L'art. 498 p.1 C.P.P. prevede: "Le domande sono rivolte direttamente dal pubblico ministero o dal difensore che ha chiesto l'esame del testimone".
L'art. 6 p.3 lett.D della L. 848/1955 (convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo) invece prevede: "In particolare, ogni accusato ha diritto di ESAMINARE E FAR ESAMINARE i testimoni a carico ed ottenere la convocazione e l'esame dei testimoni a discarico nelle stesse condizioni dei testimoni a carico".
In base di questi leggi il 22 gennaio 2008 ho inviato all'avvocato Bracco Debora, la cui mi è stata assegnata d'ufficio, la bozza dell'elenco delle domande da fare alla controparte e la carabinire-testimone con lo scopo di stabilire la verità dei fatti e dimostrare la cattiva fede e reato di calunnia e falso ideologico della Miano e delle sue dipendenti. Nella stessa lettera ricordavo all'avvocato di invitare come testimone il console estone (nonostante esplicita richiesta l'avvocato ha omesso di invitarlo), di contestare l'omissione delle indagini da parte della p.m. e pezzi falsi della relazione dei carabinieri di Genova (nonostante la richiesta nulla di ciò è stato fatto). Su richiesta invio la copia della lettera, non la pubblico per l’eccesso di dati e informazioni personali e anche per non dare alla mia controparte la possibilità di prepararsi per rispondere.
L'avvocato mi assicurava di avere capito l'idea e di avere elabortato per bene le domande per l’udienza. Mi assicurava che se la Miano dicesse il falso sulla questione dell’affidamento dei bambini e degli eventi avrebbe subito provveduto con la richiesta di atti di prova attestanti il dichiarato per contestare il falso della dichiarazione. Invece sull’udienza l’avvocato non aveva fatto neanche una delle domande indispensabili, omettendo di sottoporre la parte calunniatrice e il carabiniere-testimone all’esame. In seguito al racconto delirante-infantile della Miano Silvia l’avvocato non ha chiesto alla Miano neanche un atto del suo ufficio o degli altri uffici, permettendo alla Miano di mentire e dichiarare il falso senza essere immediatamente contestata e messa in difficoltà.
Nell’arco dell’ascolto della parte calunniatrice e del carabiniere sorgevano altre domande, per esempio bisognava capire cosa intendeva la Miano sotto il termine "agitata", quali sintomi avrebbe osservato per descrivere me con il termine "agitata", cosa vuol dire "atteggiamento di sfida", in cosa si esprimeva, come la Miano può spiegare che sulla foto è ritratto che io abbracciavo la figlia dopo la consegna e "l’avevo preso per la mano" ecc.. Bisognava chiedere gli atti ulteriori in quanto la Miano aveva fatto affermazioni nuove.
La Miano è stata illecitamente favoreggiata tramite omissione delle domande e tramite omissione della richiesta di presentare gli atti attestanti il proprio dichiarato (in qualità di pubblico ufficiale la Miano ha il dovere di redigere gli atti realtivi al proprio lavoro e di conservare diligentemente, protocollando, tutti gli atti ricevuti e inviati).
Non volevano farle fare un brutta figuraccia?
Anche al carabiniere non sono state fatte le domandi utile a chiarire la verità dei fatti e non sono state chieste le delucidazioni sul contenuto del verbale.
Gli atti non chiesti alla Miano nell’arco del processo si descrivono nel post "Richiesta atti al comune di Sesta Godano". Non scrivo qua le domande non fatte in quanto queste domande devono essere ancora fatte e non voglio rovinare la "sorpresa"… ;-)
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