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4 maggio 2011

31. ATTO XXII - PUBBLICA RICHIESTA AI GIUDICI SANTARELLA E DAGNINO DI CORREGGERE FALSITA' E MENZOGNE NELLE SENTENZE DEL PROCEDIMENTO N. 6403/03

Al giudice di pace dr. Filippo Santarella
gdp.genova@giustizia.it 

Al giudice monocratico dr.Giuseppe Dagnino
tribunale.genova@giustizia.it
prot.tribunale.genova@giustiziacert.it

Per conoscenza al Presidente del Tribunale di Genova
tribunale.genova@giustizia.it
prot.tribunale.genova@giustiziacert.it


Al giornale “Il Secolo XIX”
redazione@ilsecoloxix.it

Olga Babenko
(0039)340 27 41 271

Da: Babenko Olga olgababenko@yahoo.it; A:urp.genova@giustizia.it; gdp.genova@giustizia.it; tribunale.genova@giustizia.it  Sab 7 maggio 2011, 02:18:21



PUBBLICA RICHIESTA DI CORREGGERE FALSITA' E MENZOGNE NELLE SENTENZE DEL PROCEDIMENTO N. 6403/03

Egregi giudici,

Con grande tristezza ho potuto constatare che con il vostro comportamento e con le sentenze non corrispondenti ai requisiti della legge da voi emessi nell'arco del procedimento suindicato avete confermato la famosa dichiarazione di Berlusconi “I MAGISTRATI ITALIANI SONO CRIMINALI”. Avete omesso di indicare e di valutare nelle vostre sentenze le prove assunte in mio favore e a sfavore della mia controparte, tra cui la testimonianza di un Carabiniere, di un giornalista del giornale “Il Secolo XIX”, di un barista, una serie di fotografie e documenti. I testi delle vostre sentenze sono piene di denigrazioni ingiuriose e diffamanti nei confronti miei e della mia famiglia, di falso delirante e delle vostre menzogne personale contrari alle prove assunte.

Vi ricordo un po' del processo: le accuse sono partite dall'assistente sociale del comune di Sesta Godano di nome Silvia Miano, che esercita senza essere laureata mentre la legge prevede l'obbligatorietà della laurea, e di due sue dipendenti – l'operatrice sociale Fiorella Corso e l'autista Paola Gargano (entrambe non laureate). Il 1/07/2003 le donne hanno compiuto il reato di sequestro e di sottrazione di miei figli minori, la Miano aveva chiesto trecento mila euro per la loro restituzione. Il 10/08/2003 Autorità Giudiziarie Italiane ed Europei, che si occupavano del reato e della ricerca dei bambini, hanno obbligato criminali di restituire i bambini. I criminali hanno fissato la consegna in Piazza della Vittoria di Genova e non in un ufficio statale, agendo nello stile di veri gangster e non come dipendenti statali.
Non esisteva un punto preciso della consegna dei bambini, la zona della consegna era “la fermata di pullman” della Piazza Vittoria, che è lunga circa 40-50 metri, forse anche di più. E' un luogo storico di altissimo passaggio turistico e dei passeggeri di pullman e dei treni della stazione ferroviaria che si trova vicino. L'ora fissata per la consegna era 17.55. Era la seconda consegna pattuita, nessuno credeva che i criminali avrebbero consegnato bambini, in quanto nella prima occasione i bambini non sono stati restituiti, però per miracolo, i bambini sono stati restituiti. La mia famiglia era accompagnata da Carabinieri e Agenti della Polizia che si occupavano della situazione (in vista delle minacce, si temeva che i bambini avrebbero potuti essere uccisi o mutilati al pubblico, visto il luogo scelto dai criminali per la consegna). Sul luogo c'era una ventina di pullman e continuo via-vai di turisti e passeggeri. Alle 18.00 io e i miei familiari eravamo partiti dal posto della consegna, sul posto era rimasto solo il mio l'allora congiunge, anche lui calunniato e coimputato nel processo in questione, già assolto. I miei figli sono stati sentiti da un agente subito dopo la consegna.
Il sequestro dei bambini è stato seguito al livello internazionale, per ciò sul posto c'erano tanti politici, personalità e giornalisti, nonché cittadini curiosi.
Alle 17.55 i bambini erano apparsi da soli sul luogo, non accompagnati, uscendo da mezzo dei pullman. Secondo la ricostruzione fotografica e secondo la testimonianza dei bambini, la Miano era rimasta in mezzo ai pullman, mandando i bambini da soli sul posto della consegna, e le Corso e Gargano erano arrivati sul luogo prima, mescolandonsi tra altri cittadini. La prova fotografica attesta che nel momento di consegna le Corso e Gargano erano dietro alle spalle mie, nella direzione opposta da dove sono arrivati i bambini, e che la Miano non c'era con loro (= non erano arrivate insieme sul posto della consegna).
Io non conoscevo le Corso e la Gargano, e non sapevo chi fossero, le donne non si erano avvicinate, in quanto non mi conoscevano neanche loro e non sapevano chi fossi.
La Miano era arrivata sul posto della consegna dopo, alle 18.15 – 18.20 circa, forse anche più tardi, quando la mia famiglia non c'era più e la maggior parte delle persone era andata via. La Miano era accompagnata dai Carabinieri da lei chiamati e ha aggredito giornalisti e cittadini che ancora rimanevo sul posto, minacciando giornalisti di non scrivere articoli sulla consegna dei bambini (di fatto compiendo il reato di violenza privata). Le persone indicate dalla Miano con un dito sono state identificate e indicate nel verbale, il mio nome non c'è. Le persone sono state trattenute dai Carabinieri per più di un'ora, stando intorno alla macchina dei Carabinieri e formando in gruppo trattenuto forzatamente. Prima del fermo da parte dei Carabinieri, sul posto non c'erano gruppi di persone, il che si attesta dalle prove fotografiche.
Il giorno dopo la Miano e le sue dipendenti sono andati dai Carabinieri di Borghetto di Vara e hanno presentato la querela, accusando persone identificate e me, e calunniando tutti di averla insultato, cambiando la versione dei fatti detta ai Carabinieri di Genova il giorno prima.
La pubblico ministero responsabile per indagini, Sabrina Monteverde, ha omesso di indagare, per ciò non sono stati reperiti agenti di Polizia e Carabinieri che mi avevano accompagnato sul luogo di consegna; nessuno delle persone identificate è stato sentito. Il processo è iniziato nel 2007 senza alcun indagine fatta e senza sapere se la Miano è veramente vittima di ipotetici reati o delinquente-calunniatrice.

Nell'arco del processo il carabiniere che accompagnava la Miano ha testimoniato che io non sono stata identificata e di non avermi mai visto. La Miano dichiarava che tutte le persone che l'avrebbero insultata sono state identificate dal carabiniere-testimone – liberandomi da ogni responsabilità e da ogni accusa come persona estranea ai fatti.

Atri due testimoni sentiti, un giornalista del giornale “Il Secolo XIX” e un barista, dichiaravano esplicitamente che nessuno ha insultato nessuno sul luogo della consegna, che c'era l'atmosfera di festa per la liberazione dei bambini dalle mani dei criminali, che l'atmosfera si era deteriorata esclusivamente dopo l'arrivo della Miano accompagnata dai Carabinieri e il fermo per l'identificazione.

Le dipendenti della Miano, le Corso e Gargano, interrogate, dichiaravano di non ricordare se io avrei ingiuriato o no, nonostante la prova fotografica attesta che nel momento della consegna si trovavano dietro alle mie spalle a distanza di alcuni metri e hanno sentito ogni parola. Le Corso e Gargano entravano in contraddizione con la Miano e con il Carabiniere, evidenziando il reato di falso.

La Miano era entrata in contraddizione con sé stessa, con Carabiniere, con testimoni, con le sue dipendenti e con prove fotografiche e documentali. La Miano e il sindaco del comune di Sesta Sodano si erano rifiutati di presentare atti d'ufficio della Miano in conferma delle sue affermazioni menzognere, false, diffamatorie e deliranti contro al mia famiglia, il che equivale al reato dell'art. 328 c.p.. Il rifiuto di fornire atti d'ufficio in conferma del proprio dichiarato attesta esplicitamente menzogne e il reato di falso ideologico da parte della Miano. Il giudice Santarella ha omesso di richiedere forzatamente atti dal comune.

Il mio ex coniuge testimoniava esplicitamente che io non uso il linguaggio primitivo e volgare a me attribuito dalla Miano, visto anche che sono laureata e la Miano non lo è, e la conseguente differenza culturale e sociale.

La “ciliegina sulla torta” consiste nel fatto che la Miano ha dimenticato l'accusa a me attribuita – come potete rileggere nel verbale dell'interrogazione. Il che attesta che io non avevo mai detto la frase a me attribuita e la Miano, altrimenti l'avrebbe ricordato, e che non ha subito alcun danno.
Alla calunniatrice Miano non sono state chieste prove in conferma dei danni subiti, il rimborso danni le è stato regalato senza dovere di provarlo.

Nelle vostre sentenze avete dimenticato di indicare la testimonianza del Carabiniere in mio favore e contro la Miano e le sue dipendenti, la mia estraneità ai fatti, la testimonianza del giornalista del “Secolo XIX” in mio favore e contro la controparte, la testimonianza del barista in mio favore e contro la controparte, il fatto che il giornalista e barista erano testimoni miei, l'esistenza del testimone in mio favore non sentito per “sovrabbondanza delle prove”, la testimonianza del mio ex coniuge in mio favore, il rifiuto da parte vostra di sentire il Console Estone, le contraddizioni e contrasti tra Miano/Corso/Gargano e il Carabiniere-testimone, il rifiuto di fornire atti d'ufficio per provare proprie affermazioni da parte della Miano. Avete dimenticato di descrivere il luogo della consegna e il materiale di prova fotografica.


Qual'è il motivo di un tale vostro comportamento nei miei confronti? La mia controparte vi ha pagato o ricompensato in qualche altra maniera? Come mai avete discriminato il Carabiniere e il giornalista del “Secolo XIX” non trascrivendo le loro testimonianze in mio favore nelle vostre sentenze?

* * *

Con la presente vi invito pubblicamente di adempiere la legge italiana sui requisiti delle sentenze - art. 546 C.P.P., e di correggere le vostre sentenze piene di omissioni, falsità e vostre menzogne personali contrarie alle prove acquisite, e in particolare:

- chiedo di indicare le conclusioni mie – assoluzione per non aver commesso fatto con la condanna della controparte per la calunnia, che non avete indicato;
- chiedo di inserire nelle sentenze la concisa esposizione dei motivi di fatto e di diritto su cui la decisione è fondata, indicando le prove assunte che devono essere poste a base della decisione, tra cui testimonianze di Carabiniere, giornalista, barista, mio ex coniuge; la testimonianza scritta di miei figli, prove fotografiche e documentali: la piantina del posto della consegna dei minori, fotografie, articoli giornalistici, comunicati stampa delle associazione per la difesa dei diritti umani, la nota del Demanio che attesta che la mia abitazione non è stata mai sigillata o “presa” dal Demanio ma occupata dai delinquenti tramite reato di violazione del domicilio, la lettera del comune di Sesta Godano attestante che nella data del 10/08/2003 non avevo documenti personali, e quindi, non potevo viaggiare a attraversare frontiere; la documentazione del tribunale minorile di Genova attestante l'inesistenza dei decreti aventi efficacia legale; altri documenti prodotti;
- chiedo di valutare tutte le prove, tra cui le contraddizioni tra la mia controparte, il loro contrasto con testimonianza del Carabiniere e di altri testimoni; il fatto di dipendenza lavorativa delle Corso/Gargano dalla Miano e il rischio di perdere il lavoro in caso di disubbidienza agli ordini della stessa;
- chiedo di inserire nelle sentenze l'elenco delle contraddizioni della mia controparte e l'elenco di contrasti con la testimonianza del Carabiniere,
- chiedo di inserire nel testo delle sentenze il fatto che la mia controparte si era rifiutata di presentare atti di proprio ufficio per provare proprie affermazioni diffamatorie relativi alla mia famiglia;
- chiedo di specificare per quale ragione avete omesso di mettere la mia controparte (Miano/Corso/Gargano) a confronto in seguito alle contraddizioni importanti tra di loro durante l'interrogatorio;
- chiedo di inserire nel testo delle sentenze il fatto che le Miano/Corso/Gargano hanno cambiato la versione dei fatti per ben tre volte e hanno fatto dichiarazioni diverse ai Carabinieri di Genova, ai Carabinieri di Borghetto di Vara e durante l'interrogatorio sull'udienza.



Non perdo tempo per elencare tutte le vostre menzogne personali, contrari alle prove assunte, vi chiedo di correggerle in base di atti giudiziari. Prendete in attenzione che non mi avete mai chiesto quali sentimenti avevo nel momento di liberazione dei figli dal sequestro, però mi avete attribuito sentimenti che non avevo – attribuendomi esattamente quelli che aveva la Miano e le sue complici che perdevano il frutto di loro reati: i bambini rapiti e la possibilità di guadagnare sulla pelle dei bambini.



In particolare chiedo di indicare nel testo:
  1. Il fatto che la calunniatrice Miano ha dichiarato che tutte le persone che l'avrebbero ingiuriato sono state identificate, e il Carabiniere testimone ha testimoniato che io non sono stata identificata e di non avermi mai visto, attestando con ciò la mia totale estraneità ai fatti denunciati dalla Miano e l'infondatezza delle accuse;
  2. Il fatto che nessuno di miei molteplici familiari presenti nel momento della consegna è stato identificato; che nessuno dei genitori dei compagni scolastici di amici di miei figli è stato identificato;
  3. Il fatto che nel momento quando era arrivata la Miano sul luogo della consegna, circa 15-20 minuti dopo la consegna, agenti di polizia e carabinieri che lottavano per la liberazione dei bambini dalle mani dei sequestratori erano già andati via, come tante altre persone presenti nel momento della consegna;
  4. Il fatto che le dipendenti della Miano, già inattendibili come testimoni in quanto complici del reato di sequestro di miei figli e come dipendenti della Miano soggetti alle sue volontà, hanno dichiarato di NON RICORDARE se io avevo ingiuriato o meno, nonostante la prova fotografica attesta che nel momento della consegna si trovavano dietro alle mie spalle a distanza di alcuni metri; (Corso: “NON RICORDO SE LA BABENKO ABBIA INSULTATO LA MIANO”, “Non ricordo se la Miano abbia interloquito con chi scattava foto, non ricordo se è stata ingiuriata” ; “Ci sono state parolacce i insulti. NON RICORDO LE PAROLACCE. QUALCUNO HA INGIURIATO. NON RICORDO FRASI PRECISE”. Gargano: “IO CONOSCEVO LA SIGNORA BABENKO. NON RICORDO SE HA DETTO QUALCOSA. … LA SIGNORA BABENKO MI ERA STATA INDICATA COME LA MADRE DEI BAMBINI, PRIMA DEI FATTI AVEVO INCONTRATO SOLO IL SIG. MERCIER”
  5. Il fatto che il giornalista del “Secolo XIX” ha testimoniato in mio favore, dichiarando che io non ho insultato né ingiuriato nessuno nel momento della consegna dei figli;
  6. Il fatto che il barista ha testimoniato in mio favore, dichiarando che io non ho insultato né ingiuriato nessuno nel momento della consegna dei figli;
  7. Il fatto che il mio ex coniuge ha testimoniato che io non ho ingiuriato nessuno e che il linguaggio a me attribuito dalla Miano corrisponde al livello della cultura della Miano e non al mio livello di cultura; che non ho mai imprecato né usato linguaggio osceno – né prima del matrimonio né dopo;
  8. Il fatto che la parte calunniatrice non ha presentato nessun testimone e nessuna prova del proprio dichiarato, la Miano è sola che mi calunnia di avere pronunciato ingiurie, persino le sue dipendenti Corso e Gargano hanno dichiarato di non ricordare (contrariamente a quello che hanno dichiarato nella querela del 11/08/2003);
  9. Il fatto che la Miano ha dimenticato la frase a me attribuita e sulle domande insistenti della pubblico ministero: “Signora, ma lei ricorda almeno la frase attribuita alla sig.ra Babenko in capo di imputazione? La può dire, per cortesia?” ha risposto così: “RICORDO DELLA FRASE DELLA BABENKO CHE MI HA RIVOLTO DI CUI IN CAPO DI IMPUTAZIONE. L’ATRA DONNA PRESENTE E CHE è STATA IDENTIFICATA IN MIA PRESENZA HA DETTO “MALEDETTE, MALEDETTE”. RICORDO I NOMI, TUTTI FURONO IDENTIFICATI IN MIA PRESENZA(verbale pag.9). Neanche le Corso/Gargano ricordavano la frase da loro attribuitami nella querela;
  10. Il fatto che la prova fotografica attesta che nel momento della consegna la mia figlia mi era saltata in braccia e la abbracciavo e baciavo, e non “avevo preso bambino per la mano e ingiuriavo” - come aveva mentito la Miano;
  11. Il fatto che la prova fotografica attesta che le Miano/Corso/Gargano erano arrivate insieme solo fino alle file dei pullman, in mezzo alle file dei pullman si erano divise, nel momento della consegna la Miano non era insieme con le Corso/Gargano, e che, quindi, le donne non potevano essere insultate “tutte insieme e subito” in quanto arrivate sul posto della consegna in momenti diversi; su nessuna delle foto della consegna si vede la Miano, si vedono solo Corso e Gargano;
  12. Il fatto che io non conoscevo le Miano/Corso/Gargano e non ero in grado di riconoscerle, anche loro non conoscevano me e non erano in grado di riconoscermi; il fatto che la Miano non ha presentato atti di proprio ufficio per provare che poteva conoscermi; il fatto che il 29/05/2003 la Miano aveva organizzato un'aggressione su di me, colpendo un'altra donna al posto mio proprio perché non mi conosceva al punto tale di potermi riconoscere; (il mio figlio maggiore ha indicato nella sua testimonianza scritta che la Miano aveva detto anche a loro di non essere in grado di riconoscere me e il mio l'allora coniuge);
  13. Il fatto che i criminali hanno fissato la consegna dei bambini in un luogo pubblico movimentato e non in un ufficio dello Stato;
  14. Il fatto che il luogo di consegna era indefinito, lungo 40-50 metri, una fermata di pullman in Piazza della Vittoria, che sul luogo erano parcheggiati una ventina dei pullman in più file, che dividevano il centro della piazza dalle fermata sotto i portici; tanti pullman arrivavano e partivano in continuazione, vi era un fiume di passeggeri e turisti;
  15. Il fatto che non esistono decreti aventi efficacia legale del tribunale dei minori che potrebbero essere eseguiti, e che la Miano non era e non è affidataria di miei figli, ma sequestratrice, e che il prezzo di riscatto richiesto era trecento mila euro; (ho presentato prove documentali);
  16. Il fatto che da un lato della piazza si trova la Questura e non vi sono stati interventi a causa delle manifestazioni non autorizzate; che la prova fotografica attesta che sul luogo della consegna nel momento della consegna non c'era alcun tipo di manifestazione né persone coi cartelli, né “persone assiepate”, che il Carabiniere sentito non ha visto persone con cartelli; che la parte calunniatrice non ha presentato foto dei manifestanti né foto di cartelli né foto di “gruppo di persone”;
  17. Il fatto che la prova fotografica attesta che sul luogo di consegna erano presenti più donne, e la quantità non era due donne sole – come ha mentito la Miano - ma di più;
  18. Il fatto che la Miano non aveva mai effettuato una visita domiciliare alla mia famiglia, compiendo il reato di omissione di atti d'ufficio, e qualsiasi sua dichiarazione sul domicilio di mia famiglia è falso doloso, in particolare, non sono mai stata “ricoverata” in istituti, case-famiglia, case protette, e luoghi simili – di che ha dato testimonianza anche il mio ex coniuge (la testimonianza scritta è negli atti);
  19. Il fatto che la Miano e i suoi avvocati Mario Scopesi e Barbara Terragnia mi hanno coperto di nefandi insulti, ingiurie e diffamazioni non relativi alle questioni del procedimento senza presentare un documento di prova né testimoni; per esempio, la Terragna, dopo avere dichiarato il falso diffamante che io vivrei “con sussidi del comune di Sesta Godano”, si era rifiutata di presentare ricevute fiscali del ricevimento dei sussidi da parte mia;
  20. Il fatto che la mia abitazione familiare non è stata mai “sigillata” o “presa” dal Demanio – di che ho presentato come prova una lettera del Demanio allegata agli atti – ma è stata occupata dai criminali tramite il reato di violazione del domicilio nel periodo di una breve assenza di mia famiglia;
  21. Il fatto che le Miano/Corso/Gargano hanno cambiato la versione dei fatti per ben 3 (tre) volte, facendo affermazioni diverse il 10/08/2003, il 11/08/2003 e sull'udienza di interrogazione, compiendo il reato di false dichiarazioni alle A.G.;
  22. Il fatto che la Miano non ha presentato prove di avere subito danni, anzi la Miano non ricordava minimamente le frasi indicate nella querela del 11/08/2003;
  23. Il fatto che tutte le persone calunniate e i testimoni hanno dichiarato che avevano sentimenti di festa e di vincita del bene sul male, nessuno di loro aveva sentimenti di rabbia o era teso o agitato, che la situazione era diventata tesa solo dopo l'identificazione da parte dei Carabinieri e minacce della Miano rivolte ai giornalisti di non pubblicare articoli – quando la mia famiglia non si trovava più sul posto;
  24. I miei sentimenti erano: grande e profondo amore per i figli, gioia e felicità per la loro liberazione, mi sembrava di volare in cielo dalla gioia. I sentimenti di rabbia, di agitazione, di ira per avere perso il frutto di reati – i bambini sequestrati – erano sentimenti delle Miano, Corso e Gargano e non sentimenti miei o di membri della mia famiglia.
Vi invito di correggere le vostre sentenze, sperando in vostro buon senso e che potrò evitare di chiedere interventi delle Autorità Internazionali per convincervi di farlo.

In fede,
Olga Babenko

(Avviso di consegna tramite Posta Certificata governativa
Il giorno 07/05/2011 alle ore 01:45:08 (+0200) il messaggio
"PUBBLICA RICHIESTA AI GIUDICE FILIPPO SNATARELLA E GIUSEPPE DAGNINO DI CORREGGERE FALSITA' E MENZOGNE NELLE SENTENZE DEL PROCEDIMENTO N. 6403/03" proveniente da "
olga.babenko@postacertificata.gov.it" ed indirizzato a: "prot.tribunale.genova@giustiziacert.it"
e' stato consegnato nella casella di destinazione.
Identificativo messaggio: B844BF4B.00001AEB.C7B2D5FF.353EA4D5.posta-certificata@cecpac.posteitaliane.it

Ricevuta di accettazione
Il giorno 07/05/2011 alle ore 01:51:18 (+0200) il messaggio
"Alcuni documenti in allegato alla pubblica richiesta ai giudici
Santarella e Dagnino di correggere il falso nelle sentenze" proveniente da "olga.babenko@postacertificata.gov.it"
ed indirizzato a:
prot.tribunale.genova@giustiziacert.it (posta certificata)
e' stato accettato dal sistema ed inoltrato.
Identificativo messaggio: )

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