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12 febbraio 2009

INTERVALLO II - " ACCUSE" CONTRO DI ME

“ACCUSE” DI FATTO CONTRO DI ME

10/08/2003 – giornata della consegna dei minori

Davanti ai Carabinieri di Genova io non sono stata accusata di nulla. Il mio cognome non si indica nel testo del verbale dei carabinieri in quanto la Miano & C° non avevano nulla contro di me e non mi hanno indicato ai carabinieri, non mi hanno accusato di nulla, carabinieri stessi non hanno trovato necessario identificarmi (nel caso se ero ancora presente sul posto).
Accuse contro altre persone si basavano sul fatto che mio ex marito ed alcuni giornalisti avrebbero avvicinato la Miano durante l’attesa della partenza del pullman, il mio ex mairto a dire della Miano voleva salire sul pullman coi figli e che quando la Miano glielo avrebbe negato sarebbe “diventata l’oggetto degli insulti” insieme con la Corso (Gargano no). (Ovviamente, la Miano non aveva alcun tipo di potere di proibire o impedire alle persone di salire su un mezzo pubblico, un tale comportamente sarebbe stato proprio la violazione dell’ordine pubblico).
Non facevo parte del gruppo delle persone accusate (che si era creato sul posto dalle persone a cui sono stati presi documenti con lo scopo di identificazione).
Le Miano e Corso minacciavano giornalisti di una persecuzione tramite querele ingiuste, costringendo loro a non pubblicare articoli di cronaca della consegna dei bambini, il che si indica nel testo del verbale dei carabinieri.

11/08/2003

Le Miano, Corso e Gargano hanno mentito ai Carabinieri di Borghetto di Vara sul fatto di mia identificazione da parte dei Carabinieri di Genova, sapendo perfettamente che io non sono stata identificata, in quanto hanno ricevuto dai carabinieri l’elenco di dati personali di tutte le persone identificate, hanno mentito che io sarei stata identificata, compiendo il reato di falso ideologico doloso.
C’è da aggiungere che le donne hanno passato bel un’ora e mezzo o addirittura due ore in compagnia delle persone identificate dai carabinieri e hanno visto perfettamente che la donna identificata era una sola e non due. Sull’udienza del 27/03/2008 la Miano ha dichiarato di ricordare tutti i nomi delle persone che sono state identificate.
Mi hanno attribuito la frase: “ECCO LA VENDITRICE DEI BAMBINI – VERGOGNATI, GUARDATE COM’E’ CON LA MINIGONNA”, la quale avrei detto alla Maino in un posto non precisato e in un momento non precisato, “immediatamente”.
E’ stata cambiata la versione dei fatti generale, questa volta la Miano non è stata avvicinata dai giornalisti e mio ex marito, ma insultata subito e insieme con altre due sue colleghe.
La querela contenente questa accusa contro di me è stata firmata da tutte queste donne.

27/03/2008 - udienza

Il Carabiniere ha testimoniato di non avermi mai visto nella vita, di non avermi identificato il 10/08/2003 e che non facevo parte del gruppo delle persone accusate dalle Miano & C°. Il carabiniere presentava la mia totale estraneità ai fatti descritti sul verbale.

Le Miano & C° erano entrati in contraddizone con il loro dichiarato ai carabinieri di Genova del 10/08/2003: nessuna delle donne ha accennato del fatto che la Miano avrebbe avuto voglia di impedire al mio ex marito di salire su un mezzo pubblico e che gli ipotetici insulti sarebbero partiti solo dopo azioni contrari all’ordine pubblico e al buon senso da parte della Miano. Le donne hanno affermato che ipotetici insulti sarebbero partiti “immediatamente” in un momento non precisato e in un posto non precisato (si ricorda che il posto della consegna è molto grande, di lungezza di 30-50 metri, ed era diviso dalla piazza della Vittoria con ben tre file dei bus e macchine, il che impediva la visione verso la piazza alle persone presenti sul posto della consegna e viceversa). Una tale contraddizone è il reato di falso ideologico e di falsa testimonianza.

Le Corso e Gargano, le cui si trovavano dietro alle spalle della nostra famiglia nel momento della consegna dei bambini, nella direzione opposta da dove sono arrivati i bambini, e non insieme alla Miano (Gargano: “ero un po’ distaccata”, Corso: “Io ero poco più distante”), il che si attesta precisamente dalla foto di prova, e le cui hanno perfettamente visto e sentito ogni parola mia, del mio ex marito, dei nonni e degli altri parenti dei bambini, hanno dichiarato di “non ricordare” se io e mio ex marito abbiamo detto qualcosa:
Corso: “NON RICORDO SE LA BABENKO ABBIA INSULTATO LA MIANO”, “Non ricordo se la Miano abbia interloquito con chi scattava foto, non ricordo se è stata ingiuriata” (come si vede, la Corso ha messo in dubbio proprio il fatto se la Miano sia stata ingiuriata). “Ci sono state parolacce i insulti. NON RICORDO LE PAROLACCE. QUALCUNO HA INGIURIATO. NON RICORDO FRASI PRECISE”.
Gargano:
IO CONOSCEVO LA SIGNORA BABENKO. NON RICORDO SE HA DETTO QUALCOSA. … LA SIGNORA BABENKO MI ERA STATA INDICATA COME LA MADRE DEI BAMBINI, PRIMA DEI FATTI AVEVO INCONTRATO SOLO IL SIG. MERCIER” (inzialmente la Gargano ah mentito di conoscermi, quando gli è stato chiesto dove e quando mi avrebbe conosciuto, lei ha risposto di non avermi mai incontrato e, quindi, di non conoscermi; il fatto sottolinea l’inaffidabilità della donna in qualità di testimone e le capicità della stessa a mentire dapertutto senza un minimo di pudore e di buon senso).
NON MI SEMBRA DI AVERE VISTO LA SIGNORA MIANO CON QUALCUNO” (questa frase attesta che la Miano era da sola da qualche parte e, quindi, non poteva essere insultata in quanto non era “con qualcuno” vicino), si deduce anche che le donne non potevano neanche essere insultate tutte insieme.
Le Corso e Gargano hanno sentito ogni mia parola e dovevano riferire le parole d’amore dette da me ai figli in mia lingua nativa (parlo coi figli solo in mia lingua nativa in quanto parlare usando cattivo italiano non è un’azione coerente).

La Corso mi liberava da ogni accusa, affermando: “QUELLI CHE HO VISTO IO ERANO TUTTI LI, NON HO VISTO NESSUNO ALLONTANARSI”, invece io con i miei figli e tutti i parenti mi ero allontanata dal posto subito dopo avere ricevuto indietro bambini: alle 17.55 bambini erano apparsi sul posto, alle 18.00 abbiamo preso uno dei pullman che si trovavano sul posto per allontanarsi – il che attesta che io non c’entravo nulla con le persone prese di mira dalle Miano & C°.

Nessuno delle persone sentite ha accennato della frase a me attribuita nel capo di imputazione “ECCO LA VENDITRICE DEI BAMBINI – VERGOGNATI, GUARDATE COM’E’ CON LA MINIGONNA”: né carabiniere, né Miano, né Corso, né Gargano.

Quando la Miano era entrata in una delle contraddizioni con se stessa la p.m. le ha fatto la domanda: “Signora, ma lei ricorda almeno la frase attribuita alla sig.ra Babenko in capo di imputazione? La può dire, per cortesia?”, su di che la Miano rispondeva: “RICORDO DELLA FRASE DELLA BABENKO CHE MI HA RIVOLTO DI CUI IN CAPO DI IMPUTAZIONE. L’ATRA DONNA PRESENTE E CHE è STATA IDENTIFICATA IN MIA PRESENZA HA DETTO “MALEDETTE, MALEDETTE”. RICORDO I NOMI, TUTTI FURONO IDENTIFICATI IN MIA PRESENZA” (verbale pag.9). Come si vede, la Miano ha evitato di rispondere alla domanda e sul posto di rispondere e di dire la frase ha parlato di altra donna. Con “RICORDO I NOMI, TUTTI FURONO IDENTIFICATI IN MIA PRESENZA” la Miano stessa conderma la mia estranietà ai fatti in quanto non sono stata identificata. Come si vede, la Miano non ricordava minimamente di cosa mi aveva calunniato.
Pronunciando: “le persone sono state identificate queste persone” (pag. 7 verbale) relativamente alle persone che ipoterticamente insultavano, la Miano ancora una volta mi ha liberato da ogni tipo di accusa e sottolineava l amia estraneità ai fatti, in quanto io non sono stata identificata e, quindi, non insultavo.

In più la Miano diceva: “NON RICORDO QUALE OFFESA SPECIFICA MI RIVOLSE LA BABENKO. NON RICORDO GESTI OFFENSIVI DA PARTE DELLA BABENKO” (il che attesta che la Miano mi ha querelato solo per il gusto di querelare, senza avere aclun tipo di pretesa contro di me).

Le frasi “…abbiamo incontrato la Babenko, che ha preso i bambini insieme a Mercier e nel tratempo insultava…”, “La signora Babenko era molto agitata, ha preso subito la bambina per mano, ha detto parolacce, il signor Mercier faceva di tutto per agitarla ancora di più” sono state smontate tramite prova delle foto: la foto testimonia che io tenevo la bambina in braccio e la baciavo, avendo la bocca occupata e non essendo in grado di insultare, e che non avevo preso la bambina “per mano”. Dalla foto si vede anche che la Miano non si trovava nelle vicinanze della mia famiglia e che non era insieme con le Corso/Gargano.

Il fatto che la Miano non sa come era avvenuta la consegna dei bambini attesta che la Miano non aveva visto il momento della consegna dei bambini in quanto non era presente sul posto della consegna (rimanendo in mezzo ai bus parcheggiati in tre file). Alla Miano non è stato chiesto che tipo di titolo di studio avrebbe per poter essere capace di valutare se persone sono agitate o meno (la Miano non è neanche laureata), in base di quali sintomi precisi la stessa aveva concluso che io sarei “agitata” e che cosa di preciso faceva il mio ex mairto “per agitarmi ancora di più” (sic!). Di fatto la Miano ha attribuito a me i sentimenti propri, descrivendo quello che sentiva lei stessa, il che si conferma anche con questa frase: “Io ricordo la frase di “Miss Pechino” perché questa frase detta da Mercier fece infuriare la Babenko” – è ovvio che una tale frase non mi poteva far infuriare in quanto non mi riguarda, caso mai mi poteva far ridere, il che avrebbe infuriato sempre solo la Miano. La frase poteva infuriare solo il direttamente interessato. La frase accenna delle sentenze del tribunale, però non esistevano sentenze del tribunale, delle sentenze parla solo la Miano quando mente, esistono una citazione con difetto di nullità e due decreto con difetto di nullità non aventi efficaccia legale. Il fatto che la Miano ha indicato sentenze in realtà inesistenti attesta che la frase ha inventato lei stessa in quanto il mio ex marito non potevo dire un’assurdità del genere.

La Miano è stata sola che ha parlato di abito “nello stile cinese”, gli altri cittadini che l’avevano visto hanno definito lo stile “da passegiatrice” italiana o “da lucciola” italiana, nessuna mente sana poteva collegare l’abito nero lucido stretch con le rose rosso fuoco, che brillava nella luce del sole in una maniera incredibile, con lo stile cinese e/o Pechino, tali associazioni sono il frutto di una mente gravemente disturbata, il che, a suo turno, attesta che la frase di “Miss Pechino” è stata inventata dalla Miano stessa, in quanto solo lei collegava l’abito con lo stile cinese. Da parte mia non avevo visto la Miano in quel giorno e, purtroppo, non ho potuto visionare e valutare l’abito famigerato e le cosce che si vedevano da sotto minigonna e negli spacchi, però ne ho sentito parlare tanto anche nei notiziari TV, nessuno però diceva che l’abito fosse “nello stile cinese”.

La Miano ha dichiarato: “Nei miei confronti il sig. Mercier e la Babenko durante i colloqui sono stati sempre genitli” (si precisa che durante quei pochi “coloqui” di durata brevissima al massimo 5 minuti ciascuno, tre con me, due con il mio ex marito, la Miano compieva reati: il 15/20/2001 rifiuto di atti d’ufficio, il 29/05/2003 è stato preparato un attentato su di me nell’arco del quale hanno colpito un’altra donna al posto mio, in quanto la Miano e i suoi complici non mi conoscevano e non erano in grado di riconoscermi, la Miano adoperava sotto un nome falso, la sua vera identità è stata scopertta solo anni dopo; il 9/06/2003 la Miano ha compiuto gli atti di intimidazione e minaccia contro il mio ex marito – lo scopo non è stato ancora chiarito, forse la donna si era rifiutata dalle intenzioni iniziali vedendo che il mio ex marito si era rivolto subito alle autorità giudiziarie; il 24/07/2003 la donna si era rifiutata di eseguire gli ordini del tribunale dei minori e di collaborare coi giudici compiendo reati degli artt. 388 e 328 C.P.). Se noi eravamo genitli quando la stessa compieva reati in maniera arrogante e volgare, non potevamo improvvisamente diventare “non genitli” nell’unica occasione quando la donna non compieva reati e addirittura stava restituendo il frutto dei reati – bambini rapiti, il che per noi era il motivo di felicità e gioia.

Con la frase: “Con i suoi figli signora Babenko parlava italiano. Io non l’ho mai sentito parlare in estone” la Miano ha attestato che non aveva alcun tipo di contatti con me e con la mia famiglia, cioè non mi conosceva minimamente, che io non avevo fatto la domanda al mio figlio in presenza della Miano se la stessa “è stata buona” – la Miano ha smontato da sola una delle proprie mezogne, in quanto non era in grado di capire la mia lingua e di che cosa parlavo coi figli e coi parenti (con i miei figli io parlo eslusivamente in mia lingua nativa e non in uno “storto” e sgrammaticato italiano) - il che conferma la versione che la Miano mente e che ha calunniato la sig.ra Abruzzo pensando che fossi, sbagliamdo la persona.


***

Come si vede, già la parte calunniatrice confermava la mia estraneità ai fatti, affermando che quelli che ipoteticamente isnultavano sono stati identificati tutti, mentre io non sono stata identificata, il che è stato precisamente confermato dalla testimonianza del carabiniere. Nessuno di quelli che insultavano si era allontanato dal posto, invece io ero andata via 5 minuti dopo avere ricevuto i figli (come è stato pattuito nelle trattative private con la Annamaira Faganelli).
Tra tutti gli accusati sono l’unica persona non identificata e estranea ai fatti e al gruppo di persone coinvolto.
Né carabiniere – testimone, né parte calunniatrice non hanno confermato la frase a me falsamente attribuita. Il carabiniere non ha sentito le frasi asserite dalla Miano & C°. La parte calunniatrice ha asserito di non ricordare nulla (in quanto non riuiscivano ricordare troppe menzogne).




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