comune di Sesta Godano si rifiutano ormai da anni di chiarire la questione di questi atti).
Il racconto infantile della Miano sull’udienza del 27/03/2008 prova omissioni della Miano: la stessa non ha usato parole “proggetto d’assistenza”, “studio familiare”, “studio economico”, “scheda della famiglia”, “diario degli eventi” ecc., ma ha asserito di avere fatto nelle date e posti imprecisi delle offerte strane, illogiche, irrealizzabili, e bizzarre e non conducenti alla risoluzione della situazione sul posto di un proggetto d’assistenza scritto previsto dalla legge. La Miano stessa ha affermato di non averci offerto un alloggio d’urgenza ma di averci mandato in un’agenzia immobiliare privata nella condizione di assenza di documenti personali e consegente impossibilità di concludere contratti. Le presunte “proposte” della Miano non corrispondevano alle richieste presentate dalla mia famiglia nell’istanza del 15/10/2001 e non potevano risolvere situazione a causa di inutilità dell’azione.
Il mio ex marito ha cercato di ottenere un secondo appuntamento per essere sentito e cercando di risolvere qualcosa, vivemamo sulla strada con due bambini di 4 e 9 anni e rischiavamo di morte per freddo. Il 17/12/2001 abbiamo querelato la Miano e il sindaco del comune di Sesta Godano per omissione degli atti d’ufficio (art.328 C.P.) e discriminazione razziale (L.654/75 art.3) – la querela è stata fatta sia da mio ex marito sia da me, l’abbiamo firmato entrambi (con la stessa querela abbiamo querelato anche ignoti occupanti dell’immobile e alte persone coinvolte).

Non si sa ancora se la Miano abbia partecipato nell’occupazione della nostra abitazione familiare con lo scopo preciso di attuare il reato di sequestro/sottrazione dei nostri figli, alcune indagini delle Autirità Giudiziarie confermano questa idea, però non si sa ancora nulla di definitivo.
Dopo l’occupazione della nostra abitazione la Miano non solo ha negato l’acceso ai serivizi ma ha anche compiuto una serie di reati con lo scopo di diventare illegalmente l’affidataria dei nostri figli minori, arrivando a compiere il reato di concussione/corruzione dei giudici del tribunale dei minori di Genova con lo scopo di ottenere decreti illegali ed irregolari senza un processo previsto dalla legge e senza un’accusa contro la nostra famiglia.
La Miano di fatto non conosceva la mia famiglia, la “conoscenza” si limitava dell’appuntamento del 15/10/2001 di 3-5 minuti nell’arco delle quali la stessa si era occupata di mandarci via dal proprio ufficio, non sapeva dove abitavamo e come, però ha mandato al tribunale dei minori delle lettere, indicando il falso ideologico più disparato. Per esempio nel mese agosto 2002 la Miano ha inviato una lettera-relazione alla giudice Dr.ssa Tondina, mentendo in ogni frase, presentandomi come una donna non sposata la cui vivrebbe in un istituto e non in una tenda in unità familiare con il marito e figli, la cui prenderebbe psicofarmaci per lenire dolori dentarie e la cui avrebbe avuto qualche “approccio” con quache ignoto per “iniziare le cure psichiatriche” e le figli di la cui avrebbero “assunto il ruolo genitoriale nei suoi confronti”, e il convivente di la cui vorebbe “scaricare” (gergo usato dalla Miano) sia lei sia i figli e avrebbe raccontato a qualcuno “parecchie bugie” (copia della lettera già consegnata al giudice di primo grado sull’udienza del 28/03/2008). Dr.ssa Tondina ha respinto questa lettera-relazione, come avrebbe fatto ogni persona mentalmente sana vedendo un testo delirante non accompagnato dalle prove e descrizioni, in seguito di che la Miano con altri complici si sono rivolti privatamente alla giudice Miniotti Cinzia, chidendo delle “cortesie” nella sede privata e ricevendo promesse verbali dalla giudice di violare la legge e di danneggiare la mia famiglia.
Interrogata, la complice della Miano l’assitente sociale Luisella Vespa ha descritto così la situazione: “Per una maggiore tutela dei bambini ci siamo rivolti, tramite la Caritas, che ha inviato una nota al comune di Sesta Godano, al tribunale per i minorenni nella persona della Dr.ssa Miniotti, affinché intervenisse. L’autorità giudiziaria ha riscontrato l’esistenza delle problematiche da noi individuate, anticipando verbalmente l’adozione in breve di un provvedimento in merito” (interrogazione del 10/04/2003 presso il commmissariato di Chiavari). La frase attesta l’assenza di una regolare relazione o di un ricorso da parte delle assistenti sociali e le promesse private da parte della giudice di emettere un provvedimento senza un processo e senza controllo della verità del dichiarato dalle assistenti sociali, solo in base delle richieste private, il che si era realizzato nella citazione con il difetto di nullità a me notificata il 21/01/2003 con l’invito di presentarsi il 18/02/2003. Visto che la giudice Miniotti ha emesso solo una citazione irregolare sul posto di un decreto di affidamento promesso verbalmente si può concludere che la giudice aveva dei dubbi sul contro della Miano e della Vespa (entrambe non laureate mentre il D.M. del 23/07/93 prevede la laurea).
Il 18/03/2003 ho chiesto il rinnovo della citazione ai sensi degli artt. 163-164 C.P.C. e art. 336 C.C., inoltre avevo dpositato un ricorso da parte della mia famgilia con richiesta di provvedere nei confronti dei reati delle assistenti sociali fino quel momento conosciute con lo scopo di tutela degli interessi dei minori nella situazione di vita in una tenda sulla spiaggia. La citazione non è stata rinnovata fino ad oggi e in base del mio ricorso non è stata mai fissata un udienza, però anche le richieste della Miano non sono state sodisfatte: la giudice ha semplicemente omesso di adempiere ai doveri previsti dalla legge e di accontentare richieste private della Miano.
Dopo l’insuccesso con la giudice Miniotti la Miano ha trovato complici nuovi, tra cui la Dr.ssa Giannina Roatta vice qeustore di Chiavari, la cui il 5/09/2003 ha inviato al tribunale dei minori una lettera chiedendo di emettere senza processo un decreto contro la mia famiglia, indicando perfino il testo desiderato (forse ci sono state anche gli altri tentatici di concussione dei giudici, però non possiedo le prove). La Roatta è l’unica persona laureata partecipe del reato, quindi la presidente del tribunale Annamaria Faganelli rispondeva sulle richieste emettendo illegalmente il 6/06/2003 un decreto N.1196 di affidamento di miei figli ad un affidatario anonimo e ordinando la loro detenzione in una struttura protetta (carcere occulto) segreta: “Vista la segnalazione dei servizio sociale realtiva ai minori Babenko Andrei e Babenko Valentina, elevata l’impossiblità di inserimento in struttura con la madre, P.Q.M. conferma affidamento dei minori al comune e dispone il loro inserimento in idonea struttura, anche con l’ausilio della forza pubblica”. Il testo non corrisponde al richiesto dalla Roatta, però permetre la tratta di miei figli e abusi su di loro. E’ esplicito che sono stati violati artt. 163-164 C.P.C., art. 336 C.C., art. 1-5 L. 149/2001 – il decreto è emesso in base della citazione con il difetto di nullità, senza un processo e senza adempiere notramtive processuali. Come si vede i giudici non sapevano neanche i nomi di miei figli, infatti sulla relata di notifica avevo sottolienato che i nomi dei bambini non corrispondono.
Il 30/06/2003 il decreto mi è stato norificato e i miei figli sono stati immediatamente arrestati dagli agenti di Polizia e portati in un carcere di Como con le modalità disumane (furgone blindato di ferro con le sbarre), in seguito, poche ore dopo, quando a loro è stato spiegato che il decreto è illegale, irregolare e non ha efficaccia legale e non può essere eseguito, gli agenti di Polizia si sono impegnati a liberare i bambini il giorno seguente e di restituirli nello stesso posto dove era avvenuto l’arresto illegale. Alla mia insaputa è stata incaricata la Miano a prendere i bambini in posto di detenzione e portarli sul posto della consegna (mi è stato detto che sarebbe stata “un’assistente sociale di Genova”). Il giorno seguente il 1/07/2003, l’assistente sociale Miano con le sue colleghe-dipendenti Fiorella Corso e Gargano Paola (testimoni del processo) hanno preso i bambini dal posto di detenzione a Como, sono venuti in ufficio di Polizia e hanno omesso di consegnarmeli, ingannando gli agenti di Polizia e compiendo di fatto i reati dolosi e consapevoli di sequestro di minori e di sottrazione di minori. La Miano con uso della furbizia ha anche preso documenti personali miei e di miei figli dagli agenti di Polizia e li ha rubati. La dinamica di questo evento non è ancora del tutto chiara in quanto io e il mio ex marito ci trovavamo davanti alla porta dell’ingresso dell’ufficio di Polizia, i nostri figli ci hanno visto dalle finestre di un furgone con dei vetri specchiati unidirezionali nel quale erano stati trasportati dalla Miano e i suoi complici. Quando bambini ci hanno visto hanno cominciato ad urlare “papà, mamma” e tre donne hanno aumentato il volume dello stereo per evitare che qulcuno sentisse le urla dei bambini e li hanno picchiato, obbligando di stare zitti, dicendo: “Siete bambini così cattivi che i vostri genitori non vi vogliono, state zitti, capite stronzi, pezzi di merda?”.
Il 21/07/2003 il tribunale dei minori ha indicato ufficialmente la Miano come affidataria tramite un nuovo decreto irregolare emesso senza processo, prima la donna e il sindaco del comune di Sesta Godano tale Traversone Giorgio hanno negato qualsiasi coinvolgimento loro nel caso di sequestro dei minori, mentendo spudoratamente e compiendo dolosamente e volontariamente reati in danno ai minori e alla mia famiglia, sfruttando il fatto che sul decreto N.1196 l’affidatario non si indica. Il fatto che il reato di sequestro del 1/07/2003 è stato compiuto dalle Miano, Corso e Gargano è stato scoperto solo anni dopo, in quanto i bambini non erano riusciti a spiegarlo.
Il secondo e l’ultimo decrerto emsso senza processo è il decreto N. 1545 del 21/07/2003 notificato il 23/07/2003. Il decreto prevede la mia immediata presenza in posto di detenzione dei figli e impone all’assitente sociale Miano di organizzare la partenza dei bambini in esilio fuori Italia (in violazione della libertà di circolazione). Il 24/07/2003 mi sono presentata sull’indicazione della giudice Besio nell’ufficio della Miano e avevo trovato la donna nello stato psicofisico alterato a bere il Kognak. La Miano si era rifiutata di collaborare con giudici del tribunale dei minori, si era rifiutata si osservare il decreto N.1545 e di organizzare la partenza dei bambini in esilio, ha minacciato di uccidere bambini e ha chiesto il denaro – 300 000 mila euro per poter rivedere bambini, tutto ciò urlando istericamente e coprendo degli insulti me e i giudici del tribunale dei minori. “L’appuntamento” è durato pochi attimi, la Miano ha tentato di picchiarmi (sperando forse di inziare una rissa e dopo accusare me) e io mi sono salvata uscendo velocemente nel corridoio per avere come testimoni il personale comunale e visitatori. Il sindaco del comune di Brugnato si era reso disponibile per trattare con la Miano, però anche lui non era riuscito a convincere la donna di osservare le disposizioni dei giudici. L’ho querelata immediatamente ai carabinieri e dopo il 24/07/2003 al giorno della consegna non ho avuto alcun tipo di contatto con lei. Preciso che ho impugnato il decreto irregolare e del contenuto delirante N.1545 il 26/07/2003 e fino ad oggi sono in attesa di fissazione dell’udienza sulla questione. Si precisa anche che la Miano non si era mai attivata per organizzare la partenza dei bambini in esilio.

La Miano era consapevole di compiere i reati di sottrazione e di sequestro dei minori, in quanto il fatto che il decreto del tribunale dei minori non aveva efficaccia legale, in quanto frutto del reato e a causa di nullità della citazione e imputazione, le è stato spiegato anche pubblicamente tramite mass-media e dal ministero della Giustizia. La donna tratteneva bambini essendo consapevole di non essere affidataria, essendo consapevole di violare le leggi e di compiere reati.
Dopo il rifuto della Miano di collaborare con il tribunale dei minori erano partite le trattative private per la liberazione dei bambini con la Annamaria Faganelli, la cui alla fine ha fissato la consegna per il 10/08/2003 sulla piazza della Vittoria di Genova, alle 17.55 - cinque minuti prima della partenza di alcuni pullman, senza rilasciare un documento scritto di conferma. Da me è stato chiesto di partire immediatamente dal posto della consegna con uno dei pullman e di non portare con me alcun medico-pediatra per una visita immediata. Io pensavo che i figli mi sarebbero stati consegnati dalla Fagannelli, però la stessa alla mia insaputa ha incaricato la Miano e le sue colleghe-compagne Corso e Gargano, le cui hanno attuato il reato di sequesto-sottrazione dei minori il 1/07/2003, di portare i bambini sul posto della consegna, di che io non sono stata avvisata e aspettavo la Faganelli e non qualcun altro. Io non credevo nella consegna dei bambini in quanto non mi è stato dato alcun documento scritto attestante la promessa della consegna.

Il 10/08/2003 La Miano con sue dipendenti hanno portato i bambini fino al posto della consegna e li hanno abbandonati da soli in mezzo alla gente presente (passeggeri dei pullman, clienti dei bar, passanti, curiosi venuti a vedere la consegna in seguito degli annunci del mass media…) sfruttando una fortissima confusione e il movimento caotico della gente e la presenza di più pullman in più file e la possibilità di nascondersi in mezzo agli stessi, non si erano avvicinati né a me né a nessuno di miei familiari e non hanno chiesto la firma della consegna avvenuta. Nessuno sapeva che loro erano assistente sociale e sue dipendenti, io e mio ex mairito non potevamo riconscere la Miano a causa di scarsità di contatti precedenti e viceversa e non sapevamo del tutto chi erano Corso e Gargano, qualcuno che li aveva visto arrivare dal lato della piazza della Vittoria ha pensato che fossero agenti della Polizia e addirittura salvatrici dei bambini. La consegna è avvenuta come previsto alle 17.55 – velocemente e senza impedimenti strani, alle 18.00 ero partito coi figli, familiari e amici dei figli con uno dei pullman. Mio ex marito era rimasto sul posto anche per avere qualche decreto del tribunale dei minori di avvenuta consegna o qualche altro documento attestante la consegna, per capire chi aveva portato bambini.
Nell’arco dell’udienza del 27/03/2008 è stato chiarito che le Corso e Gargano erano arrivate prima sul posto e si trovavano dietro a me e mio ex marito nel momento della consegna (direzione opposta da dove sono arrivati bambini), il che si attesta dalle foto portate dal testimone Asciano. Le foto attestano chiaramente che la Miano non si era vicino alla mia famiglia nel momento della consegna e che le donne erano arrivato nei momenti diversi sul posto della consegna sfruttando la presenza di più bus parcheggiati in più file.
Come si vede dal verbale dei Carabinieri - la Miano aveva chiamato Carabinieri alle 17.50 - prima della consegna dei bambini, forse volendo impedire una normale consegna creando casino visto che sul posto già si trovavano sia carabinieri sia agenti polizia in borghese, Carabinieri chiamati dalla Miano erano arrivati sul posto dopo la consegna dei bambini alle 18.15 circa, quando quasi tutti erano andati via dal posto ed io era già partita con tanto di figli, amici e parenti. I testimoni hanno raccontato che dal momento dell’arrivo dei carabinieri la Miano ha urlato a voce alta di essere un assistente sociale e ha indicato con il dito alcune persone rimanenti ancora sul posto e ha chiesto ai Carabinieri di identificarli. Inzialmente la Miano ha aggredito solo giornalisti, chiedendo i Carabinieri di obbligarli a non scrivere gli articoli, infatti il giorno dopo i giornali hanno riferito: “Pochi minuti peraltro movimentati da un’assistente sociale che ha richiesto l’intervento dei carabinieri supponendo di dovere essere tutelata anche dalla penna e dall’obiettivo dei cronisti genovesi, impegnati nell’esclusivo esercizio del diritto di cronaca, ma ad ogni buon conto, minacciati di querela e per questa ragione identificati dai militari” (il “Secolo” di Genova). Il testimone Sig. Gennaro Asciano ha testimoniato che la Gargano l’aveva investito chiedendo di non fotografare. Il che attesta che inzialmente la Miano non aveva nulla contro di me ma aveva dei sentimenti aggressivi solo verso giornalisti e persone con le macchine fotografiche. Non si può escludere che la Miano ha scambiato la Sig.ra Anna Abruzzo con me e l’aveva indicato ai Carabinieri essendo sicura che fossi io – la Miano non era ingrado di riconsecrmi il 10/08/2003 a causa di scarsità di contatti precedenti e io non ero in grado di riconoscere lei (il 29/05/2003, un po’ di tempo prima, la Miano ha aggredito una donna colpendola con una puntura con dei farmaci paralizzanti essendo sicura che fossi io – il fatto attesta che la Miano non era in grado di riconoscermi). C’è da sottolienare che la consegna è avvenuta tranquillamente e che io non sono stata indicata dalla Miano ai Carabinieri e non sono stata identificata dai Carabinieri, il che attesta che non facevo la parte del gruppo delle persone accusate uguale come la mia madre e altri parenti. Preciso anche che nel momento di consegna non esistevano gruppi di persone in quanto il posto pattutito per la consegna (fermata dei pullman) era troppo ampio (marciapiede lungo circa 30-50 metri) con un forte passaggio della gente e non si sapeva dalla quale direzione sarebbero arrivati bambini, per questo tutte le persone e tutti i miei familiari si spostavano in maniera caotica cercando di non perdere l’arrivo dei bambini. Il fatto di confusione e caos è stato confermato da tutte le persone sentite.
I Carabinieri hanno trattenuto le persone indicate dalla Miano per circa 1,5 – 2 ore. Il giorno seguente la Miano e le sue dipendenti hanno sporto una querela, calunniando le persone indicate da loro ai Carabinieri e identificate e me, che non sono stata identificata, mentendo spudoratamente e dolosamente ai Carabinieri di Borghetto di Vara che sarei stata identificata anche io. Dopo un po’ di tempo le Corso e Gargano hanno ritirato la querela, attestando con questo che calunniavano le persone innocenti.
La Miano e le sue dipendenti si trovavano nello stato della rabbia e ira (termini usati dalla Miano) per il fatto di dover restituire i bambini da loro sequestrati/sottratti tramite fatica di una serie di reati gravissimi – loro perdevano il frutto del reato, è stato questo il motivo per il quale hanno deciso di calunniare le persone presenti sul posto della consegna nel momento dell’arrivo dei Carabinieri e me.


ANALISI DEL TESTO DELLA SENTENZA DI APPELLO

1. Omissione di indicare nella parte introduttiva del mio statuto senza fissa dimora con l’indicazione dei motivi e dei responsabili di uno tale stato
Già nella parte introdutiva si omette di indicare che sono senza tetto e senza fissa dimora a causa di rifiuto della mia controparte – assistente sociale Miano di darmi accesso ai servizi dello Stato per le famiglie nelle situazioni di emergenza e vittime della criminalità (la mia abitazione familiare è occupata da un gruppo di criminali armati tramite reato violento di violazione di domicilio, tutti i beni e documenti personali di trovano in loro possesso). Il comune di Sesta Godano ha cancellato la residenza alla mia famiglia tramite reato di abuso d’ufficio, omettendo di effettuare gli accertamenti previsti dalla legge, in seguito di che la mia famiglia attualmente è una famiglia-fantasma senza fissa dimora sul territorio del comune di Sesta Godano.
Preciso anche che in situazione pregiudizievole si trovano anche due minori miei figli e il mio ex marito ex coimputato nello stesso processo già assolto Sig. Mercier Antonio Alberto (cittadino italiano) ha avuto perfino la paralisi in seguito del rifiuto della controparte di adempiere i propri doveri e di fornire accesso ai servizi dello Stato e all’alloggio d’urgenza (artt. 3, 16, 28, art. 22 comma 2, 4 L. 328/2000, D.L. 130/2000).

2. Indicazione del falso ideologico che la Miano sarebbe l’affidataria di miei figli
La Miano ha mentito dolosamente di essere l’affidataria di miei figli essendo consapevole di non esserlo. Non esiste alcun decreto del tribunale dei minori nei confronti della mia famiglia avente l’efficacia legale – il che può essere verificato tramite controllo negli atti del tribunale dei minori delle trasmissioni dei decreti per notifiche, relate di notifica e impugnazioni. Inoltre in quanto non è stata rinnovata la citazione avente il difetto di nullità qualsiasi decreto emesso irregolarmente è nullo. Nel 2003 la Miano ha compiuto reati di abuso d’ufficio, arresto illegale dei minori, sottrazione dei minori e sequestro dei minori tramite esecuzione di un decreto irregolare, illegale e non avente efficacia legale. Il fatto che la Miano non ha mai adempiuto doveri dell’affidatario può essere verificato negli atti del comune di Sesta Godano per assenza del progetto d’assistenza previsto per minori in affidamento e per omessa organizzazione dei contatti dei minori detenuti in un istituto segreto coi genitori, parenti e persone significative (L. 149/2001 art. 4-5), inoltre la Miano ha omesso di querelare i giudici che hanno emesso decreto irregolare e non confrome ai requisiti previsti dalla legge, compiendo il reato di omissione della querela.

3. Discriminazione nei miei confronti nell’indicazione delle conclusioni, omissione di descrive le conclusioni del mio ex avvocato - art. 546 comma 1 lett. D C.P.P.
Come si vede dal testo della sentenza alle mie conclusioni si dedicano solo 5 righe mentre le conclusioni di sig. Pino Moro sono di 18 righe e quelli di Sig.ra Anna Abruzzo sono di 20 righe il che è una esplicita discriminazione e trattamento non pari. Il giudice ha indicato il falso che il mio avvocato avrebbe chiesto solo il contenimento della pena entro minimi editoriali e riduzione nel pagare i danni alla controparte mentre dalla prima pagina del ricorso dell’avvocato si vede la richiesta di ASSOLUZIONE PER NON AVER COMMESSO IL FATTO.
Non c’e un accenno ai due testimoni da me indicati e sentiti, i cui hanno esplicitamente e chiaramente testimoniato che io non avevo insultato nessuno e non ero agitata come falsamente asserito la Miano. Tutti i due testi testimoniavano che la situazione sul posto della consegna dei bambini non era tesa, che non esisteva né una marea di persone coi cartelli né una sola donna con un cartello, che la situazione sembrava essere una festa per arrivo dei bambini, che sul posto era uno forte confusione a causa di via-vai della gente tra cui passeggeri dei pullman che salivano e scendevano, che la situazione si era deteriorata solo dopo l’arrivo dei Carabinieri dopo che la Miano ha indicato le persone (con un dito puntato), che la Miano era aggressiva contro giornalisti e persone con le macchine fotografiche in quanto voleva impedire ai giornalsiti di svolgere il dovere e il diritto di cronaca.
Non c’è un accenno che il mio terzo testimone non è stato sentito in quanto ritenuto “sovrabbondante” a causa della testimonianza esaurente di primi due, che lo stesso ha aspettato 5 ore davanti all’aula e ha perso la giornata di lavoro essendo venuto da Torino.
Non c’è un accenno che il Carabiniere testimoniava che io non sono stata identicata, e che quindi non appartenvo al gruppo di persone accusate dalla Miano, e che lo stesso non mi ha mai visto, mentre la Miano affermava che le persone che l’avrebbero insultato sono state tutte identificate – il che attesta che io non insultavo. Non c’è un accenno sul fatto che il Carabiniere non aveva visto né marea di persone coi cartelli né una donna sola con un cartello a differenza dalla Miano e sue dipendenti.
Non c’è un accenno sul fatto che due testimoni a carico – dipendenti della Miano – testimoniavano di non ricordare se io avevo detto qualcosa, mentre dalle foto si vede che nel momento di consegna entrambe si trovavano dietro alle mie spalle e hanno visto e sentito tutto detto da me in quanto mi trovavo proprio davanti a loro e dovevano riferire che hanno sentito parlare in una lingua a loro sconosciuta in quanto io non sono italiana e parlo con figli e parenti in mia lingiua nativa, il che doveva creare dubbi sulla loro affidabilità testimoniale.
Non c’è un accenno sul fatto che sulle foto presentate dal mio testimone si vede che la Miano non era vicino alla mia famiglia e che la tessa non era insieme con le sue dipendenti, ma da qualche altra parte, e che quindi le stesse non erano arrivate contemporaneamente sul posto della consegna ed erano arrivate insieme solo fino alle file dei pullman e in mezzo dei pullman si erano divise.
Non c’è un acceno sul fatto che pare che la Miano non si trovava sul posto nel momento della consegna, in quanto ha dichiarato che io avevo preso la bambina per la mano mentre in realtà la bambina mi era saltata in braccia e la baciavo e accarezzavo, il che si attesta dalle foto. Se la Miano fosse presente lei avrebbe visto che bambini ci erano saltati in braccio.
Non si elencano reati compiuti dalla Miano contro la mia famiglia dal 2001 (per i quali le Autorità Estoni ancora attendono un resoconto dalle Autorità Italiane) e la sua abitudine a mentire, non si indica che la stessa aveva steso delle relazioni sulla mia famiglia senza avere contatti con noi e senza sapere dove e come viviamo e perfino i nostri nomi. Non si indica che la Miano ha mentito spudorataemnte di essere stata affidataria di miei figli mentre non esisteva e non esiste alcun decreto del tribunale dei minori avente efficaccia legale e emesso regolarmente e la stessa non è mai stata affidataria e non ha mia adempiuto doveri dell’affidatario previsti dalla legge (art.1-5 L.149/2001).
Non c’è un accenno alle contraddizoni nel racconto della Miano e nella testimonianza delle sue colleghe e al fatto che la Miano non ricordava il capo di imputazione e le frasi i quali avrei ipoteticamente detto, non riuscendo a rispondere sulla domanda del p.m..
I miei testimoni si indicano nel reparto dedicato alla Sig.ra Abruzzo. Mente per altri due miei coimputati si descrive la situazione e la loro versione dei fatti tale descrizione è assente per me.

4. Fallimento delle trattative per remissione della querela: nella sentenza non si indica che la Miano si era rifiutata di ritirare la querela in quanto pretendeva il denaro e le lettere delle scuse in cambio, mentre la legge prevede che il rituro della querela deve essere incondizionato – art. 152 comma 4 C.P.: “la remissione della querela non può essere sottoposta sotto termini o condizioni”. In particolare la Miano sa che la mia famiglia è di atto senza tetto e senza fissa dimora con due figli minori e che il mio ex marito (cittadino italiano) ha avuto la paralisi in seguito alle condizioni di vita disumane sulla strada e iò rifiuto dell’accesso agli servizi previsti dalla legge da parte della Miano stessa. Estorsione del denaro dalla mia famiglia da parte di un’assitente sociale, la cui ha già causato tanti danni, attesta il tipo di personalità dell’assistente sociale e mancato adempimento agli obblighi di un assistente sociale. Sulla sentenza non si indica che il giudice non aveva invitato la Miano al ritiro della querela incondizionato e che io ero disponibile al ritiro con le modalità previste dalla legge, cioò senza dover pagare una specie di “pizzo” in cambio e fare lettere delle scuse per reato mai compiuto.

5. Uso delle affermazioni non provate nel dibattimento e non vere (viol. art. 526 e 507 C.P.P)
Ospitaliata/detenzione dei bambini in istituto di Bonassola - Sulla sentenza si indica che i miei figli sarebbero stati ospitati all’istituto di Bonassola mentre non è stato fornito alcun tipo di prova ad una tale affermazione, i bambini stessi affermano di essere stati in Nord Italia nei monti, dove si parlava tedesco, presso case di detenzione circondante dai fili spinati e con letti di tortura particolari (le persone/bambini nudi si legavano al letto e per fare bisogni fisiologici nei letti c’erano dei buchi a livello di organi di escrezione). Non si sa ancora dove sono stati tenuti bambini nel periodo di sequestro in quanto le Autorità Giudiziari italiane non hanno ancora fornito alcun tipo di resoconto alle Autorità Estoni e non è stato fatto ancora il processo.
Accordi per la consegna dei bambini - Sulla sentenza si indica che esisterebbero gli accordi (senza spiegare tra chi e senza indicare le prove) per la consegna dei bambini: che sul posto della consegna dovevano essere presenti solo io ed il console estone. Il giudice ha omesso di indicare qualsiasi tipo di prova a sostegno di questa idea, il che è un falso. La Annamaria Faganelli (ex presidente del tribunale dei minori di Genova) nell’arco della trattativa privata per la liberazione dei minori aveva fissato la consegna dei bambini a me, al mio ex marito e ai miei familiari in un posto pubblico e turistico di forte passaggio (piazza della Vittoria di Genova) perché lei voleva un posto pubblico e pieno di gente, nulla le impediva di effettuare la consegna dei bambini presso il tribunale dei minori o presso qualche altro ufficio in maniera riservata in presenza delle persone prescelte. Inizialmente la Faganelli aveva anche promesso ai giornalisti, i cui seguivano il caso dal primo momento di sequestro dei bambini, di fare un discorso speciale nel momento della consegna dei bambini. Io avevo sottolineanto sull’udienza che non esiste un documento scritto attestante la promessa di consegna dei bambini, e tanto meno le condizioni di consegna, in quanto le trattative per la liberazione erano private tra me e la Faganelli e non esisteva alcun processo regolato dalla legge. Ho indicato anche che il fatto può essere verificato tramite richiesta degli atti dal tribunale dei minori, in particolare degli atti di trasmissione dei decreti per la notifica alla mia famiglia e di relate di notifica ai sensi dell’art. 507 C.P.P. (ammissione di nuove prove). Senza assumere queste nuove prove e senza verificare il fatto il giudice non poteva indicare sulla sentenza proprie fantasie non corrispondenti alla verità. Neanche la stessa Miano sull’udienza del 27/03/2008 aveva detto che sul posto dovevano essere presenti soli io ed il console – il giudice ha inventato il fatto personalmente non basandosi sui verbali dell’udienza, guidato dall’odio razziale nei miei confronti.
Cartelli di protesta – la “piccola folla” non aveva cartelli di protesta, il che è stato confermato anche dal Carabiniere il cui è un testimone del tutto imparziale ed affidabile. Cartelli sono stati “visti” solo Miano, un cartello solo è stato “visto” dalle Corso e Gargano – colleghe della Miano, caso strano il giudice e i p.m. non le hanno chiesto cosa era scritto su questi presunti cartelli – sarebbe stata una bella possibilità per svelare le menzogne e il falso mettendo le risposte a confronto. Su nessuna delle foto presentate in qualità delle prove si vedano cartelli, nessuno degli imputati e miei testimoni ha visto cartelli. L’affermazione sui cartelli di protesta è una fantasia personale dei giudice, il dibattimento ha fatto evidenziare che cartelli non esistevano e che esisteva perfino la contraddizione tra la Miano e le sue dipendenti: “marea di cartelli” contro “un cartello”. Sull’udienza del 28/03/2008 avevo specificato al giudice che esiste la possibilità di assunzione della nuova prova dalla Questura di Genova (che si trova proprio davanti al posto della consegna e dalle finestre della Questura c’è la vista sulla piazza della Vittoria): se il 10/08/2003 fosse esistito qualsiasi tipo di manifestazione non autorizzata dalla Questura sotto le finestre della stressa Questura l’intervento sarebbe stato immediato con conseguente identificazione dei manifestanti da parte degli agenti. Può essere fatta una richiesta alla Questura di Genova per sapere se esistevano o meno le richieste per manifestazione sulla piazza Vittoria per la giornata del 10/08/2003 e/o se si sono stati interventi contro manifestazioni abusive. Il giudice aveva il dovere di indicare nel testo della sentenza il contrasto tra la Miano e le sue testimoni sulla quantità dei cartelli e il fatto che nessun altro ha visto cartelli, in primis il Carabiniere.
Quntità di giornalisti – il giornalista non era uno solo e il fotografo non era uno solo: nel verbale dei Carabinieri si indica un altro giornalista identificato, quindi erano due giornalisti identificati più quelli non identificati. Nel momento di consegna sul posto erano presenti tanti giornalisti, tra cui svizzeri, estoni e russi. Io stessa aveva rilasciato interviste in lungua inglese, francese, estone e russo prima della consegna, però tra gli identificati non ci sono cittadini stranieri. Era il dovere di pubblico ministero che svolgeva le indagini di definire chi era presente sul posto, i Carabinieri hanno identificato solo le persone indicate dalla Miano e le sue colleghe, altri giornalisti, Gargano Paola – dipendente e testimone della Miano, io e i miei familiari, amici di miei figli con loro genitori, rappresentanti dei ministeri italiani e il console estone non siamo stati identificati.
Conoscenza con la Miano – sulla sentenza si indica che la Miano “conosceva” solo me delle persone presenti il che è falso in quanto “conosceva” anche il mio ex marito (già assolto). Inoltre questa “conoscenza” era tale da non permettere il riconoscimento reciproco. La Miano ha visto me per complessivi 15 minuti scarsi in tre occasioni precedenti, senza stabilire un rapporto, e ha visto il mio ex marito per scarsi 10 minuti in due occasioni. Il 29/05/2003 – due mesi prima della consegna dei bambini - la Miano ha organizazato un’aggressione su di me e ha colpito un’altra donna sul posto mio in quanto non mi conosceva a sufficienza e ha sbagliato la persona. La Miano non poteva conoscerci senza avere fissato appuntamenti e senza avere effettuato la visita domiciliare e lo studio economico-sociale della mia famiglia – senza avere contatti con noi. Il fatto di assenza dei contatti in seguito all’istanza presentata dalla mia famiglia il 15/10/2001 può essere verificato presso gli atti del comune di Sesta Godano – non esistono le lettere con l’invito su un appuntamento, con la fissazione della data per la visita domiciliare, per lo studio della situazione e/o altro. Sull’udienza è stata presentato il fatto che in seguito al rifiuto della Miano di adempiere i propri doveri previsti dalle leggi la mia famiglia con due bambini piccoli era rimasta per strada senza avere accesso ad un alloggio d’urgenza (previsto dalla L. 328/2000), in risultato della vita per strada e un colpo di freddo il mio ex marito ha avuto la paralisi. Sull’udienza avevo sottolineato che la Miano attuava il reato di sequestro/sottrazione di nostri figli senza neanche sapere nomi di nostri figli e del mio ex marito e ho presentato una lettera a firma della Miano dell’agosto 2002 dove si indicano nomi sbagliati, il che attesta l’assenza dei contatti e della conoscenza.
Preciso che la Miano non mi aveva riconosciuto neanche il 27/03/2008 – attendendo l’inizio dell’udienza si era accomodata con le Corso e Gargano vicino a ha capito che ero io solo quando era arrivato il mio ex avvocato e ha detto “Buon giorno signora Babenko” .
C’ da precisare che la Miano ha visto le persone da lei accusate il 10/08/2003 per circa 1,5 – 2 ore, sull’udienza del 27/03/2008 la Miano ha affermato di non ricordare la sig.ra Abruzzo e altre persone identificate dopo avere passato in loro compagnia 1,5- 2 ore – come poteva la Miano ricordare me dopo avermi visto per 15 minuti scarsi in tre momenti precedenti (in quali violava la legge) e senza stabilire un rapporto di sempilice dialogo?
Sull’udienza del 28/03/2008 da me è stato esplicitamente presentato il fatto di inesistenza dei contatti tra la Miano e la mia famiglia a causa di rifiuto della stessa di adempiere propri doveri e di fissare un appuntamento alla mia famgilia in seguito all’istanza presentata il 15/10/2001, il che poteva essere verificato tramite assunzione di nuova prova ai sensi dell’art. 507 C.P.P. tramite ispezione degli atti del comune di Sesta Godano (un assistente sociale ha il dovere di effettuare lo studio economico delle famiglie richiedenti, studio sociale, studio della situazione, compilare le schede prestampate, creare un diario degli eventi, preparare un progetto d’assistenza con l’offerta più vie di risoluzione possibili, inviare le lettere con l’inviti sugli appuntamenti e con la fissazione della visita domiciliare). Il 1/04/2008 ho inviato al comune di Sesta Godano la richiesta degli atti ai sensi dell’art. 391quater C.P.P. con la richiesta di inviare gli atti al giudice di pace entro il 14/05/2008, il comune si era rifutato compiendo il reato dell’art.328 C.P..
Nel testo della sentenza doveva essere indicato che non sono state intraprese le indagini per verificare il grado della “conoscenza” tra me e la Miano, la Miano non è stata sottoposta all’esame anche se io avevo presentato l’elenco delle domande da fare utili per chiarire la verità dei fatti, e il comune di Sesta Godano si era rifiutato di fornire gli atti richiesti relativi al lavoro svolo dalla Miano compiendo il reato di rifiuto di atti d’ufficio, non sono state amesse nuove prove ai sensi dell’art. 507 C.P.. Doveva essere indicata la mia dichiarazione che dopo avere visto la Miano in tre occasioni per il tempo sommario circa di 15 minuti io non ero in grado di riconoscerla il 10/08/2003, che la Miano ha dichairato di non ricordare le persone identificate dopo avere passato con loro 1,5-2 ore e ha dichiarato di “conoscere” me dopo avermi visto solo 15 scarsi minuti totali in tre occasioni diverse molto brevi, il fatto che sembrava che il 10/08/2003 la Miano ha accusato la sig.ra Abruzzo perché pensava che fossi io. Il fatto che sulla sentenza è stata trascritta la versione comoda e favoreggiante per la Miano in assenza di qualsiasi tipo di verifica e i fatti scomodi per la Miano non sono stati indicati attesta una pesante discriminazione nei miei confronti e un trattamento non pari con un forte favoreggiamento alla Miano.
Motivi che hanno condotto la mia famiglia a rivolgere dalla Miano – sulla sentenza si indica falsamente che io mi sarei rivolta dalla Miano per motivi economici, il che è falso. La mia famiglia, in primis il mio ex marito – cittadino italiano, si era rivolto alla Miano in seguito all’occupazione della nostra abitazione familiare dai criminali e furto di tutti i beni e documenti personali, il problema era lo stato dei senza tetto e perdità di tutti i beni e documenti e non motivi economici, i quali erano arrivati dopo mezz’anno di vita sulla strada a causa di rifiuto della Miano di adempiere propri doveri istituzionali e di provvedere in corrispondenza con quanto previsto dalla legge 328/2000 e dalle altri leggi.
Inesistenza di persone “une assiepate vicino alle altre” sul posto nel momento di consegna dei bambini – il posto di consegna è un posto di passaggio e di arrivo/partenza dei bus nel centro turistico-storico di Genova: piazza della Vittoria. Tutte le persone sentite hanno detto che sussisteva una forte confuzione, il che vuol dire che grande quantità della gente si spostava e nessuno capiva niente. La lungezza della “fermata” – posto della consegna - è di 30-50 metri. Non si sapeva dalla quale direzione sarebbero arrivati i bambini e tutte le persone venute a vedere consegna si spostavano su questo spazio avanti-dietro cercando di capire qualcosa e di non perdere l’arrivo dei bambini. Delle persone identificate io conoscevo di vista sig. Moro, sig.ra Abruzzo e sig. Bracco, in quanto mi hanno conosciuto in seguito ai reportage Tv quando facevo lo sciopero della fame per obbligare i giudici del tribunale dei minori di osservare la legge e di liberare i miei figli dalla detenzione carceraria illegale in un carcere segreto, tra cui i primi due erano arrivati sul posto dopo la consegna, non conoscevo altre persone identificate e quindi non potevo “assieparmi” con loro. Non conoscevo il console estone e altre persone. Quelli che conoscevo: la mia madre, il mio padre, il mio ex marito, altri parenti, genitori dei compagni scolastici del mio figlio – erano tutti in movimento sullo spazio previsto per la consegna ed erano tutti partiti con me alle 18.00 dopo la consegna avvenuta alle 17.55 (tranne mio ex marito chi era rimasto sul posto anche per firmare l’atto di consegna avvenuta e per avere qualche documento del tribunale dei minori). Io stessa e il mio ex marito non eravamo “assiepati” con nessuno, neanche con nostri parenti – in quanto dovevamo coprire tutto lo spazio della ampia fermata e guardare bene per non perdere la consegna dei bambini: il consegnatario avrebbe potuto ritirarsi con la scusa di non averci trovato e la consegna sarebbe fallità proprio a causa della confusione del posto di forte passaggio.
Nell’arco di dibattimento non è stato provato il fatto della presenza di “une persone assiepate vicino alle altre” prima e durante la consegna dei bambini, ma solo il fatto di confusione. Il gruppo si era creato dopo la consegna dei bambini e forse solo con l’arrivo dei Carabinieri ed era composto solo dalle persone indicate dalla Miano e identificate dai Carabinieri – il fatto non è stato approffondito nell’arco di dibattimento.
Definizione della situazione come tesa – rappresenta un’espressione dei sentimenti della Miano la quale non corrisponde alla realtà dei fatti in quanto l’unica persona nello stato di tensione era proprio la Miano, il che non vuol dire che la situazione era tesa. Per me, il mio ex marito e i nostri familiari inizialmente era la situazione di rivedere i bambini senza alcuna speranza, visto che era la seconda consegna fissata senza alcun documento scritto e senza garanzia alcuna e la prima consegna fissata era fallita. Le perosne estranee alla mia famiglia (testimoni, coimputati) hanno descritto la situazione come UNA FESTA PER ARRIVO DEI BAMBINI. Ricordo alcuni compagni scolastici di mio figlio coi palloncini colorati. Con l’arrivo dei bambini si era creata l’atmosfera di vittoria sulla criminalità, di vincita del bene sul male, di trionfo della giustizia e della legge. Io, il mio ex marito e i nostri parenti eravamo felici e pieni di gioia e non tesi. Amichetti di nostri figli emettevano le urla di saluto i di gioia ai nostri figli. Dal momento dell’arrivo dei bambini è stata veramente una festa. La situazione tesa poteva crearsi nell’ipotetico caso se la Miano si sarebbe apparsa, presentata e avrebbe annunciato che non vuole restituire i bambini. Però non è stato così. Le uniche tre persone tese e piene di odio e di rabbia erano proprio la Miano e le sue colleghe – loro perdevano il frutto dei loro reati: i miei figli, sequestrati e sottratti da loro il 1/07/2003. Per loro è stato molto umiliante che i giudici del tribunale dei minori le hanno obbligato di restituire i bambini sequestrati al pubblico e non nell’ufficio privato. Credo che la Faganelli ha fissato un posto pubblico per la consegna dei bambini proprio per far stare male la Miano e le sue complici e per sottoporle alle interviste dei giornalisti i cui seguivano il caso dal 1/07/2003.
Nel testo della sentenza deve essere indicato che solo alla Miano la situazione sembrava tesa, mentre alla Gargano sembrava una sfida e alla Corso solo confusione, che secondo testimoni Asciano e Galliano la situazione era “una festa per l’arrivo dei bambini” e diventata tesa solo con l’arrvo dei Carabinieri, che secondo me e miei parenti è stata una vittoria sulla criminalità, gioia e felicita, che per gli altri era una festa per arrivo dei bambini – come è stato chiarito sulle udienze.
Esistenza del CONFLITTO DI INTERESSI E DI TENSIONE riconosciuto pacificamente da tutte le parti – io non ho mai riconosciuto tale assurdità e falsità. Interesse di un pubblico ufficiale – assistente sociale e di un cittadino è di osservare la legge che regola rapporti, per esempio la L.328/2000. In mio caso solo la Miano si rifiuta di osservare la legge, io chiedo dalla Miano di osservare la legge e la stessa si rifiuta, quindi esiste il CONFLITTO DELLA MIANO CON LA LEGGE. Entrando in conflitto con la legge la Miano compie ripetutamente reati.
Da parte mia non esiste alcun tipo di tensione, avendo una preparazione in psichiatria ho constatato la presenza di alcuni sintomi delle patologie nella Miano e il livello di cultura della stessa corrispondente alle imprecazioni ripetute più volte davanti al giudice con dimestichezza e naturalezza, e la vedo come un paziente estremamente labile. Da parte mia non può esistere alcun tipo di rapporto e di sentimenti nei confronti della persona che organizza e compie più volte reati, che tortura bambini legandoli nudi ai letti coi buchi per i bisogni fisiologici, ai pali e ai termosfìifoni, che li picchia con bastoni di ferro e con le gambe. Io so quello che prevede la legge e aspetto dalla Miano solo l’osservazione della legge. Da parte mia non esiste alcun tipo di tensione – anche in questo caso la tensione sente solo la Miano, perfino il suo avvocato ha detto che la stressa si sente “tormentata” mentre mi rifiuta atti d’ufficio (reato dell’art. 328C.P.). Ho la coscienza a posto, sono cittadina onesta e non ho motivi di sentire la “tensione” a causa di una persona i reati della quale possono essere paragonati coi reati dei tempi nazista a causa di brutalità e bestialità. L’avvocato a me assegnato aveva sottolineato che ho querelato la Miano per i reati dalla stessa compiuti e se la stessa si sente tesa in quanto ha veramente compiuto reati, è un problema suo che non mi riguarda.
Sulle udienze i termini “conflitto di interesse” e “tensione” non sono stati usati. Sull’udienza del 28/03/2008 ho sottolineato la sostanza di mio rapporto con la Miano e il fatto che la stessa non vuole osservare la legge – se la stessa comincia osservare la legge la tensione patologica unilaterale le passera. Anche il pentimento porta un bel sollievo.
Afermazione sull’esistenza delle persone radunate per un scopo preciso e unite da una comune intenzione – è ovvio che lo scopo mio era molto diverso dagli scopi di tutte le altre persone presenti. Lo scopo mio e anche di mio mairto e di miei parenti era prendere bambini in consegna e di portarli al sicuro, lavarli, soddisfare loro prime necessità e fornirli l’assitenza medica e psicologica urgente. Nessun altro riceveva bambini, solo noi. Giornalsiti e fotografi avevano lo scopo di cronaca – liberazione dei bambini dal sequestro non succede ogni giorno e loro volevano fare un bel reprotage per far vedere ai cittadini che qualche volta si può vincere contro la criminalità. Amici di miei figli e i loro genitori volevano salutare bambini e incoraggiarli,, volevano sapere e vedere come stanno – il loro sequestro ha provocato il terrore nelle famiglie e sensazioni di estrema insicurezza. Agenti di polizia e carabinieri in borghese erano per garantire l’ordine (NB la Miano non sapeva della loro presenza e ha chiamato 112 con lo scopo di impedire una normale consegna e di aggredire e intimidire giornalisti di non svolgere il diritto della cronaca). Politici e rappresentanti delle istituzioni italiane erano presenti perché era un evento internazionale seguito dai mass-media. Rappresentanti delle associazioni per la difesa dei diritti umani erano presenti in quanto hanno partecipato nella ricerca dei bambini e nelle indagini e volevano portare la loro azione a termine garantendo una nornale consegna e in caso di omessa consegna di provvedere con altre indagini e azioni. Qualcuno voleva sentire il discorso promesso da Annamaria Faganelli. Qualcuno era solo cursioso. Qualcuno non aveva nulla da fare e ha sentito per caso l’annucnio in TV. Ricordo anche uno scrittore di Firenze che voleva scrivere un libro e voleva conoscere tutti di persona. Un scopo preciso non esisteva come non esisteva una comune intenzione: esisteva solo l’oggetto d’attrazione comune – la liberazione dei bambini dal sequestro – e gli scopi e intenzioni delle categorie delle persone diverse erano diverse. A miei coimputati non è stato neanche chiesto lo scopo con il quale erano venuti a vedere la consegna. E il mio scopo era molto diverso dagli scopi di altre persone, non si può assolutamente affermare che io avevo gli scopi e le intenzioni comuni con le altre persone tra l’altro a me sconosciute.
Esistenza delle persone radunate intorno alla Miano – le foto attestano che nel momento della consegna non esistevano “persone radunate” e dopo l’identififcazione le persone rano radunate intorno ai Carabinieri e non intorno alla Miano. Il Carabiniere ha dichiarato che per prima ha identificato la Miano, le modalità non sono state chieste, sembra che la Miano aspettava l’arrivo dei Carabinieri da parte. La Corso ha dichiarato: “Non mi sembra di avere visto la signora Miano con qualcuno”.
Esistenza della situazione “altamente infiammabile” – il fatto non è stato provato nell’arco di dibbattimento, non si è neanche parlato di una tale possibilità. Non esiste alcuna prova di una tale affermazione fantasiosa. Presenza di un fotre flusso di passeggeri dei pullman che arrivavano e partivano, dei tursiti, dei clienti dei bar e dei negozi, i cui camminavano frettolosamente avanti-dietro, spingavano, urlavano e creavano una forte confusione impedendo la creazione di una situazione “infiammabile” in quanto non si capiva nulla, non si vedeva nulla e non si sentiva nulla tranne un caos. Per una situazione infiammabile ci vogliono una certa staticità e contatto stabile tra le persone presenti. Nella situazione di caos e confusione se una pesona si fosse “infiammata” nessun altro l’avrebbe notato e capito.

6. Falsa affermazione che la Miano ha confermato le accuse riportate nel capo di imputazione e che mi avrebbe attribuito “altre di analogo tenore ingiurioso”
Nella sentenza si indica che la Miano avrebbe confermato quanto asserito in capo di imputazione, in realtà la donna aveva dimenticato cosa aveva asserito (il che attesta già in se che mentiva in quanto una persona che veramente riceve insulti non li dimentica e non cambia ripetutamente la versione dei fatti).
Il racconto della Miano sull’udienza del 27/03/0028 era talmente coaotico e contradditorio, diverso da quanto descritto nel verbale dei Carabinieri del 10/08/2003 e nella querela del 11/03/2008 che la pubblico ministero l’aveva chiesto se era sicura di quello che aveva firmato, su di che la Miano ha risposto: “se ho firmato la querela e perché ero sicura di quello che firmavo.” Dopo la p.m. l’aveva chiesto se ricorda almeno la frase al capo di imputazione nei miei confronti e cosa di preciso avrei detto, la Miano ha risposto in maniera evasiva, senza neanche accennare sulla frase a me attribuita nel 2003, repetendo le parole della domanda: “Ricordo la frase della Babenko che mi ha rivolto di cui al capo di imputazione. L’atra donna presente e che è stata identificata in mia presenza mi ha detto “maledette, maledette”, ricordo i nomi, la signora su chiamava Anna, tutti furono identificati in mia presenza”. Di fatto la Miano afferma di ricordare tutti i nomi delle persone da lei accusate però afferma di non ricordare la frase detta da me. Io sono ormai da anni l’oggetto del suo odio ossessivo, come possibile che non ricorda cosa avrei detto proprio io o la persona che lei pensava essere io? La risposta è perché le menzogne sono difficili da ricordare. Di mia esperienza personale so che si ricordano perfettamente le prime 2-3 frasi dette e il contenuto generale delle frasi seguenti.
La Miano non è stata in grado di confermare le accuse, in più si era creata l’impressione che lei non era presente sul posto nel momento della consegna dei bambini, rimandendo nascosta dietro ai bus, in quanto la stessa afferma che io sarei stata identificata dai Carabinieri mentre non lo sono stata, quindi la Miano non aveva visto chi aveva preso bambini e aveva pensato che lo è stata sig.ra Abruzzo. Inoltre la Miano aveva dichiarato: “Partito il pullman con la Babenko finito tutto” – invece i Carabinieri erano arrivati dopo la partenza del pullman e la Miano stessa ha affermato che i Carabinieri identificavano “persone agitate”, quindi non era “finito tutto” – forse “iniziato tutto”.
La Miano non solo non ha confermato la frase a me attribuita ma ha anche dichiarato: “NON RICORDO QUALE OFFESA SPECIFICA MI RIVOLSE LA BABENKO. NON RICORDO GESTI OFFENSIVI DA PARTE DELLA BABENKO”. Visto che io sono l’oggetto dell’odio essessivo da parte della Miano come è possibile che la stessa non ricorda proprio quello che avrei detto io – su di chi la Miano avrebbe dovuto concentrare la propria attenzione anche in quanto la persona chi aveva preso bambini? Ognuno delle persone presenti nel momento della consegna dei bambini ha delle immagini di questo momento nella memoria, se la Miano era presente nel momento della consegna la stessa deve ricordare in primis le frasi d’amore verso bambini, se non era presente non ha immagini visive. Il “non ricordo” attesta che la Miano mente e che io non mi ero rivolta a lei se era presente e io non l’avevo riconosciuta o che non era proprio presente. Inoltre la Miano ha affermato che io e il mio ex marito eravamo uniche persone che lei ha visto prima per pochi attimi nella vita come è possibile che non ricorda le parole dette da queste uniche persone le quali poteva ipoteticamente riconoscere sul posto? Nei confronti miei e di mio ex marito dovrebbe esistere una chiara testimonianza e non “non ricordo”. Il “non ricordo” attesta il falso e la menzogna da parte della Miano.
Le testimoni della Miano:
la Corso: “NON RICORDO SE LA BABENKO ABBIA INSULTATO LA MIANO”.
la Gargano: “IO CONOSCEVO LA SIGNORA BABENKO. NON RICORDO SE HA DETTO QUALCOSA. LA SIGNORA BABENKO MI ERA STATA INDICATA COME LA MADRE DEI BAMBINI, PRIMA DEI FATTI AVEVO INCONTRATO SOLO IL SIG. MERCIER”.
E ancora la Miano: “Nei miei confronti il sig. Mericier e la Babenko durante i colloqui sono sempre stati genitli” – prendendo in attenzione che i “colloqui” (uno congiunto il 15/10/2003, dopo 2 con me e 1 con mio ex marito di durata complessiva di 15 minuti scarsi con me e 10 con il mio ex marito durante i quali la Miano compieva reati come omissione degli atti d’ufficio, violenza privata, minaccia, ingiuria, diffamazione, falso ideologico) sono stati effettuati anche sulla spiaggia-lungomare di Chiavari e presso il dormitorio promisquo (bambini, uomini, donne, prostitute, clandestini, malati mentali, criminali in alternativa al carcere, dipendenti della struttura – tutti insieme) della struttura Villaggio di Ragazzo di Chiavari, e che durante questi “colloqui” non esisteva alcun tipo di conversazione ma solo aggressioni verbali da parte della Miano, anche la consegna dei bambini in comprensione della Miano è un “colloquio”, visto che colloqui in significato di “conversazione” non sono mai esistiti. Alla Miano non è stato chiesto cosa intende con la parola “colloquio” e se il 10/08/2003 per lei era un “colloquio” uguale a quelli di prima, comunuque la Miano stessa ha sottolineato la nostra gentilezza e non aggressività nei momenti quanto la stessa ci umiliava, maltrattava e compieva reati. Nel momento della consegna dei bambini la Miano non compieva reati, anzi, e non avevamo alcun motivo di cambiare il nostro solito modo di comportarsi.
Sulla sentenza deve essere indicato che la Miano ha DIMENTICATO presunti insulti a me attribuiti nel 2003 e che nessuno dei testimoni a carico e la Miano stessa hanno accennato la frase “Ecco la venditrice dei bambini, guardate com’è con la minigonna” e che i testimoni a carico le Corso e Gargano non ricordavano se avevo detto qualcosa o se avevo insultato o meno e che il Carabiniere restimoniava che non appartenevo al gruppo di persone accusato dalla Miano.

7. Affermazione che “l’espressione “ecco la venditrice dei bambini” è di inequivoco significato lesivo dell’onore del soggetto destinatario, soprattutto alla luce dell’attività professionale svolta…”
L’analisi logico-psicologica delle espressioni della Miano dimostra che la stessa ha attribuito alle altre persone i propri sentimenti nell’arco del racconto – in psichiatria tale comportamento si chiama “proiezione”. La Miano si sentiva tesa e ha dichirato che la situazione era tesa mentre era una festa per arrivo dei bambini e il trionfo della legalità contro la criminalità, la Miano si sentiva agitata e infuriata e ha dichiarato che questi sentimenti avevo io. La Miano ha detto: “Io ricordo la frase “Miss Pechino” perché questa frase detta dal Mercier fece infuriare la Babenko” – una tale frase non poteva infuriare nessuno tranne la Miano stessa, magari qualcuno poteva ridere sopra visto l’abito bizzarro mini della Miano color nero lucido con dei fiori rossi stampati indatto per un’assistente sociale e per la situazione. In questo contesto di proiezione dei sentimenti propri sugli altri la Miano ha semplicemente confessato di essere una venditrice dei bambini. Era lo scopo per il quale lei ha compiuto il reato di sottrazione/sequestro di nostri figli e ha violato le altre leggi. Le Autorità Giudiziarie italiane non mi hanno ancora fornito il resoconto delle loro indagini per il reato di sequestro di miei figli, non si sa ancora cosa voleva fare la Miano con i miei figli, dove sono stati, con chi hanno avuto contatti, per quale scopo preciso ha organizzato e attuato il reato, se c’era qualche ordine da parte dei terzi…
Il comportamento criminale degli asssitenti sociali italiani e dei tribunali dei minori è stat già discusso perfino al livello europeo, l’Italia è stata più volte condannata per violazioni delle leggi europei e delle proprie leggi dalla Cosrte di Strasburgo. Il funzionamento dei tribunali dei minori e servizi sociali italiani è stato descritto al livello europeo con il termine “tratta”, in quanto di solito non si osservano le leggi nei casi di affidamenti/afdozioni dei minori (in particolare artt.330-336 C.C., artt. 163-164 C.P.C., L.149/2001 – diritto del minore alla famiglia, L.176/91 – covenzione per diritti dei fanciulli, artt. 24 e 111 Costituzione Italiana, art. 5-6 CEDU).
Del comportamento illegale e dei reati dei servizi sociali italiani sono stati scritti perfino libri, per esempio “Ladri dei bambini”, “Angela rapita dalla giustizia”, ci sono stati tanti pubblicazioni e dibatimenti politici, sull’internet ci sono tantissime testimoniazne dei bambini abusati dai servizi sociali, adottati e affidati illegalmente, da tempo si parla delle somme del denaro che le assitenti sociali ricevano dallo Stato in cambio degli affidamenti attuati e dai bambini messi in detenzione negli istituti, si parla del GIRO DI DENARO (per esempio nell’articolo “Se lo stato i predne i bambini” pubblicato il 13/05/99 nel giornale “Panorama” si descrivono i milliardi che girano intorno ai bambini in affidamento e scompaiono e si indica dichiarazione del Senatore Augusto Cortelloni: “i bambini hanno un mercato, con i prezzi che sono variabili: dalle 900 mila lire al mese corrisposte alle famiglie affidatarie alle 60 mila lire al giorno agli istituti religiosi, alle 250 mila al giorno per le comunità gestite dalle cooperative”). “Ossia 28.000 bambini in tutta Italia, ospiti di case famiglia gestite dai privati i quali, grazie ad una incredibilmente efficiemte rete di convenzioni con gli Enti Locali, si spartiscono una torta di complessivi duemila (dico duemila) miliardi di lire ogni anno. … Proprio come le macchine rubate, non sempre un bambino rubato viene rivenduto tutto intero, spratutto se figlio di extracomunitari non censiti. A piccoli pezzeti, infatti, i bambini valgono molto, ma molto di più di duemila miseri miliardi di vecchie lire, ed è proprio questa, signor ministro, la vdrita scomoda si cui le chiedo di aprire gli occhi: e cioè che i bambini sono diventati il business del nuovo millenio” – lettera aperta al ministro della giustizia dell’Avvocato Andrea Falcetta pubblicata nel 2003.
Sull’internet si trovano tantissimi video e articoli sulla tematica, qua seguono alcuni link su alcuni video: http://www.youtube.com/watch?v=BDtZQj0Dlp0 , http://www.youtube.com/watch?v=B5C4fY2zLAU , http://www.youtube.com/watch?v=JcJ7dWtqaiw , http://www.youtube.com/watch?v=IUXCSb7nT8Q , http://www.youtube.com/watch?v=my0ANTmHM9s , http://www.beppegrillo.it/2007/05/traffico_dorgan.html ,
http://www.youtube.com/watch?v=TC3kYyQEVDE , http://www.youtube.com/watch?v=xd92naV44lY ,
http://www.youtube.com/watch?v=C9zCB78xZzo , http://www.youtube.com/watch?v=WnXSpcAMWiE ,
http://www.youtube.com/watch?v=WnXSpcAMWiE , http://www.youtube.com/watch?v=RVAk8t_nLIw ,
http://www.youtube.com/watch?v=-QkfUVLLp3c .

Anallizando il mio caso si vede che la Miano ha compiuto tantissimi reati per convincere giudici del tribunale dei minori di violare la legge e per ricevere in affidamento i miei figli, ha esegiuto abusivamente un decreto non avente efficacia legale e si era rifiutata di restituire i bambini nel momento quando giudici sono diventati disponibili a farlo – per quale motivo questa donna si è comportata così? Quali vantaggi aveva? Quanto guadagnava? Quale era il movente? La frase su venditrice dei bambini è stata una confessione involontaria della Miano?
La mia istanza al comune di Sesta Godano del 1/04/2008 ai sensi dell’art. 391quater C.P.P. comprende la richiesta della documentazione commerciale-finanziaria esistente sul nome della mia famiglia e del resoconto finanziario sulle attività del servizio sociale, il sindaco si era rifiutato di fornire gli atti. Finché non sarà fatta un’indagine dettagliata sulle attività della Miano Silvia e sui movimenti di denaro comunale e personale di questa donna, finché non sarà completata l’indagine per il reato di sequestro di miei figli, non si può sapere se il termine “venditrice dei bambini” descrive attività della Miano o è un insulto.
In contesto generale della situazione in Italia il termine “venditrice di bambini” volto ad un’assistente sociale che viola la legge e organizza affidamenti illegali dei bambini con lo scopo di creare un giro di denaro e di contributi dello Stato non porta alcun significato offensivo. E’ solo la descrizione delle attività svolte. Un abito mini nello stile “cinese” (definizione della Miano) nero lucido stretch con dei fiori rossi offende molto di più il decoro professionale e l’onore di un’assistente sociale. E il fatto di esercitare il mestiere senza una laurea prevista dalla legge e quindi senza avere una preparazione adeguata è un offesa al decoro della professione ancor più pesante dei vestiti bizzarri.

8. Attendibilità delle dichiarazioni della Miano
Nel testo della sentenza si proclama che le dichiarazioni della Miano avrebbero superato il controllo di credibilità e coerenza logica senza presentare le prove del fatto. Le dichiarazioni della Miano e il forzamento della realtà erano tali che il giudice di pace rideva apertamente sull’udienza, per esempio quando la Miano ha affermato che ha visto “una marea di persone coi cartelli” aggiundgendo subito dopo che in questa marea c’erano solo due donne – io e sig.ra Abruzzo, poco dopo contraddicendosi affermando che sul posto c’erano pochissime persone “2 donne e 3 o 4 uomini” e non più “una marea di persone”. Le testimoni stesse della Miano smentivano la Miano affermando che non esisteva “una marea di persone coi cartelli”, ma solo una donna con un cartello. Il Carabiniere non aveva visto né “marea” né una sola donna con un cartello ma aveva visto solo “tanta gente” e “confusione” – come tutte le altre persone sentite. Le foto di prova attestano che c’era almeno una donna in più (ripresa per caso), la cui non è sig.ra Abruzzo e nessuna di miei parenti, e un altro soggetto seduto al bar assomiglia più a una donna che a un uomo. Indicando la quantità delle donne dal totale sono state inspiegabilmente escluse la mia madre e altri mie parenti donne e le mamme di amici di miei figli – pur di arrivare al numero “2”. Dare credibilità alla Miano in questo caso vuol dire dare menzognero e bugiardo al Carabiniere.
La Miano ha affermato di avere chiamato Carabinieri “per via di tumulto che c’era” (17.50) – prima di consegnare i bambini alle 17.55 e senza vedere cosa succedeva sul posto della consegna in quanto pullman parcheggiati in più file impedivano di vedere il posto della consegna dal lato della piaza della Vittoria. Nessun altro ha visto “tumulto” neanche i Carabinieri.
La Miano mentiva anche che io sarei stata identificata dai Carabinieri davanti al documento attestante che non sono stata identificata – il che attesta il modo di mentire infantile e una totale assenza di coerenza.
Senza una descrizione dei fatti minuto per minuto non poteva essere raggiunta la coerenza logica nel racconto, infatti la Miano ha mescolato tutta la dinamica di consegna dei bambini pur di nascondere i fatti a proprio sfavore, ha omesso di suddividere la consegna dei bambini in quattro fasi (prima della consegna, consegna alle 17.55 e mia partenza alle 18.00, dopo la consegna, l’arrivo dei Carabinieri alle 18.15 circa) con l’indicazione dei tempi. La Miano ha presentato anche tutti gli altri eventi in ordine caotico senza osservare l’ordine cronologico e non ha presentato alcun documento del proprio ufficio e/o del tribunale dei minori in prova del proprio dichiarato. Senza documenti di prova il racconto della Miano non può essere ritenuto verosimile e coerente. In presenza delle mie dichiarazioni contrarie dovevano partire le indagini di verifica.
Sull’udienza del 28/03/2008 ho chiesto di richiedere la documentazione dagli atti del comune di Sesta Godano relativi al lavoro svolto dalla Miano e dal tribunale dei minori relativamente alle trasmissioni dei decreti per la notifica – senza avere questi atti è impossibile proclamare che il racconto della Miano sia veritiero.
L’affermazione della Miano “partito il pullman con la Babenko finito tutto” è molto rilevante per evidenziare le menzogne della Miano in quanto i Carabinieri chiamati dalla Miano erano arrivati dopo la partenza del pullman, infatti il Carabiniere ha testimoniato di non avermi mai visto nella vita. E io avevo testimoniato che non ho visto Carabinieri chiamati dalla Miano avendo visto e avendo avuto contatti solo con Carabinieri in borghese i cui erano venuti per garantire l’ordine durante la consegna e i cui svolgevano le indagini per il reato di sequestro di minori. Sull’udienza al Carabiniere non sono state fatte tante domande utili, per esempio se ha visto il pullman con il quale ero partita, se ha visto i miei figli, se aveva steso il verbale solo dalle parole della Miano o se ha assistito a qualcosa, come e in quale posto è avvenuto il riconoscimento della Miano e della Corso (sul verbale si indica che le Miano e Corso sono stata identificata prima delle altre persone), se il gruppo di persone era già sul posto o se si era creato dalle persone indicate dalla Miano ecc.. Testimoni Galliano e Asciano hanno testimoniato che tutto era iniziato con l’arrivo dei Carabinieri e che prima la situazione era tranquilla e “una festa per arrivo dei bambini”. Inoltre la Miano: “Quando sono arrivati Carabinieri le persone continuavano non si sono calmate”, la Gargano: “Con la presenza dei Carabinieri si sono calmate le aqcue”.
Non è stato specificato il fatto che non sono stati identificati Carabinieri e agenti di Polizia presenti nel momento della consegna, il console estone e altri rappresentanti delle Autorità Estoni, nessuno di miei parenti, nessun rappresentante delle istituzione italiane, nessun giornalista straniero – cioè nessuno delle persone con cui ho parlato strettamente e chi mi stava più vicino.
La Miano ha affermato che tutte le persone che ipoteticamente insultavano sono state identificate – testimoniando con questo la mia estraneità ai fatti in quanto non indicata e non identificata. Subito dopo la Miano mi accusava di avere detto ipotetici insulti i quali la Miano stessa non ricordava precisamente (!) e i quali non corrispondevano al quanto dichiarato ai Carabinieri il 10/08/2003 e il 11/08/2003. La Corso ha dichiarato che nessuno delle persone che insultava si era allontanato dal posto mentre io ero partita subito dopo la consegna – il che è stato visto da tutte le persone presenti – quindi l’affermazione della Corso attesta la mia estraneità ai fatti e il fatto che il 10/08/2003 non esistevano pretese nei miei confronti.
La Miano ha affermato che io “avevo preso la bambina per la mano e nel trattempo insultava” mentre le foto attestano che avevo la bambina in braccio e la baciavo e accarezzavo, il che attesta che la Miano non era presente sul posto nel momento della consegna e ha inventato l’andamento dei fatti in corrispondenza con proprio funzionamento psicologico (è lei che avrebbe preso proprio figlio per la mano sul posto di prenderlo in braccio e di baciarlo e dire le parole d’amore – tale trasferimento dei sentimenti si chiama in psichiatria “proiezione”).
Le foto attestano esplicitamente che la Miano non si era avvicinata alla mia famiglia, quindi non si capisce come poteva essere insultata mentre le Corso e Gargano si trovavano dietro alle mie spalle nel momento della consegna, nella direzione opposta da dove sono arrivati i bambini e non con la Miano che , come si può immaginare, è rimasta dietro al pullman da dove sono usciti i bambini.
Il Carabiniere testimoniava di avere scritto e sentito le frasi sul tribunale dei minori (non è stato verificato se le ha sentito davvero o se ha trascritto le frasi sul verbale sull’indicazione della Miano) e di non avere assolutamente sentito imprecazioni del tipo “troia”. Prendendo in attenzione che la Miano ha dichiarato che dopo l’arrivo dei Carabinieri le perone non si erano calmate si deduce che se le persone avrebbero insultato veramente i Carabinieri avrebbero sentito questi insulti. Invece i Carabinieri non li hanno sentiti e non hanno provveduto.
La Miano ha affermato di avere consegnato bambini al console 5 minuti prima della consegna a me, mentre il 21/01/2004 in una relazione al tribunale di La Spezia ha scritto di avere consegnato bambini a me in presenza del console. Le foto invece attestano che le Miano, Corso e Gargano si avvcinavano al posto della consegna senza console.
La Miano ha affermato più volte di ricordare bene i nomi di tutte le persone identificate, in quanto ha una memoria molto buona, però di non ricordare le frasi dette da queste persone e di non ricordare le persone, il che è una cosa illogica: la memoria o c’è o non c’è, se si ricordano i nomi che sono difficilissimi da ricordare allora si ricordano anche le frasi dette. Io invece non sono stata identificata, però la Miano ha omesso di sottolineare che io non sono stata identificata e che lei ricorda il mio nome senza che sono stata identificata.
La Miano ha affermato di non ricordare le persone con le cui ha passato 1,5 – 2 ore il 10/08/2003 e con le cui come sembra ha avuto un dialogo vivace sulla tema di identificazione e del dito putanto in viso, mentre dichiara di ricordare me mentre mi ha visto solo 15 minuti scarsi totali in 3 occasioni diverse senza mai avere un dialogo. E’ un incoerenza significativa. Se la Miano ricorda me allora deve ricordare molto meglio le persone con chi aveva passato 6-8 volte di più di tempo.
La Miano ha passato 1,5 – 2 ore con il gruppo di persone da lei accusate il 10/08/2003, in questo tempo la Miano sarebbe dovuto accorgersi che io non ci sono in questo gruppo o almeno che la donna identificata era una sola e non due, però la Miano non ha specificato nulla, il che è una incoerenza.
La Miano ha omesso di descrivere i vestiti delle persone (tipo signore con maglietta rossa ecc.) mentre i vestiti sono la prima cosa che si nota e che caratterizza una persona. Sarebbe stato logico se la Miano avesse detto qualcosa come “signore con camicia a righe e cappello bianco ha detto…”, “signora con abito verde ha detto…” invece la Miano ha scelto di accusare direttamente le persone, il che è una cosa un po’ forzata ed illogica.
Nelle dichiarazioni del 10/08/2003 la Miano non ha accennato di avere ricevuto insulti dalle persone presenti, il 11/08/2003 la Miano ha attribuito a persone precise le frasi precise mente il 27/03/2008 ha fatto delle dichiarazioni non corrispondenti alle dichiarazioni precedenti. Il 10/08/2003 la Miano ha affermato che il motivo dei presunti insulti sarebbe stato un suo rifiuto al mio ex marito di salire sul pullman coi figli, mentre nelle versioni sucessive la Miano ha affermato che gli insulti sarebbero partiti “immediatamente”, senza definire in dettaglio come sarebbe potuto accadere mentre tutti i presenti che l’hanno visto arrivare dalla piazza della Vittoria pensavano che fosse una salvatrice dei bambini e/o agente di Polizia e la stessa non si era avvicianata alla mia famiglia e non si era presentata, io per esempio non l’avevo neanche visto. Il mio ex marito – padre dei bambini è stato indicato dalla Miano ai Carabinieri come “presunto padre” in quanto la stessa non lo conosceva e non era sicura chi indicava. La Miano non ha spiegato perché non aveva chiesto la firma di avvenuta consegna dei bambini visto che non sonosceva bene me e né mio ex marito né nessuno dei nostri parenti e di fatto non sapeva chi aveva preso i bambini.
Parlando di grado di conoscenza con me la Miano non ha presentato gli atti protocollati del comune attestanti il lavoro svolto e gli appuntamenti fissati (per esempio la scheda e il diario della mia famiglia, copie delle raccomandate A.R. con l’avviso degli appuntamenti fissati), parlando dei dialogi telefonici ha omesso di presentare i tabulati di prova, il che fa diventare il suo racconto poco credibile.
Parlando dei decreti del tribunale dei minori e degli accordi per la consegna dei bambini la Miano non ha presentato il presunto decreto, l’atto di trasmissione dello stesso per la notifica e la relata di notifica – il che è semplicemente ridicolo e dimostra esplicitamente la cattiva fede della donna. Parlando del fatto di partenza la Miano non ha accennato delle attività da lei intrapresi per organizzare questa partenza – è chiaro che la partenza senza organizazzione da parte della Miano non poteva avere luogo.
Sig. Moro e Sig.ra Abruzzo non erano presenti nel momento della consegna, però sono stati accusati anche loro.
La Miano ha affermato che io e il mio ex marito eravamo sempre gentili con lei nelle occasioni degli appuntamenti precedenti (mentre la stessa compieva reati) e non spiegava quale motivo esisterebbe per non essere gentili come prima il 10/08/2003 nelle condizioni di un evento per noi lieto e favorevole.
La Miano ha omesso di indicare i motivi per i quali potrei insultrala io, visto anche che a differenza delle volte precedenti quando la Miano compieva reati ed io mi trovavo nello stato di vittima dei reati, il 10/08/2003 io non ero vittima del reato e non subivo alcun tipo di reato, anzi il reato di sequestro di miei figli era finito e avevo l’umore molto buono e sentimenti di gioia e di vittoria di legalità contro criminalità.
La Miano ha asserito di avere ricevuto insulti da me e dopo affermava: “NON RICORDO QUALE OFFESA SPECIFICA MI RIVOLSE LA BABENKO”. E’ una illogicità e incoerenza nelle condizioni quando la Miano ha dichiarato che io e mio ex marito eravamo uniche persone che lei aveva visto prima, il che viol dire che doveva ricordare qualsiasi cosa detta e fatta da noi. Era il dovere della Miano di verificare con chi sono andati via i bambini e di porre un’attenzione particolare sulle persone che li hanno presi, quindi se fosse presente e se ci avesse visto e riconosciuto avrebbe ricordato qualsiasi parola detta da noi in primis ai bambini. Il fatto di non ricordare attesta che la Miano non era presente sul posto nel momento della consegna dei bambini e di essere arrivata sul posto dopo.
Il 11/08/2003 la Miano ha affermato di avere sentito un dialogo tra me e il mio figlio, in corso degli anni seguenti nell’arco dei processi la Miano ha saputo che io non sono italiana e che parlavo in mia lingua nativa coi figli, per questo sull’udienza del 27/03/2008 la Miano ha cambiato la versione affermando che avrebbe sentito il dialogo non tra me e il bambino ma tra mio ex marito e il bambino. Anche in questo caso se la Miano fosse stata veramente presente nel momento della consegna lei avrebbe le immagini chiare nella memoria almeno nei confronti dei bambini e delle persone che li avevano presi – visto anche che la consegna dei bambini sequestrati è un evento rarissimo.
Il 27/03/2008 prima dell’udienza la Miano e le Corso e Gargano si erano accomodate vicino a me nel corridoio d’attesa senza riconoscermi e io stessa inizialmente non aveva riconosciuto loro, avevo capito chi sono solo dai loro dialogi (la Miano istruiva le sue dipendenti come dovevano testimoniare e cosa dovevano dire). Loro hanno cpaito chi sono solo quando era arrivato il mio avvocato dicendo: “Buongiorno signora Babenko” – allora la Miano era diventata rossa e nello stato sconvolto si era alzata dalla panca ed era corsa da l’altro lato del corridoio, Le Corso e Gargano la seguivano.
Le dichiarazioni della Miano erano talmente contradditorie e strane che la p.m. aveva fatto domande specifiche alla Miano se ricordasse quello che aveva querelato e se ricordasse almeno i capi di imputazione – domande sulle quali la Miano non ha risposto.
La Miano ha affermato di avere visto una “protesta” – protesta contro la consegna dei bambini? Allora i presunti manifestanti dovevano essere i suoi amici, colleghi e parenti – persone non interessate di restituire bambini -frutto del reato per la Miano. Solo dopo l’arrivo dei Carabinieri le persone fermate protestavano contro il ritiro dei documenti da parte dei Carabinieri e contro l’identificazione in seguito di essere stati puntati con il dito dalla Miano, in quanto un trattamento senza rispetto e un’umiliazione. E i Carabinieri chiamati dalla Miano erano arrivati ben 15 minuti dopo la mia partenza.
Sull’udienza del 28/03/2008 ho smontato una serie di menzogne della Miano relative ai fatti precedenti il sequestro e la consegna dei bambini, iniziando dalla falsa affermazione di essere affidataria di miei figli. Avevo dimostrato la capacità e l’abutudine della Miano di mentire e di compiere il reato di falso ideologico. Avevo presentato una serie di documenti tra cui:
- l’istanza presentata dalla mia famgilia alla Miano il 15/10/2001 nella quale si indicano nero su bianco le nostre richieste e il fatto di occupazione della nostra abitazione tramite reato violento di violazione di domicilio;
- nota del Demanio di La Spezia attestante che il Demanio non c’entra con l’occupazione della nostra abitazione da parte dei cirminali e che sull’immobile non sono mai stati messi sigilli;
- nota del comune di Sesta Godano attestante che il 10/08/2003 non avevo documenti personali (in quanto rubati dalla Miano il 1/07/2003);
- lettera-realzione alla giudice Tondina del tribunale dei minori di Genova dell’agosto 2002;
- documentazione del tribunale dei minori in mio possesso attestante che la Miano non era affidataria di miei figli e che non esistono decreti aventi efficacia legale.
Avevo chiesto al giudice di provvedere con assunzione di ulteriori prove tramite richiesta delle relate di notifica al tribunale dei minori e richiesta degli atti dal comune di Sesta Godano per constatare il fatto che la Miano ha mentito sul fatto di esistenza di un decreto per la consegna dei minori e sul fatto di averci offerto qualsiasi tipo di aiuto e/o di assistenza e di avere avuto contatti (colloqui) con la mia famgilia.
Avevo chiesto di mettere le Miano, Corso e Gargano a confromto sulle contraddizioni ai sensi degli artt. 211.212 C.P.P. – l’avvocato a me assegnato doveva formalizzare le mie richieste in forma prevista dalla legge, non se l’ha fatto.
Avevo presentato il fatto che la Miano ha già mentito in precedenza sul fatto di manifestazioni in realtà inesistenti: il 30/09/2004 la Miano ha mentito ai Carabinieri di Sesta Godano affermando che io avrei manifestato davanti al comune di Brugnato in una data incerta di aprile 2003 (!). Nell’aprile 2003 né io né nessuno di miei familiari siamo stati a Brugnato e non sisteva alcun motivo di manifestare a Brugnato nell’aprile 2003 (il motivo?) visto anche che eravamo risedenti a Sesta Godano e non a Brugnato. Il fatto attesta o che la Miano ha allucinazioni o che è una bugiarda patologica. Anche il 10/08/2003 nessuno ha visto manifestazione tranne la Miano stessa.
Avevo sottolienato che non sono mai stata negli istituti, ma tutta la mia famiglia viveva nella tenda sulla spiaggia di Chiavari e che la Miano mente sul fatto degli istituti con lo scopo di nascondere il proprio reato di diniego dell'intervento urgente per la mia famiglia con 2 bambini piccoli in seguito all’occupazione della nostra abitrazione dai criminali. Per affermare che io vivevo negli istitui la Miano aveva il dovere di efettuare almeno una visita domiciliare però dal 15/10/2001 nessuna visita è stata fissata e fatta.
Il testo della lettera della Miano dell’agosto 2002 alla giudice Dr.ssa Tondina attesta l’uso dei gergi e del linguaggio “di bassifondi” da parte della Miano perfino nei documenti ufficiali.
Dichiarazioni molto contrarie e contradditorie tra di loro di Miano, Corso e Gargano attestano il fatto delle menzogne e il fatto che non si sono messe d’accordo bene per mentire. Il racconto della Miano è assolutamente inaffidabile e indegno di un assistente sociale – pubblico ufficiale a causa di mancanza degli atti di prova. Affermare che il racconto della Miano è coerente viol dire favoreggiare alla Miano in danno alle altre parti.

* * *

INFORMAZIONI GENERALI SU MIA PERSONA
Visto che nell’arco del processo il mio onore e la mia reputazione sono stati in continuazione lesi e danneggiati da parte della “parte lesa” - calunniatrice Miano Silvia e i suoi avvocati, ritengo necessario di chiarire alcuni fatti che mi riguardano.

Premetto che sono una cittadina straniera – una di quei pochi stranieri arrivati in Italia con un regolare permesso d’ingresso e senza intenzione di delinquere. Ero venuta in Italia affascinata dall’arte antica e dallo spirito della storia, dall’incantevole natura e dalla ricchissima cultura. Avevo programmato di aprire un’attività imprenditoriale in proprio: una fabbrica di produzione delle colonnine e degli altri oggetti in polvere di marmo di Carrara e dal sasso di Volterra, il che avrebbe creato i posti di lavoro per cittadini italiani e contribuito anche allo sviluppo economico locale. Avevo dei bei progetti per il futuro e mi ero perfino sposata con un cittadino italiano.
Nel 1999, in seguito al matrimonio, avevo regolarmente trasferito la mia residenza in Italia e ho stabilito la mia abitazione familiare a Sesta Godano. Prima venivo in Italia per periodi brevi a causa di impegni di lavoro – ero direttrice della sezione dello sport dell’associazione estone “E.V.A” e mi occupavo dei rapporti culturali internazionali nella sfera dello sport (copia del libretto di lavoro dipendente è allegata). Programmando di aprire la fabbrica mi ero licenziata dal mio posto di lavoro estone. Avevo trasferito i miei beni mobili dall’Estonia in Italia, tra cui le attrezzature particolari di tecnologie avanzate dei tempi dell’URSS per la fabbrica, le quali non esistono in Italia, di notevole valore. Li avevo pagato con i risparmi di una vita di lavoro. I miei parenti mi hanno regalato l’arredo per la casa ed i mobili per il matrimonio, anche questi di valore, come è consueto in tale occasione. Il mio coniuge (ormai ex coniuge) aveva contribuito da parte sua in maniera equa, tra cui comprando anche lui le attrezzature ed alcuni macchinari italiani e francesi per la futura fabbrica.
La mia famiglia era rimasta nello stato senza tetto e senza fissa dimora e aveva perso tutti i beni e documenti personali nel mese di settembre 2001, in quanto nel periodo della vacanza estiva durata un mese, la quale abbiamo passato fuori casa, la nostra abitazione familiare è stata violentemente occupata da un gruppo di criminali armati di nazionalità italiana e anche da alcuni stranieri, per il che abbiamo fatto la querela prevista dalla legge nei termini previsti e siamo fino ad oggi (!!!) in attesa dei provvedimenti della Procura/Tribunale di La Spezia per il ripristino del diritto alla proprietà privata e all’inviolabilità del domicilio. Di fatto i cirminali sono stati ampiamente favoreggiati e i diritti di base della mia famiglia gravemente lesi. In questa situazione la mia famiglia non ha avuto alcun tipo di aiuto da nessuno e il fatto che siamo sopravissuti sulla strada con due bambini piccoli attesta le nostre qualità personali.

Devo specificare che io provvengo da una famiglia molto decorosa, di cui quasi tutti i membri possiedono i titoli di studio di alto livello, di consolidate tradizioni medico-psichitariche. Alcuni medici-psichiatri di mia famiglia hanno avuto il riconoscimento al livello internazionale, per esempio un mio zio Pavel Grünthal aveva elaborato un nuovo metodo di cura degli schizofrenici, il quale si usa fino ad oggi. Io stessa ho fatto due anni di studi universitari nel settore di psichiatria con il corrispettivo praticantato (il che mi da il diritto di esercitare alcune professioni mediche e paramediche) e ho completato il ciclo di studi universitari nel settore di economia (il corrispettivo italiano non esiste). Al di là del titolo principale ho fatto vari corsi, tra cui alcuni corsi anche in Italia in vista di apertura della fabbrica come prevenzione degli infortuni e protezione, “Pronto soccorso”, antincendi e altri.
Sià nel mio paese sia in Italia ho partecipato nelle attività di volontariato per la difesa dei diritti dei bambini e delle famiglie. Inoltre dall’età infantile sono attivista dei scambi culturali tra l’Estonia (all’epoca parte dell’URSS) e l’Italia, sono stata più volte invitata sui convegni organizzati in Italia per presentare metodi e sistemi degli allenamenti non agonistici e tecniche naturali di rinforzo della salute dell’ex URSS apprezzati dagli specialisti itliani. Ho partecipato nel gruppo di lavoro per migliorare la traduzione in russo della “Divina commedia” e attualmente sto traducendo l’opera mitologica estone “Kalevipoeg” dall’estone nell’italiano.
C’è da precisare che nel anno scolastico 2002/2003 il mio figlio maggiore ha completato due anni scolastici presso una scuola italiana in un anno solo, nonostante vivevamo nella tenda.

Alcune differenze nella cultura nazionale italiana e estone
Visto che sull’udienza del 27/03/2008 la Miano ha tentato di attribuire a me a ai miei parenti l’uso del termine “troia”, trovo necessario precisare che nei paesi dell’ex URSS le parolacce-ingiurie e termini tipo “troia”, a differenza dell’Italia, non si usano al pubblico e vanno usati esclusivamente dalle persone provenienti da bassifondi estremi e/o pappartenenti alla devianza sociale estrema, il che si esplicita anche nel libro “Passport Russia – il passaporto per il mondo di economia globale” di Charles Mitchell, per esempio nel capitolo 14 “Nomi e forme di cortesia” nella sezione “Qualche consiglio” si spiega esplicitamente: “Turpiloquio – Tanto nelle conversazioni ufficiali che in quelle sociali evitate sempre di usare il linguaggio volgare. I russi tengono molto alle convenzioni e non amano, specie in presenza di una donna, che si parli in modo sboccato. Poiché danno grande importanza al modo di comportarsi, chiunche usi un linguaggio scorretto può perdere facilmente la credibilità ai loro occhi ed essere bollato come un rozzo maleducato proveniente dai bassifondi” (edizione Vallardi). Anche se il testo analizza solo i russi, la stessa situazione vige in tutti i paesi dell’ex URSS e in tutti i popoli che ne facevano parte. Il mio ex marito ha esplicitamente testimoniato sull’udienza del 28/03/2008 di non aver mai sentito da me espressioni dell’aspetto e/o contenuto volgare negli anni di fidanzamento e matrimonio. La stessa cosa possono testimoniare tutte le persone che mi conoscono, compreso alcuni coimputati che mi hanno visto qualche volta nella loro vita (Moro, Bracco, Abruzzo), per lo più nell’arco del processo in questione.
La mia cultura nazionale esclude l’uso dei termini volgari usati dalla Miano. La Miano non sa di ciò e solo per questo motivo mi ha attribuito le frasi che poteva dire esclusivamente una persona appartenente alla cultura italiana e alla fascia che usa il lessico primitivo-volgare.
Tutto ciò deve essere preso in dovuta attenzione visto che le accuse contro di me rispecchiano il livello di cultura primitivo della persona-accusatrice, infatti la Miano Silvia e le sue dipendenti non possiedono alcun tipo di laurea e tutte le frasi da loro prodotte per accusare me e gli altri sono al livello di cultura e espressione loro.
Se la Miano si fosse avvcinata a me nel momento della consegna dei figli e se io avessi detto qualcosa questo qualcosa sarebbe di altro contenuto e di altro livello – in corrispondenza CON IL MIO LIVELLO DI CULTURA, con i miei punti di vista e non con quello della Miano e delle sue dipendenti. Tutti i varianti delle accuse nei miei confronti (la Miano ha cambiato tre volte la versione delle accuse – 10/08/2003, 11/08/2003 e 27/03/2008) non attestano il mio livello di cultura e il tipo di lessico da me usato.

* * *

Nella luce di sopradescritto si vede che le sentenze sono stsate emese in nome della Miano Silvia e non in nome del popolo italiano e che non si indica neanche una prova al mio favore, iniziando dalla dichairazione del Carabinier che non sono stata identificata, che non appartenevo al gruppo e che non mi ha mai visto. E’ INDISPENSABILE CHE SIANO PRESE IN CONDSIDERAZIONE E TRASCRITTE LE PROVE AL MIO FAVORE così com’è previsto dall’art. 546 comma 1 lett. D e E nonché la mia versione dei fatti:

1) testimonianza del Carabiniere che non sono stata indicata dalla Miano e non sono stata identificata e che quindi non appartenevo al gruppo di persone accusate dalla Miano, che non esisteva né “una marea di persone coi cartelli” né una sola donna con un cartello;
2) testimonianza della Corso Fiorella – testimone della Miano – sul fatto che nessuno delle persone che hanno ipoteticamente insultato si era allontanato, mente io ero partita subito dopo avere ricevuto i figli (ricevuti alle 17.55 partenza alle 18.00): “Quelli che ho visto erano tutti lì, non ho visto nessuno allontanarsi”;
3) testimonianza della Corso Fiorella – testimone della Miano (che si trovava dietro alle mie spalle nel momento di cosnegan dei bambini): “NON RICORDO SE LA BABENKO ABBIA INSULTATO LA MIANO NE’ RICORDO SE L’ABBIA FATTO IL MERICER” e “ Non ricordo se la Miano abbia interloquito con chi scattava foto, non ricordo se è stata ingiuriata”;
4) testimonianza della Gargano Paola - testimone della Miano (che si trovava dietro alle mie spalle nel momento di cosnegna dei bambini): “ IO CONOSCEVO LA SIGNORA BABENKO. NON RICORDO SE HA DETTO QUALCOSA. LA SIGNORA BABENKO MI ERA STATA INDICATA COME LA MADRE DEI BAMBINI, PRIMA DEI FATTI AVEVO INCONTRATO SOLO IL SIG. MERCIER”;
5) dichiarazione della Miano a mia discarica parlando delle persone che hanno ipoteticamente insultato: “Le persone sono state identificate queste persone” con presa in dovuta considerazione del fatto che io non sono stata identificata e quindi non appartenevo al gruppo di persone accusate dalla Miano e “NON RICORDO QUALE OFFESA SPECIFICA MI RIVOLSE LA BABENKO”, il fatto che la Miano non ha risposto sulla domanda del p.m. se ricordava il capo di imputazione nei miei confronti e si poteva ripeterla rispondendo in maniera evasiva: “Ricordo la frase della Babenko che ni ha rivolto di cui al capo dell’imputazione. L’altra donna vhe è stata identificata in mia presenza ha detto “maledette, maledette””. Dichiarazione della Miano che io sono stata sempre genitle con lei nelle occasioni (tre di numero di totale di 15 minuti scasi) di “colloqui” sulle quali la Miano violava la legge e compieva reati nei miei confronti;
6) testimonianza del testimone invitato da me sig. Galliano – a me sconosciuto - il cui ha chiaramente testimoniato che io ero concentrata sui bambini, che non avevo insultato nessuno, che non esistevano insulti da parte di nessuno, che la situazione si deteriorata solo con l’arrivo dei Carabinieri, che non esisteva alcun tipo di protesta e/o di manifestazione o “tumulto”, che non esisteva alcuna persona con cartello né “una marea di persone coi cartelli”, che l’atmosfera sembrava essere una festa per l’arrivo dei bambini, che non esisteva un motivo per intervento dei Carabinieri e l’identificazione delle persone;
7) testimonianza del testimone invitato da me sig. Asciano - il cui ha chiaramente testimoniato che io ero concentrata sui bambini, che non avevo insultato nessuno, che non esistevano insulti da parte di nessuno, che la situazione si deteriorata solo con l’arrivo dei Carabinieri, che non esisteva alcun tipo di protesta e/o di manifestazione o “tumulto”, che non esisteva alcuna persona con cartello né “una marea di persone coi cartelli”, che l’atmosfera sembrava essere una festa per l’arrivo dei bambini, che non esisteva un motivo per intervento dei Carabinieri e l’identificazione delle persone, che la Miano voleva agire contro giornalisti per intimidirli di non pubblicare gli articoli e di non svolgere il diritto di cronaca;
8) testimonianza del mio ex marito coimputato assolto in primo grado che io mai nella mia vita pronunciato imprecazioni pronunciate dalla Miano sull’udienza del 27/03/2008 né prima del matrimonio né dopo e che il 10/08/2003 non ero affatto agitata e/o tesa e non avevo pronunciato alcun tipo di insulto verso nessuno in pochi attimi della consegna e che ero partita via subito, che la Miano si era avvicinata e si era presentata solo insieme ai Carabinieri già dopo la mia partenza, che prima dell’arrivo dei Carabinieri la situazione era tranquilla e lui era felice di avere liberato i figli, che non esisteva alcun tipo di manifestazione o tumulto tanto meno non esistevano cartelli. Il mio ex marito aveva anche testimoniato di non avere ricevuto da nessuno alcun tipo di documento scritto che prescriverebbe le modalità di consegna dei bambini, che bambini sono stati consegnati senza alcun decreto da parte del tribunale dei minori e che non partecipava nella trattative private tra me e la Faganelli, che non esisteva un processo legale, di avere visto la Miano solo in due occasione precedenti per pochi attimi, che la Miano ha violato la legge in suoi confronti e che ha avuto la paralisi proprio perché la Miano gli ha negato l’accesso ai servizi dello Stato e di essere senza tetto e senza fissa dimora a cuasa dell’occupazione dell’abitazione da parte dei criminali e spoglio illegale di tutti i beni e documenti;
9) testimonianza della sig.ra Abruzzo assolta in secondo grado che nel momento di suo arrivo sul posto e la partenza del bus alle 18.00 sul posto non c’erano manifestanti e la situazione era tranquilla;
10) l’articolo di un giornale attestante che la Miano ha chiamato i Carabinieri per difendersi “dalla penna e dall’obiettivo”;
11) fotografie che attestano che la Miano non si era avvicinata alla mia famiglia, che non era arrivata sul posto della consegna insieme con le Corso e Gargano ma in momenti diversi mentre erano arrivate insieme solo fino alle file dei bus che dividevano il posto della consegna dalla piazza della Vittoria, che io non avevo “preso la bambina per la mano” ma l’aveva tenuto in biraccio bacciandola e accarezzandola, che nel momento della consegna le Corso e Gargano si trovavano dietro alle mie spalle e non nella direzione opposta da dove sono arrivati bambini;
12) descrizione della mia cultura nazionale nel libro “Passport Russia – il passaporto per il mondo di economia globale” di Charles Mitchell, capitolo 14 “Nomi e forme di cortesia” nella sezione “Qualche consiglio”: “Turpiloquio – Tanto nelle conversazioni ufficiali che in quelle sociali evitate sempre di usare il linguaggio volgare. I russi tengono molto alle convenzioni e non amano, specie in presenza di una donna, che si parli in modo sboccato. Poiché danno grande importanza al modo di comportarsi, chiunche usi un linguaggio scorretto può perdere facilmente la credibilità ai loro occhi ed essere bollato come un rozzo maleducato proveniente dai bassifondi”, la quale attesta che non potevo usare imprecazioni più volte ripetute dalla Miano sull’udienza del 27/03/2008 in forza della mia cultura nazionale;
13) il fatto che il comune di Sesta Godano si era rifiutato di presentare al giudice gli atti relativi al lavoro dell’assistente sociale Miano da me richiesti con l’istanza del 1/04/2008 ai sensi dell’art. 391 quater C.P.P., compiendo il reato di rifiuto degli atti d’ufficio, in rifuto attesta la malafede della Miano;
14) il fatto che la Miano ho ha presentato nemmeno un documento in conferma delle proprie affermazioni;
15) citazione del tribunale dei minori con il difetto di nullita, il decreto N.1196 di detezione carceraria dei minori e affidamento agli ignoti non avente efficaccia legale con realta di notifica, il decreto N.1545 con relata di notifica non avente efficaccia legale a causa di nullità della citazione e l’atto di impugnazione - attestanti l’inesistenza di un processo e nullità dei decreti emessi a causa di violazione degli artt. 163 e seguenti del C.P.C.., 336 C.C., artt. 1-5 l.. 149/2001 – il che attesta che la Miano non era affidataria di miei figli a causa di inesistenza dei decreti regolari e aventi efficaccia legale;
16) il fatto che la Miano era nello stato di rabbia e di ira per il fatto di perdere il frutto dei reati dalla stessa compiuti, la perdità del frutto dei reati la faceva sentire frustrata e piena di aggressività, tensione, furia e ira (termini usati dalla Miano nel racconto e proiettati sugli altri). Valutazione dello stato patologico della Miano il 10/08/2003 e il fatto che l’affermazione relativa alla vendità dei bambini poteva essere una confessione compulsiva involontaria da parte della Miano del reato commesso nello stato di agitazione, tensione, ira e furia;
17) il fatto che io non avevo motivi di insutare la Miano;
18) il fatto che la Miano ha omesso di prendere la firma attestante la consegna dei minori e quindi non si era avvicinata alla mia famiglia e non si era presentata;
19) il fatto che io non ero in grado di riconoscere la Miano in quanto l’avevo visto 3 volte nella vita per 15 minuti scarsi e non riuscivo a ricordarla, uguale come la Miano stessa non ricorda le persone da lei indicate ai Carabinieri con le cui ha passato 1,5 – 2 ore il 10/08/2003 e non mi aveva riconosciuto in corridio prima dell’udeinza del 27/03/2008 e viceversa;
20) la mia dichiarazione sul mio stato d’animo del 10/08/2003 che non ero tesa, non ero agitata e/o infuriata, arrabiata, risentito o altro attribuibile alla Miano, ma ero felice, contenta e avevo sentimenti di gioia e di vittoria sulla criminalità. Inoltre non ho conflitto di interessi con la Miano in qaunto il mio interesse è osservare la legge e nient’altro, mentre la Miano ha conflitto con la legge che non vuole osservare e in automatico è in conflitto con me e con qualsiasi persona che rispetta la legge;
21) valutazione del fatto che sul posto della consegna non esissteva la situazione tesa e/o altamente “infiammabile” ma grande confusione e caos in mezzo al quale le persone non riuscivano neanche comunicare tra di loro e vedere cosa succede, derivante dalla presenza dei passageri dei pullman che arrivavano e partivano, del posto di alto passaggio nel centro storico-turistico di Genova, dalla presenza dei bar e dei negozi;
22) valutazione del livello culturale degli insulti attribuiti alle persone, i quali sono al livello di una persona primitiva e non laureata proprio di livello della Miano, la cui non è laureata, il che attesta che la Miano ha inventato questi insulti;
23) situazione coi tribunali dei minori e servizi sociali italiani in generale, i quali adoperano spostando bambini nella modalità di tratta – cioè senza osservare la legge, rispecchiata dalla causa Scozzari/Giunta a Strasburgo, dalle dichiarazioni del senatore Gerardo Agostini, dell’avvocato Andrea Emilia Falcetta, dagli articoli dei mass-media, dai video dei cittadini privati pubblicati in rete, dai libri, per esempio l’ultimo uscito “Rapita dalla giustizia”. In vista di che la definizione del “lavoro” di un assistente sociale disonesto può essere veramente paragonato alla vendità dei bambini e non è quindi affatto un insulto ma solo constatazione del fatto in sé.

ALTRE PROVE CHE POSSONO ESSERE ASSUNTE
1) Può essere sentito il testimone da me indicato il cui è stato ritenuto sovrabbondante;
2) Il Console Estone – da me indicato come testimone però non invitato dal giudice in modalità prevista per diplomatici (io non lo posso invitare visto il rango e posizione sociale);
3) Confronto tra le Miano, Corso e Gargano a causa delle contraddizioni nelle dichiarazioni ai sensi dell’art. 211-212 C.P.P.;
4) Ulteriore assunzione dell’informazione dal Carabiniere sulle questioni sulle quali non sono state fatte le domande, l’ascolto del secondo Carabiniere chi aveva firmato il verbale del 10/08/2003;
5) Presa degli atti dal comune di Sesta Godano e verifica che a partire dal 15/10/2001 negli atti mancano: inviti protocollati alla mia famiglia di presentarsi sugli appuntamenti fissati in seguito alla istanza presentata il 15710/2001, studio economico della mia famiglia, studio sociale della mi famiglia, studio della situazione, progetto d’assistenza orientato alla risoluzione con l’offerta di più vie di risoluzione possibili, scheda dellla famiglia e il diario degli eventi, ricevute di consegna dei servizi e di aiuto economico alla mia famiglia, spese sostenute per attuazione del reato di sequestro di miei figli e spese per detenzione di miei figli nei posti di detenzione, progetto d’assistenza ai minori e alla famiglia per il rientro urgente dei minori in famiglia, documentazione attestante l’organizzazione dei rapporti dei minori coi genitori, parenti e amici nel periodo 1/07/2003 – 9/08/2003;
6) Richiesta degli atti dal tribunale per i minori, in particolare degli atti di trasmissione dei decreti per la notifica e delle relate di notifica;
7) ricerca di altre persone che erano presenti sul posto il 10/08/2003 nel momento della consegnadei bambini in particolare gli agenti di Polizia e Carabinieri che seguivano indagini per il sequestro di miei figli.

E’ logico che deve essere indicata almeno una prova a mio carico in caso di condanna, che deve essere motivato e valutato il rifiuto delle prove al mio favore e che deve essere eliminato tutto il falso non provato dal testo delle sentenze.

Viste le gravità di violazioni e esplicito trattamento non pari e discriminatorio nei miei confronti chiedo di provvedere per regolarizzare la situazione in corrispondenza con la legge italiana.
Chiedo anche di assengarmi un avvocato per presentare il testo con le formalità previste.

In fede,
Babenko Olga


Timbro attestante la consegna:




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