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8 novembre 2007

PRELUDIO


 Descrizione dei fatti storici che hanno portato alla calunnia contro di me e contro alcune altre persone da parte dell'assistente sociale del comune di Sesta Godano tale Silvia Miano e delle due sue amiche e complici nel delinquere, padrone dell'azienda commerciale istituto-casafamiglia “Gulliver” in provincia di La Spezia, Fiorella Corso e Paola Gargano



Come avete già letto nel modulo di presentazione “Chi sono”, sono una cittadina straniera arrivata in Italia sull'invito del Governo Italiano come professionista di alto livello di qualifica “in possesso di requisiti eccezionali non riscontrabili in prestazioni d'opera nazionali” (citazione dall'Autorizzazione per Prima Occupazione rilasciato dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale). Non indico in Internet la mia specializzazione né altri dati dettagliati per non dare vantaggi informativi alla mia controparte nelle sedi giudiziarie, per farli fare figuracce e per mettere in bella evidenza e provare la loro indole disonesta, menzognera e criminale.

Dopo essermi sposata con un cittadino italiano, ho trasferito miei beni e una piccola azienda storica della mia famiglia in Italia intendendo di riaprire l'azienda qui in Italia. All'epoca dei fatti - nell'anno 2001 - mi stavo preparando all'apertura della fabbrica: stavo scegliendo la sede e mi informavo sulle leggi e sui regolamenti in materia. In seguito al matrimonio, avevamo stabilito la nostra residenza familiare nel comune di Sesta Godano (SP), io e i figli abbiamo regolarmente richiesto e ottenuto la residenza nell'abitazione familiare (dopo severi controlli da parte del comune e della Questura in quanto sono straniera soggetta al possesso obbligatorio del Permesso di Soggiorno) - prima io e i figli vivevamo nel luogo dove esercitavo la professione con la quale sono stata invitata in Italia dal Governo italiano.

Nell'età infantile, i miei figli erano molto belli. Bellissimi. Educati bene. Pieni di doni e talenti. Sono stati sempre accuditi ed educati con amore. Purtroppo, facevo impressione di essere molto ricca e capace di pagare i lauti riscatti. I criminali che avevano organizzato il sequestro di miei figli non erano cittadini semplici ma tutti dipendenti statali e parastatali - gli appartenenti direttamente o in modo marginale a ciò che oggi viene chiamato “la casta dei favoreggiati-raccomandati”.

Come emerge dalle indagini, i miei figli “hanno fatto gola” al sindaco protempore del comune di Sesta Godano di nome Giorgio Traversone e all'assistente sociale dello stesso comune di nome Silvia Miano (non laureata mentre la legge prevede il possesso della laurea per poter svolgere questo mestiere). Non si sa ancora se loro agivano per contro loro o per conto di qualche altra persona, comunque, le prove attuali dimostrano che il reato è stato voluto, ideato, progettato e organizzato da loro.

Alla luce della massiccia deportazione dei bambini dalle famiglie italiane e della loro tratta negli ultimi trent'anni, già più volte denunciata anche al livello internazionale, la bellezza dei miei figli, le loro capacità intellettuali ed artistiche, la buona salute fisica e buona educazione li hanno fatto diventare la merce di buon valore agli occhi di chi organizza la deportazione e la tratta. Purtroppo, all'epoca non sapevo nulla né delle deportazioni né della tratta dei bambini e non potevo neanche immaginare che nei giorni nostri possono esistere tali abominevoli orrori e violazioni dei diritti umani.

Per evitare ogni incomprensione con la terminologia usata, indico il significato delle parole usate secondo il dizionario italiano e da quanto stabilito da Autorità Europee:
- “delinquente” e “criminale” - chi viola la legge (lo sono anche magistrati, politici, assistenti sociali e dipendenti statali quando non osservano e violano la legge);
- “la tratta di minori” - ogni spostamento dei bambini e ragazzi fatto con “violazione delle normative nazionali, tramite impiego o minaccia di forza o di altre forme di coercizione, di abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità”, cioè se i Servizi Sociali e i magistrati minorili non osservano e violano la legge e spostano bambini senza osservare la legge abbiamo la tratta dei bambini;
- “allontanamento dei minori dall'abitazione familiare” - quando i minori vengono allontanati dalle famiglie che li trascurano o li maltrattano, tramite un giusto processo;
- “il reato di sottrazione dei minori” - la condotta di chi sottrae un minore degli anni quattordici al genitore esercente la potestà genitoriale (o al tutore, o al curatore), o a chi ne abbia la vigilanza o la custodia, ovvero lo ritenga contro la volontà dei medesimi;
- “il reato di sequestro del minore” - il reato di sequestro è la privazione della libertà personale; il sequestro di persona a scopo di estorsione si ha quando il sequestratore consegue per sé o per gli altri un ingiusto profitto come prezzo di liberazione;
- “deportazione” - trasferimento forzato in seguito alla deprivazione dei diritti civili e politici - quando il trasferimento dei fanciulli avviene senza un giusto processo che è il diritto civile basilare si ha la deportazione.

Come si vede e si capisce da molteplici rapporti e denunce degli ultimi vent'anni, la deportazione e la tratta dei bambini al livello statale e parastatale sono stati organizzati con tre scopi principali: 1). per fornire la “prole” in affidamento/adozione a famiglie sterili oppure a unioni omosessuali o di nuova moderna realtà coniata col termine “gender” - l'incapacità di procreare naturalmente nelle famiglie odierne è una realtà ben diffusa, dilagante e irrisolvibile in una società laica; 2). sistemazione come merce e fonte di guadagno negli istituti-casafamiglia; 3). sistemazione dei bambini in affidamento/adozione nelle famiglie private con giro dei contributi statali i quali sono la fonte di reddito (spesso di sopravvivenza) per chi riceve i bambini in possesso – anche nel settore privato i bambini risultano essere merce e fonte di guadagno per l'affidatario.

Il senatore Augusto Cortelloni in un suo rapporto di parecchi anni fa ha denunciato che gli istituti di detenzione dei bambini già all'epoca incassavano dallo Stato fino a sei mila euro al mese per ogni bambino avuto in possesso; si può presumere che oggi i prezzi sono saliti insieme all'inflazione, ma già allora i bimbi portavano bel guadagno, che ne dite? Nell'anno 2009, la rivista “Panorama” ha denunciato che il traffico di bambini lucra più di un miliardo all'anno agli organizzatori - assistenti sociali, padroni-gestori degli istituti-casefamiglia-strutture, politici e magistrati coinvolti. Sulla copertina della rivista c'è la denuncia esplicita “Sequestri di Stato”. Il libro dell'avvocato Andrea Falcetta “L'ultimo comma”, sempre di anni fa, analizza la situazione dal punto di vista di un avvocato e rappresenta una pubblica querela piuttosto raccapricciante. Vari giornali e riviste denunciano che gli affidatari incassano dallo Stato delle belle somme di denaro e ricevono tanti servizi e aiuti dai Servizi Sociali mentre le famiglie di origine dei bambini non ricevono alcun aiuto oppure l'aiuto è miserabile, inadeguato e ben inferiore alle somme che incassano gli affidatari. Il libro “Rapita dalla giustizia”, scritta da una ex bambina deportata dalla sua famiglia tramite diniego del giusto processo e per violazione delle leggi, racconta delle tecniche di falsificazione delle prove processuali, del plagio psicologico di bambini da parte di periti-psichiatri e di altri reati di magistrati, Servizi Sociali, padroni di istituti-casafamiglia ed altre figure coinvolte; il libro racconta anche della “durezza del cuore” paragonabile col sadismo di grado estremo di chi riceve bambini in affido. Insomma, come emerge da molteplici materiali di prova documentale e giornalistica, i bambini deportati in Italia sono la merce che rende bene.

Al di là della versione che il Servizio Sociale del comune di Sesta Godano e il sindaco volevano usare i miei figli come merce e fonte di guadagno illecito nella tratta esistente dei minori nell'ambito di affidamenti/adozioni illegali e deportazioni, si può presumere che il loro scopo era solo di estorcere direttamente del denaro alla mia famiglia, infatti, dopo avere sequestrato i bambini, avevano chiesto il riscatto di 300 000 (trecento mila) euro. Il comune di Sesta Godano è molto piccolo e l'amministrazione comunale sapeva che volevo aprire la fabbrica perché avevo chiesto delle informazioni sui permessi e sulle registrazioni, forse proprio allora mi avevano “mirato”.
L'articolo “Sequestri e bambini” del 7 marzo 2006 pubblicato sul sito http://baghdadcafe.ilcannochiale.it riferisce che “...secondo la corte di Cassazione, che cita i casi ufficiali, sono tuttora almeno duecento l'anno i cosiddetti sequestri lampo... Quasi mai sono denunciati e quindi il nuovo fenomeno potrebbe essere molto più grave di quello che dicono le statistiche.”
Valter Vecellio in un suo articolo intitolato “L'industria dei rapimenti” del febbraio 2002 scrive che in Italia “...il sequestro di persona è diventato una specie di industria”. Il famoso giornalista Pino Scaccia ha scritto un libro sui sequestri più famosi.

Se avessi saputo prima di queste e di tante altre simili realtà italiane mai e mai e mai mi sarei trasferita a vivere in Italia. Comunque, la mia famiglia è stata fortunata perché il sequestro dei bambini è stato risolto in soli 45 giorni e i bambini ci sono stati restituiti senza gravi danni fisici mentre nella maggior parte dei casi i sequestri durano anni, spesso i bambini scompaiono per sempre o ritornano a casa mutilati fisicamente e psicologicamente. Con rimborsi dei danni e con la punizione dei criminali invece non siamo stati fortunati... cosa dire – non invano il popolo italiano usa dire “malagiustizia” al posto della “giustizia”... Abbiamo piccola soddisfazione che alcuni criminali sono morti da cani (per esempio, per mancanza di assistenza medica qualificata in ospedale o, chissà, per la mano consapevole di medici e infermieri onesti che in tal modo rendevano un po' di giustizia alle vittime e fermavano il crimine continuato – le circostanze descritte dai giornali fanno venire quest'idea), alcuni si sono ammalati di malattie degenerative gravi - è stata la mano, diciamo, della giustizia divina (avanti così!).

Il reato di sequestro dei nostri figli ha avuto inizio con l'occupazione violenta della nostra casa familiare (casa colonica moderna in campagna) da un gruppo di criminali e con omissione delle Autorità Giudiziarie e dell'Amministrazione locale di procedere con la liberazione immediata dell'immobile.
Dopo l'occupazione della casa, l'ex sindaco del comune di Sesta Godano Giorgio Traversone e l'assistente sociale Silvia Miano compievano una serie di reati contro la mia famiglia, coinvolgendo nei loro reati molteplici complici e arrivando di agire nello stile dei gangster come lo fanno vedere nei film.

Voglio sottolineare che poco prima di subire il sequestro il maschietto aveva completato due anni scolastici in un anno solo: la direzione scolastica aveva ritenuto che il suo livello di cultura e di preparazione è molto superiore agli altri bambini e nel mese di gennaio l’avevano spostato dalla quarta nella quinta elementare. La bambina all’epoca non andava ancora a scuola ed era molto brava in ginnastica e nell’arte del canto.

Anni dopo, uno dei complici del reato di sequestro dei bambini si era così “giustificato”: "I fiori migliori devono essere dati al Dio, quindi i Suoi figli devono essere dati alla chiesa" e "I Suoi figli sono troppo belli e sono troppo ben educati per Lei, i nostri invece lasciano desiderare" .
Lascio a voi la valutazione delle frasi. Ovviamente, è merito mio che i miei figli non “lasciavano desiderare”: quali genitori – tali figli!

Cerco di descrivere i fatti e gli eventi in modo più conciso possibile, in corrispondenza con le prove attualmente in disposizione.



Occupazione abusiva e violenta della casa familiare = Il primo tentativo di sequestro dei bambini? - Rifiuto dei carabinieri e dell'amministrazione comunale di osservare le leggi


Nel Settembre 2001, dopo una breve assenza, avevamo trovato la nostra abitazione familiare (casa colonica modernizzata in campagna) occupata da un gruppo di criminali per via del reato di violazione di domicilio tramite scasso (articolo 614 Codice Penale). La mia famiglia è rimasta fuori casa, davanti alle porte e finestre barricate e blindate dall’interno, solo con quello che avevamo addosso: senza un documento, senza beni di prima necessità, senza vestiti, senza attrezzature per il lavoro… tutto era rimasto in casa!

I Carabinieri del paese (Sesta Godano in provincia di La Spezia) si rifiutavano di intervenire, di effettuare un sopralluogo immediato e di arrestare i criminali in fraglanza di reato, in più si rifiutavano di accettare la querela prevista dalla legge, compiendo loro stessi il reato di omissione di atti d'ufficio e di favoreggiamento ai delinquenti (ovviamente, la querela l'abbiamo presentata in altra sede). Dal che si conclude che i carabinieri erano dirittamente coinvolti e interessati nel reato - non esiste un'altra spiegazione del loro comportamento.
All'interno della Caserma un cittadino-testimone dichiarava in faccia ai carabinieri presenti di aver visto che gli occupanti abusivi erano armati.

L'Ufficiale dell'Anagrafe del comune e il sindaco nel ruolo del capo dell'Ufficio dell'Anagrafe si rifiutavano di rilasciare i duplicati delle carte d'identità, la certificazione anagrafica e qualsiasi altro atto anagrafico pertinente che avevamo chiesto; i carabinieri si rifiutavano e omettevano di intervenire anche in questo caso (reato di rifiuto di atti d'ufficio) nonostante la gravità della situazione.

Il mio allora marito, sull'indicazione dell'avvocato all'epoca da lui assunto, si rivolgeva ripetutamente all'allora sindaco, riuscendo ad ottenere un appuntamento solo e mai un secondo (in una delle occasioni, dicono, il sindaco sarebbe saltato fuori da una finestra pur di evitarlo!). La segretaria comunale, dopo che il sindaco non si era presentato al secondo e al terzo appuntamento prefissati da lui stesso, aveva mandato il mio allora coniuge all’assistente sociale Silvia Miano (non laureata nonostante la legge e il buon senso prevedono l'obbligatorietà della laurea).

Con l'assistente sociale Miano il mio ex coniuge ha avuto un unico brevissimo appuntamento nel mese ottobre 2001, chiedendo gli interventi urgenti di sollecito verso la procura per la liberazione dell'immobile e verso il comune per il rilascio della certificazione anagrafica. La Miano prometteva di richiamarlo però non l'aveva mai fatto, richiamata alcune volte dal mio allora coniuge non ha voluto parlare e si rifiutava di fissare un nuovo appuntamento e anche di adempiere i propri doveri previsti dalla legge. La Miano non si era mai attivata con lo studio della nostra famiglia, non è mai venuta con una visita domiciliare, non ci ha mai chiamato - di fatto non conosceva chi siamo, cosa facciamo e come viviamo. Il comportamento della Miano era il reato di omissione e rifiuto di atti d'ufficio e discriminazione razziale.

Nonostante impegno del mio ex coniuge, cittadino italiano che tutta la vita ha pagato le tasse, gli è stato negato accesso a tutti i pubblici servizi comunali previsti dalle leggi e ogni tipo d'aiuto previsto dalle leggi alle persone e famiglie e lese da reati violenti della criminalità.

Nell'anno 2005 circa si verificava la situazione dell'unione e della collaborazione nel delinquere tra: il sindaco, l'ufficiale dell'Anagrafe, i carabinieri locali e l'assistente sociale. Le poche indagini della procura di La Spezia hanno fornito la prova dall'unione nel delinquere dei suindicati: si sono messi d’accordo di mentire tutti insieme alle Autorità Giudiziarie investiganti che uno degli occupanti sarebbe il padre del mio ex marito (!!!) - ovviamente, la menzogna è stata prontamente smontata dagli atti anagrafici comunali nei quali risulta il nome del padre (i carabinieri di Sesta Godano inviando delle lettere con questa falsità alla procura di La Spezia omettevano di allegare gli atti anagrafici di prova). Ah, dimenticavo, la persona spacciata da padre del mio ex coniuge ha il cognome ben diverso dal cognome del mio ex coniuge; il padre naturale non ha mai fatto l'azione per il disconoscimento della paternità, e l'uomo spacciato da padre non ha mai fatto azioni legali per diventare genitore adottivo.
Strano ma non si sono messi d'accordo di mentire anche su di me di essere la madre del mio allora coniuge! Ci voleva per completare le menzogne demenziali!
Sono molto curiosa di capire il senso profondo, oscuro e segreto della menzogna sul padre del mio ex coniuge... ehh, non sono italiana e non lo capisco! Perché mentire in modo così stupido contro gli atti anagrafici da mettere in bella evidenza davanti al mondo la propria indole disonesta?


Un breve “fuori tema”.

Anche l'occupazione abusiva degli immobili è diffusa in Italia, come la deportazione e il traffico di bambini, un post sul blog di Beppe Grillo del 6 febbraio 2007 “La signora Maria” ne dà la testimonianza:
Maria Cartago ha 89 anni. E’ una deliziosa signora arrivata a Milano da Ruvo di Puglia nel 1947. Vive sola in un appartamento popolare a Milano dalla morte di suo marito. Non vuole andare in ospedale per fare degli esami al suo cuore. Ha paura che il suo appartamento venga occupato e di non poter più rientrare nella casa in cui vive da 54 anni. Gli abusivi occupano il 30% delle case del suo quartiere in via Inganni. Un fenomeno nazionale: da Milano a Cagliari a Roma. L’illegalità fatta sistema immobiliare.
La signora Maria dopo un articolo su di lei ha ricevuto rassicurazioni dal comune. Qualcuno piantonerà la casa durante il suo ricovero. Una volta si piantonavano le persone in ospedale, oggi si piantonano le abitazioni dei ricoverati.
Il furto di un bene contenuto in un appartamento è un reato, rubare tutto l’appartamento, muri e cose, è invece lecito...
Un nuovo mestiere, il guardiano d’appartamento, si affiancherà alla guardia del corpo.”

Lo screenshort dal sito di Beppe Grillo:
 

La Procura di La Spezia compie il reato di omissione di atti d'ufficio omettendo di svolgere l'azione penale in seguito alla querela



Nella prima querela fatta nel 2001, presentata al Commissariato di Chiavari (dopo il rifiuto dei Carabinieri di Sesta Godano) denunciavamo:
  • occupanti abusivi, all'epoca ignoti;
  • l'allora sindaco del comune di Sesta Godano tale Giorgio Traversone;
  • l’assistente sociale dello stesso comune tale Silvia Miano;
  • i carabinieri della caserma di Sesta Godano;
  • alcuni altri Pubblici Ufficiali e incaricati al Pubblico Servizio coinvolti.
Nell'anno 2005 il fascicolo relativo alla querela è scomparso dalla procura di La Spezia, non se ne trova più nessuna traccia: né nell'archivio, né tra i procedimenti in corso d'indagine, né nel registro del computer. Ovviamente, il procedimento è stato fatto scomparire per procurare l'impunità a qualcuno dei delinquenti denunciati - non esiste un'altra spiegazione della sua scomparsa senza lasciare una traccia. Dopo avere appreso la notizia della scomparsa, avevamo fatto l'istanza al Procuratore Capo con richiesta di avviare l'indagine relativa alla scomparsa del fascicolo e di procedere al più presto con la liberazione dell'immobile. Col passare degli anni facevamo delle istanze di sollecito e di invito di osservare la legge, però ciò a nulla servito, al momento della stesura del presente testo nessuna notizia avuta dalla procura e nessun'udienza fissata - per la gioia dei criminali.

Anche il procedimento civile iniziato dall'avvocata Margherita Pantano nel Tribunale Civile di La Spezia non ha arrivato ancora ad un'udienza.

Come ognuno capisce, nel 2001 tutta la situazione poteva essere risolta immediatamente - in un paio di settimane - se i magistrati osservassero la legge. Tutto si è bloccato nell'inerzia e nelle omissioni dei magistrati.

Il mio allora coniuge subisce incidente al lavoro e rimane semi paralizzato



Nel mese maggio 2002, il mio ex coniuge ha avuto un incidente al lavoro. All'epoca lui aveva preso un incarico in sostituzione al suo lavoro precedente pur di avere qualche entrata di denaro, non potendo più svolgere il mestiere precedente per la perdita delle attrezzature (rimaste in casa occupata).
La metà del corpo del mio ex coniuge si era paralizzata. Gli accertamenti diagnostici rilevavano lo schiacciamento di un disco della spina dorsale. Io mi trovavo nella situazione di avere due persone gravemente malate da assistere e due bambini piccoli.




L'assistente sociale Silvia Miano del comune di Sesta Godano organizza una serie di reati allo scopo di sequestrare i bambini tra cui 2 aggressioni-attentati nello stile dei gangster



Dopo l'appuntamento dell'ottobre 2001 con il mio ex coniuge, l'assistente sociale Silvia Miano non si era fatta viva fino al maggio 2003 quando aveva organizzato due attentati-aggressioni (falliti) sulla mia famiglia il 29/05/2003 e il 30/05/2003. Mai ha fatto una visita domiciliare, mai intrapreso uno studio della situazione e della mia famiglia previsti dalle leggi, mai una chiamata o una comunicazione. Senza parlare della stesura di un progetto d'assistenza previsto dalle leggi orientato alla risoluzione dei problemi derivanti dall'occupazione abusiva e violenta dell'abitazione familiare da parte di un gruppo di criminali.

Nella data del 30/05/2003 sono stata invitata su un incontro con la direzione dell'azienda imprenditoriale “Villaggio del Ragazzo” di Chiavari. Arrivando in ritardo, ho evitato l'aggressione fisica - in quanto i complici dell'attentato non mi conoscevano bene, al posto mio hanno colpito un'altra donna, dicono che l'hanno uccisa. I gangster non solo hanno sbagliato la donna da colpire ma hanno pure sbagliato il giorno, organizzando il primo attentato il giorno prima dell'appuntamento prefissato quando non mi trovavo a Chiavari - così hanno dovuto ritornare il giorno dopo e ripetere l'aggressione.
Il piano dell'assistente sociale Miano e di suoi complici dirigenti dell'azienda “Centro Benedetto Acquarone” era di colpirmi con una puntura contenente sostanze psicotrope paralizzanti, rapire i bambini e dopo “eliminare” me in uno dei tanti possibili modi (sui modi possibili lasciamo il libero volo alla fantasia).
L'attentato del 29/05/2003 avvenuto in mia assenza è testimoniato da un verbale del Commissariato di Chiavari (nel luogo degli eventi mancavo solo io, nel verbale si indica che non ero presente nel luogo dei fatti e che nessuno dei presenti compreso gli agenti di Polizia ha voluto chiamarmi al telefonino per comunicare con me), invece il 30/05/2003, dopo avere colpito una donna al posto mio, i complici avevano chiamato dei medici del Servizio della Salute Mentale (forse, per consegnare il corpo delle donna colpita dalla puntura di farmaci paralizzanti) e allora sono arrivata io e loro si sono trovati davanti a me e con una donna colpita priva di coscienza (la procura di Chiavari ha dovere istituzionale di svolgere le indagini e di ricostruire il preciso andamento degli eventi). Il 30/05/2003 avevo chiamato il commissariato di Chiavari (al 113) chiedendo un intervento urgente della pattuglia di Polizia e mi è stato negato “perché il centro è una proprietà privata dove i rappresentanti delle Forze dell'Ordine non possono entrare se non hanno permesso dei proprietari o dei dirigenti dell'azienda” - tre gli organizzatori e partecipi dellìaggressione su di me c'erano proprio tre dirigenti dell'azienda e, ovviamente, loro non volevano la presenza degli agenti di Polizia perché rischiavano l'arresto in flagranza di reato.

Per anni ho pensato che ci sarebbe stato solo un attentato, solo nel 2012 è uscito fuori che in realtà sono stati due in due giorni consecutivi!

I complici delle aggressioni del 29/05/2003 e del 30/05/2003 ad oggi identificati sono:
  • l'assistente sociale del comune di Sesta Godano tale Miano Silvia, non laureata, pubblico ufficiale,
  • la padrona dell'azienda imprenditoriale istituto-casafamiglia “Gulliver” Fiorella Corso, il 29/05/2003 è stata identificata dalla pattuglia di Polizia come “un'operatrice”, non si sa se all'epoca sia stata una dipendente del comune di Sesta Godano oppure se era unita alla Miano nel delinquere in seguito al rapporto di amicizia o di appartenenza a una banda criminale,
  • Giuseppe Grigoni - dirigente dell'azienda “Centro Benedetto Acquarone”, incaricato al pubblico servizio,
  • Simone Sturla - un altro dirigente della stessa azienda, incaricato al pubblico servizio,
  • Luisella Vespa - assistente sociale e direttrice presso l'azienda “Centro Benedetto Acquarone”, pubblico ufficiale.
Il 30/05/2003 i suindicati identificati hanno tentato di diffamarmi da malata mentale davanti a due psichiatri da loro chiamati, mentendo agli psichiatri che sarei una donna sola, non sposata, abbandonata dal convivente, che vedesse veleno nel cibo. Una sola chiamata all'allora coniuge, un'altra chiamata all'Ufficio anagrafe sono bastate per dimostrare le menzogne degli aggressori; la richiesta di verificare negli atti dell'assistente sociale Vespa che questa non era mai venuta a fare una visita domiciliare alla mia famiglia e quindi non poteva sapere se vedessi o non vedessi veleno nel cibo - mi sono divertita tanto vedere le loro facce umiliate e svergognate... Lo Sturla aveva le macchie umide di sudore che scendevano sulla camicia dalle ascelle fino alla cintura, anche gli altri avevano i vestiti rovinati dall'abbondante perdita di sudore - uno spettacolo veramente voltastomaco, indimenticabile nella sua schifezza. Cos'hanno fatto per sudare così? - come sono curiosa!
I suindicati si rifiutavano di sottoporsi volontariamente alle visite psichiatriche di controllo nonostante la sudorazione patologicamente eccessiva, scatti di tic, difficoltà di parlare e altri sintomi evidenti. Si vede, hanno dei bei problemi da nascondere! Solo malati mentali gravi hanno paura degli psichiatri...
Io, invece, ho sfruttato la presenza degli psichiatri sul luogo dell'attentato per sottopormi agli accertamenti immediati di verifica di assenza delle malattie mentali, allo scopo di avere la prova di mia buona fede e del reato di falso ideologico e diffamazione dei criminali organizzatori dell'attentato.

Possiedo testimonianza medica degli psichiatri, che prova che il 30/05/2003 gli psichiatri mi hanno ritenuto non avente alcun problema mentale e che non mai usufruito delle prestazioni psichiatriche con carattere d'urgenza (cioè non sono mai stata accompagnata al Servizio della Salute Mentale in un presunto stato psicopatologico come hanno mentito alcuni delinquenti - la Miano mentiva che avrei assunto degli psicofarmaci per “lenire dolori dentari” ed alcuni altri del livello di sviluppo superiore alla Miano mentivano che sarei stata accompagnata dagli ignoti al Servizio della Salute Mentale in un giorno ignoto, all'ora ignota, dal medico ignoto che ha compiuto il reato di omissione di soccorso non volendo prestarmi dovute cure; ovviamente, all'epoca dei fatti non sapevo ancora di queste menzogne):




Allego anche la testimonianza scritta del mio ex coniuge - il familiare che si rapportava con me ogni giorno - che non ho mai mostrato sintomi delle malattie psichiatriche davanti a lui (la citazione della frase diffamatoria nel testo si riferisce ad altre diffamazioni dei criminali che si sono abbassati di attribuirmi dei sintomi valutativi senza neanche chiedere il parere di un medico – si vede che i delinquenti credevano che se tutti loro insieme ripeteranno che sarei malata mentale lo divento veramente); la testimonianza dei familiare è fondamentale quando si tratta della salute mentale:
 

 
Le menzogne dei delinquenti sul mio presunto accompagnamento al Servizio della Salute Mentale nello stato di presunta patologia psichiatrica assomigliano alla menzogna sulla paternità di uno degli occupanti dell'immobile – la stessa imbecillità delirante facilmente smontabile dagli atti e dalle testimonianze.

Prima di questi due attentati, negli 2002-2003, la Miano aveva intrapreso la duratura corruzione/concussione (sia sia stata la corruzione o la concussione devono dire i magistrati dopo avere indagato) di alcuni magistrati del tribunale minorile di Genova chiedendo i magistrati di violare la legge allo scopo di farla diventare l'affidataria di miei figli senza un processo, cioè in modo del tutto illegale. I magistrati non accontentavano la Miano, perciò questa, volendo rapire i miei figli ad ogni costo, anche tramite aggressione violenta nello stile di imboscata, ha organizzato gli attentati il 29/05/2003 e il 30/05/2003.

Negli 2002-2003, la Miano aveva convinto a delinquere e a partecipare nel reato parecchie persone, sorprendentemente tante. Incredibile ma vero, la mia famiglia all'epoca non si era accorta di questo pullulare di criminalità intorno a noi – l'abbiamo appreso dalle indagini della procura di Chiavari anni dopo. Comunque, leggere gli atti delle indagini ci ha fatto una certa impressione! Non abbiamo ancora scoperto quali vantaggi e quale lucro ricevevano le persone che si univano nel delinquere - i loro reati sono veramente gravi e abominevoli, è ovvio che non lo facevano gratis.

Una delle prove del reato di concussione/corruzione della giudice del tribunale minorile Giuliana Tondina è un'epistola informale privata della Miano a questa giudice del mese agosto 2002. La giudice Tondina non ha risposto all'epistola delirante e priva del senno e di qualsiasi prova, e quindi, la Miano con i complici cambiavano la giudice e si rivolgevano alla giudice Cinzia Miniotti.

Nell'epistola demenziale dell'agosto 2002 la Miano indica come sua complice l'assistente sociale dell'azienda commerciale “Centro Benedetto Acqurone” di Chiavari – Luisella Vespa, si può presumere che le donne hanno inventato il testo dell'epistola insieme.

Nell'epistola la Miano ha scritto le menzogne che io sarei una donna sola e non sposata e addirittura “abbandonata dal convivente” (ben sapendo dagli atti anagrafici del comune che all'epoca dei fatti eravamo sposati; interrogata in un tribunale penale nel 2009 la Miano diceva di sapere che io ero sposata e non ero una donna sola), che avrei assunto degli psicofarmaci per “lenire dolori dentari” (si vede che lo fa la Miano stessa! a me non verrebbe mai una simile idea in testa! ognuno vive secondo il proprio livello di cultura!) - senza indicare il nome del farmaco e il nome del medico chi l'avrebbe prescritto (!!!) e da dove l'avrebbe saputo (visto che per la prima volta nella vita aveva parlato con me il 30/05/2003 - il giorno del secondo attentato fallito) – in un'altra epistola presentata qualche anno dopo al tribunale civile di La Spezia la Miano aveva negato che avrei “preso psicofarmaci” e scriveva, invece, che sarebbero “antidolorifici”. Tra gli altri perle di idiozia e l'affermazione che, secondo la Miano la quale non sapeva dove e come viviamo, i miei figli “svolgerebbero il ruolo genitoriale” nei miei confronti – senza fornire le spiegazioni come sarebbero riusciti e in cosa consisteva il “ruolo”, chi era testimone, dove e quando, e perché nessuno dei testimoni era intervenuto nella presunta situazione compiendo per omissione l' abbandono e l'omissione di soccorso ai minori. Il mio allora coniuge “sembrava” alla Miano di essere un bugiardo - la Miano non ha fornito gli elementi di prova e non ha descritto il volo del suo pensiero i quali l'hanno portato ad ingiuriare e diffamare il mio allora coniuge in tal modo. In tutta l'epistola non c'è neanche una affermazione veritiera – tutto falso malsano inventato.
Vi ricordo che prima di scrivere l'epistola, la Miano aveva visto il mio ex coniuge una volta sola per 3-5 minuti circa - il dialogo consisteva nel cacciare il mio ex coniuge via dall'ufficio.

L'epistola è piena di altri passaggi ludici piuttosto deliranti di indubbio interesse psichiatrico.
Eccone alcune perle: “I bambini si sono presentati alla sottoscritta assieme alla madre ed al Mercier...”, “Si è avuta impressione che il Mercier inventasse una serie di scuse e raccontasse parecchie bugie”, “...la signora ha denunciato la scrivente assistente sociale per aver contribuito a mandare fuori di testa il marito”, “Il Mercier pare voler “scaricare” sia la compagna sia i bambini...” - fate attenzione, ciò è scritto da un pubblico ufficiale pagato col denaro pubblico però il livello espressivo ludico corrisponde al livello di bambini di quarta-quinta elementare!

La Miano ha nascosto dalla giudice che il mio allora coniuge era semiparalizzato e che la mia mamma aveva pancreatite acuta, di non avere mai effettuato una visita domiciliare alla mia famiglia e di non averci chiamato neanche una volta - che di fatto non ci conosceva. La Miano ha mentiti che io darei “ospite” dell'azienda “Centro Benedetto Acquarone” e ha nascosto che la nostra famiglia di 5 persone viveva in tenda in unità familiare e che il mio rapporto con l'aziendea si limitava del uso di alcuni servizi a pagamento. Nell'epistola la Miano ha anche scritto in modo errato i nomi del mio allora coniuge e dei figli.

In un paese civilizzato l'autore di una simile epistola sarebbe stato immediatamente sottoposto ai controlli sull'uso delle sostanze psicotrope e narcotiche e sulle malattie mentali pregresse e in corso, invece la giudice Giuliana Tondina non si era preoccupata di controllare la situazione e lo stato della salute mentale e l'adeguatezza della Miano al ruolo di assistente sociale.

Nel mese dicembre 2002, le assistenti sociali Miano e Vespa, con sostegno di nuovi complici attirati nell'associazione a delinquere con promessa di qualche lucro/guadagno, intentavano la concussione o corruzione della giudice Cinzia Miniotti. Questa volta le donne hanno usato delle epistole private a firma di Giuseppe Grigoni e Simone Sturla (direttori dell'azienda commerciale “Centro Benedetto Acquarone” di Chiavari) al don Pierluigi Sambuceti (anche questo direttore della stessa azienda) e l'epistola del don Pierluigi Sambuceti al sindaco protempore del comune di Sesta Godano Giorgio Traversone. Queste epistole - del contenuto non meno delirante e non meno falso dell'epistola dell'assistente sociale Miano alla giudice Tondina - servivano alle assistenti sociale al posto di un regolare ricorso previsto dalla legge. Le assistenti sociali non volevano ufficialmente risultare come autori dei reati di falso ideologico, calunnia e diffamazione e hanno usato le epistole private ludiche dei suindicati per rimanere in anonimato e per non risultare negli atti come autori del reato.
Preciso che tutti i nuovi complici della Miano erano dipendenti dell'azienda “Centro Benedetto Acquarone” di Chiavari e dell'azienda “Villaggio del Ragazzo” di Cogorno.

In seguito alla corruzione/concussione la giudice Miniotti avevo emesso una citazione con il difetto di nullità; una volta notificatami, chiedevo di renderla conforme alla legge e la giudice Tondina ometteva di farlo, compiendo il reato di rifiuto di atti d'ufficio. Dalla citazione non si capiva se dovevo testimoniare in qualche processo e in genere il motivo dell'emissione della citazione: nella citazione non ci sono né accuse né alcun tipo di contestazione alla mia famiglia - è solo un invito di presentarsi senza un motivo. 

 

Il tribunale minorile di Genova emetteva il primo decreto (illegale, non corrispondente ai requisiti per i decreti e avente il difetto di nullità) nel mese giugno 2003, è più precisamente il 6/06/2003, trasmesso dalla cancelleria per la notifica il 11/06/2003 - dopo due attentati - solo dopo il subentro nel reato di concussione/corruzione della vice questrice di Chiavari Giannina Roatta.


Subentro nel reato di Giannina Roatta - la vice-questore del commissariato di Chiavari



Nel mese di aprile 2003, qualcuno degli organizzatori del reato di sequestro di miei figli aveva convinto a delinquere la vice questrice di Chiavari, e questa, a sua volta, ha convinto a partecipare nel reato alcuni propri dipendenti.
Con il subentro della Roatta le epistole ludico-demenziali di aspiranti sequestratori di miei figli si trasformavano in opera epistolare diffamatorio-calunniatoria “qualificata” avente un unico difetto di non essere corredata da prove. La forza della Roatta stava nella sua posizione sociale, la sua firma sotto gli atti serviva per far sembrare il falso vero e per influenzare i magistrati, per ingannarli, per convincerli a delinquere.
La Roatta scriveva al tribunale dei minori di Genova richiedendo di emettere un decreto in danno alla mia famiglia, senza un processo previsto dalla legge e addirittura con il testo da lei desiderato.

Sotto il peso delle richieste della Roatta il tribunale minorile si piegava e il 6/06/2003 un gruppo di magistrati sotto la guida della presidente del tribunale Anna Maria Faganelli emettevano illegalmente un decreto irregolare (non corrispondente ai requisiti previsti per un decreto e non avente in partenza l'efficacia legale), trasmesso per la notifica il 11/06/2003.
La Roatta s'impegnava anche a bloccare ogni indagine a carico dei dipendenti e dirigenti delle aziende “Centro Benedetto Acquarone” di Chiavari e “Villaggio del Ragazzo” di Cogorno.

Sotto la guida di Giannina Roatta i delinquenti hanno cominciato ad agire come un gruppo ben organizzato (come vera criminalità organizzata banditesca) e non più come un branco caotico demenziale psichedelico - riuscendo a realizzare due attentati, anche se falliti, prima neanche quelli. La Roatta si era occupata ad insabbiare tutte le indagini relative a questi due attentati - tutti i denunciati sono stati spacciati da ignoti nonostante alcuni di loro identificati il 29/05/2003 dagli agenti dipendenti della Roatta e nonostate nella mia querela del 31/05/2003 si indicavano tutti i nomi e si indicavano i testimoni - medici psichiatri del Servizio della Salute Mentale. La Roatta ha nascosto l'esistenza della testimonianza dei medici e la loro presenza nel luogo degli eventi dalla procura di Chiavari - in nessuna delle sue epistole si indicano i medici e la loro testimonianza.

La Roatta ha anche omesso di procedere con l'azione penale contro l'assistente sociale Luisella Vespa dopo avere avuto la prova del suo reato di falso ideologico su una visita medica da parte della Guardia Medica (la Vespa, interrogata al Commissariato, mentiva che io sarei stata visitata da un medico della Guardia Medica mentre l'Ufficio della Guardia Medica rilasciava il documento che non sono stata visitata da nessun loro medico) e per la menzogna che sarei stata accompagnata al Servizio della Salute Mentale (lo stesso Servizio della Salute Mentale ha testimoniato che non sono mai stata accompagnata da loro). Idem per gli altri complici per diverse menzogne facilmente smontabili.

La menzogna principale della Roatta stessa contro la mia famiglia è stata che io sarei stata accompagnata da alcuni ignoti al Servizio della Salute mentale, in una data ignota, all'ora ignota, da un medico ignoto, nello stato psicopatologico confusionale. La Roatta non ha allegato la certificazione medico-sanitaria necessaria per provare la propria affermazione diffamante, denigratoria e falsa. Ovviamente, la Roatta ha avuto la testimonianza del Servizio della Salute Mentale chiavarese che non sono mai stata accompagnata da loro, uguale come l'avuta io appena ho saputo della diffamazione in questione.
Perché la Roatta si era esposta a mentire in modo così vergognoso e umiliante per lei stessa? Quanto ha ricevuto per mettere la propria firma sotto diffamazioni infamanti e da chi?

Avendo la prova del Servizio della Salute Mentale che io non sono mai stata accompagnata da loro e non ho mai usufruito delle prestazioni specialistiche psichiatriche, la Roatta ha usato come “prova” contro di me una relazione interna a firma di un suo dipendente dal nome Paolo Luxardo - nella quale il Luxardo ha epistolato che, secondo lui, che non è un medico e non ha alcuna preparazione medica e forse non è neanche laureato visto che firmando non mette il “dr” davanti il nome quando firma, io sarei in uno stato psicopatologico quando gli avevo portato una partita di prove materiali in allegato alla mia querela. Se fossi veramente stata nello stato psicopatologico, il Luxardo compieva il reato di omissione di soccorso e di abbandono dei minori con una persona pericolosa per sé stessa e per gli altri nell'omettere di chiamare il Pronto Soccorso Psichiatrico o il Servizio della Salute Mentale allo scopo di fornirmi aiuto urgente necessario e la Roatta stessa ometteva di querelarlo.
Questo è la vera criminalità organizzata.

Il Luxardo non chiamava il Pronto Soccorso psichiatrico quando ho portato prove materiali al Commissariato (in seguito alla richiesta specifica) perché capiva che gli psichiatri avrebbero dato ragione a me e non a lui, e che lui avrebbe subito incassato una bella querela per diffamazione, invece la gang sotto la guida di Silvia Miano era molto meno intelligente di lui e non capiva che i medici fanno loro valutazioni indipendenti su base scientifica e non sulle dicerie.

Preciso che l'estensore delle epistole diffamatorio-calunniatorie a firma della Roatta è una dipendente della Roatta dal cognome Lapi. Questa donna era consapevole di scrivere falso doloso perché vedeva che le prove erano contrarie al contenuto delle epistole, però non si è rifiutata dal farlo facendo una scelta libera e consapevole.

Ho querelato Giannina Roatta e i suoi dipendenti ispettrice Lapi, Paolo Luxardo e un terzo uomo per i reati da loro compiuti di falso ideologico in atti destinati alle Autorità Giudiziarie, favoreggiamento ai delinquenti da me querelati, diffamazione, ingiuria, calunnia e l'altro ravvisabile. Fino a quando in Italia esiste la “casta di favoreggiati-raccomandati” questi delinquenti in divisa non saranno puniti perché loro fanno la parte della “casta”, lo so, però l'ho fatto per avere la coscienza pulita. E' bello vivere con coscienza pulita!

Comunque, il reato di sequestro di miei figli è stato realizzato solo grazie alla partecipazione nel delinquere della vice questrice Giannina Roatta e di suoi dipendenti, senza di loro la gang non ce l'avrebbe mai fatto.

Dell'azienda commerciale “Villaggio del Ragazzo” di Cogorno e della sua filiale “Centro Benedetto Acquarone” di Chiavari



Non ho ancora spiegato come la nostra famiglia era venuta in contatto con le aziende commerciali suindicate direttamente coinvolte nell'organizzazione del sequestro dei nostri figli e negli aggressioni: ci ha mandato l'avvocata Margherita Pantano di Chiavari.
La Pantano mandava il mio allora coniuge da don Nando Negri – il fondatore delle aziende in questione, promettendo aiuto reale da parte dei proprietari-dirigenti dell'azienda nell'ottenere al più presto la liberazione della nostra abitazione e nelle altre questioni derivanti. Il segno distintivo di queste aziende è la promiscuità estrema (definizione della direttrice-assistente sociale dell'azienda Luisella Vespa, attribuita ad un'altra assistente sociale di nome Margherita Sadowky durante l'interrogatorio nel Commissariato di Chiavari nel mese aprile 2003).

Per rendere più chiara l'idea della promiscuità elenco alcune delle attività del “Villaggio del Ragazzo”: corsi professionali e ludici per adulti e ragazzi, formazione professionale di giovani, scuole di diverso grado, corsi sportivi per persone sane e per invalidi fisici, detenzione in modo alternativo al carcere di persone arrestate dalle Forze dell'Ordine (in funzione di carcere privato), detenzione di giovani prostitute straniere, detenzione dei drogati in cure di disintossicazione, attività volte a sostenere ex tossicodipendenti e quelli in via di recupero, distribuzione delle droghe ai tossicodipendenti nello stato di crisi dall'astinenza (tra cui metadone – eroina di sintesi, e qualche erba da fumare confezionata a cubetti – non essendo pratica nelle sostanze non so dire di cosa si trattasse, ho visto persone drogate e dipendenti aziendali a perdere questi cubetti dalle tasche), servizi ludici ai malati mentali, intrattenimento diurno di anziani e malati mentali, affitto dei posti-letto alle persone di vario statuto, “parcheggio” di anziani e malati mentali diurno o per 24 ore, detenzione di bambini e di adolescenti portati dalle Forze dell'Ordine o dai Servizi Sociali dei comuni circostanti in base degli accordi commerciali con i comuni, attività per “alcolisti anonimi”, scuola di danze caraibiche, affitto degli spazi... ... ...

Il “Villaggio del Ragazzo” è l'azienda-madre, il “Centro Benedetto Acquarone” è una delle filiali - aziende direttamente dipendenti.



Segue uno screenshort del sito dell'azienda commerciale “Centro Benedetto Acquarone”:




Nel testo si indica chiaramente che è una azienda – cioè attività a scopo di lucro e non per idee di carità o di pietà, di amore o di volontariato. L'estensore ha provato a giocare con le parole, ma le leggi sono chiare: se c'è scopo di lucro, cioè di arricchimento personale, si tratta di azienda commerciale e non di associazione o fondazione.


Un altro screenshort:



L'immagine a destra aiuta a capire com'è grande il “Centro Acquarone”, s'intravede anche il muro di recinzione (uno degli attributi carcerari):




Gli screenshort che seguono dimostrano l'attuale presidente dell'azienda – il “prete Rinaldo Rocca” - e le sue passioni: peperoncini e funghi! Cibi afrodisiaci in barba ai peccati di gola e di lussuria!

Le passioni di un sacerdote dovrebbero essere l'amore verso verso Dio e verso il prossimo, verso Gesù, la mortificazione della carne, la Bibbia, la parola, il Vangelo, i comandamenti... non cibi costosi e afrodisiaci come funghi e rinvigorenti della potenza sessuale maschile come il peperoncino! Sembra più un concetto demoniaco-satanico e di vizio sfrenato che della Chiesa Cattolica!




Ingrandito:



Seguono due poesie di una poetessa Tigulliana dal pseudonimo Balilla, dedicate proprio al “Villaggio del Ragazzo”, pubblicate qui col permesso della poetessa:



UN PRESEPE CHIAMATO VILLAGGIO

Intra Siestri e Chiaveri s’adima un bel presepe

Che qualcuno oramai chiama Villaggio

Ma se lo vedi da vicino ha alcune crepe



Ma lo dice soltanto chi ha coraggio

Per non scoprir di quella brava gente

Il Santo sito che diventa oltraggio



Ci sono tante pecore contente

Di brucar l’erba che cresce nel campetto

E il cui belato certo nessun sente



Ci son pastori che pensan sia corretto

Tremando come fossero conigli

E il terribile segreto tener stretto



Ma cosa diran loro ai loro figli

Che il medico dell’anima tortura

Urlar devi la rabbia, non bisbigli



I tre Re Magi stratifican rottura

Del giuramento fatto un dì lontano

In dono portan vasta copertura



Al nuovo Erode con un nome strano

E no al Bambin Gesù violato e offeso

Da gente con la maschera di umano



Hai scelto che il tuo cuore porti il peso

Lasciando questo figlio al buio eterno

Per farne poi un giovane indifeso



Che scaricherà su altri quello scherno

Violenza altra violenza sai richiama

Sta a Te ora liberarlo dall’Inferno



PRETERODE

Di certo non si incazzano al Villaggio

Se torno a dissertar su certe cose

Se non perdona un Prete penso saggio



Non credo che ritengan capricciose

Persone che vogliono sol capire

Se la’ si fanno cose molto odiose



Per prima cosa riferisco il desco

Che Prete pavoneggia sul suo sito

Chissà che pensa il Papa, sì Francesco



Abbiamo visto tutti che è gradito

Al Prete funghi e poi peperoncino

Giuro che qualcuno è impallidito



La sa persin qualunque contadino

Che di cibo afrodisiaco si tratta

Ma cosa serve dirlo al Popolino?



Ci vuole forse dir che sono matta

Se penso che un prete deve alzare

Di pane e vino credo che sia fatta



L’elevazione che deve celebrare

Non parte immonda da non proferire

Insomma è il Gesù che deve alzare



E poi, dico così, tanto per dire

E per restare al tema del Vangelo

Mi pare che si possa anche asserire



Alzando su chi sai pietoso velo

Che ogni mattina tutti orma si sa

Alza i suoi occhi e l’ostia al cielo



Ma il definirsi “Prete” un senso avrà

Per chi decise un giorno prender voto

Ad una profession di fede e sobrietà?



O forse solo un grande grande vuoto

dietro gli occhi azzurri e finta serieta’

Che le sue origini a tutti rende noto



che c’entra poi col voto suo di povertà

Che in altre occasioni teatrali

Diede sfoggio di grande vanità?



E per restare al senso del discorso

Pensiam davvero che nel sito santo

Ai poveri si presti quel soccorso



Di cui nel sito web si fa gran vanto

Oppur si usano debolezze umane,

Pur ben celate da un dorato manto,



Per fare spesso cose molto strane

Che molti sanno ma nessuno dice

Tipico, si sa, delle culture italiane.



E or me fermo qui, ma un’appendice

Balilla la propone da suo pari

Proporrà presto della sacra Radice





Purtroppo, nel 2002 non avevamo informazioni sufficienti di queste aziende, altrimenti ci saremmo tenuti ben lontani. L'avvocata Pantano, in quanto una persona del posto, ovviamente è ben informata di tutte le accuse a carico dell'azienda e della sua reputazione. Quando la mia famiglia è stata lesa da primi reati della direzione dell'azienda, la Pantano ha omesso di procedere con le dovute querele – cioè, prometteva di farlo però non l'ha fatto, compiendo il reato di patrocinio infedele. In seguito, la Pantano non si era attivata per riparare i danni causati derivanti dal contatto della nostra famiglia con la direzione dell'azienda “Villaggio del Ragazzo” - dal che si fa la conclusione che era l'azione voluta e che le conseguenze erano volute, calcolate, previste e aspettate. Come ognuno sa, una persona onesta che provoca danni senza volere s'affretta sempre di riparali al più presto possibile.

Comunque, il don Nando inviava il mio allora coniuge alla direzione dell'azienda il “Centro Benedetto Acquarone”, e più esattamente da: Simone Sturla, Giuseppe Grigoni, Luisella Vespa. Al di là di essere la direttrice, la Luisella Vespa era anche assistente sociale e pubblico ufficiale. Qualche tempo dopo subentrava il quarto direttore don Pierluigi Sambuceti.

Avvocata Pantano prometteva (falsamente - come è stato scoperto anni dopo) che l'assistente sociale Luisella Vespa sarebbe intervenuta sia col sollecito verso i magistrati responsabili per la liberazione della casa sia nei confronti dei reati dell’amministrazione comunale di Sesta Godano. Per attuare gli interventi la Vespa doveva effettuare lo studio della nostra famiglia però non l'ho mai iniziato. Uguale come l'assistente sociale di Sesta Godano, la Vespa non ha mai voluto avere un dialogo né con me né con mio allora coniuge, né con la mia madre; non ha mai fissato una visita domiciliare per conoscere la mia famiglia e per vedere dove e come viviamo.

Nel mese dicembre la Vespa mandava la mia famiglia ad un'altra assistente sociale ancora – una certa Margherita Sadowsky, affermando che la Sadowsky avrebbe effettuato lo studio familiare e avrebbe adempiuto i doveri di un assistente sociale com'era promesso dall'avvocata Pantano. La Vespa non voleva osservare i doveri professionali di un'assistente sociale e avendo la Sadowsky alle dipendenze ci “scaricava” da lei. Incredibile, però neanche la Sadowsky non ha voluto intraprendere lo studio della nostra famiglia, non ha fissato appuntamento né una visita domiciliare. Sarebbe interessante di scoprire il motivo di tale rifiuto di svolgere il proprio mestiere: pigrizia e desiderio di percepire lo stipendio senza fare nulla oppure la scolarizzazione altamente insufficiente? Un vero enigma...

Da come emerge da poche indagini della procura di Chiavari, la Vespa, appena ci ha conosciuti, dopo il primo brevissimo appuntamento, senza ancora sapere nulla di noi, si metteva in contatto con l'assistente sociale Miano non per obbligarla di osservare la legge ma per scrivere insieme l'epistola delirante già sopraddescritta alla giudice Giuliana Tondina del tribunale minorile di Genova. L'epistola è stata inviata due o tre giorni dopo che la nostra famiglia si è messa in contatto con la direzione del “Centro Acquarone”. Analizzando i fatti, si può concludere che anche l'assistente sociale Luisella Vespa valutava i nostri figli come una merce buona e perciò si affrettava a partecipare nel reato – quale era il suo profitto e guadagno ci devono dire i magistrati, è ovvio che la Vespa non violava la legge gratis e per il puro gusto di delinquere senza scopo di lucro. Idem l'assistente sociale Sadowsky.

Il don Nando Negri offriva alla mia famiglia di 5 persone ospitalità gratuità al “Centro Acquarone”, in attesa della liberazione della nostra abitazione familiare dagli occupanti abusivi, invece i direttori del “Centro Acquarone” - Simone Sturla, Luisella Vespa e Giuseppe Grigoni - dichiaravano che don Nando per loro è “un vecchio pazzo che non capisce in economia aziendale”, di non volere “il marito in mezzo ai piedi”, e neanche la mia mamma anziana, e che la loro azienda non offre servizi gratuiti. Uno dei direttori specificava che secondo lui "la chiesa non vuole le famiglie unite".

All'epoca non potevamo affittare regolarmente un appartamento o delle stanze in albergo perché i nostri documenti personali erano rimasti dentro la casa e l'ufficio Anagrafe del comune di Sesta Godano ci negava i duplicati delle Carte d'Identità. Un trilocale nella zona del Tigullio si poteva affittare a 400-500 mila lire al mese, a Sesta Godano si poteva affittare un appartamento con 4-5 vani a 250-300 mila lire al mese. La direzione del “Centro Acquarone” offriva alla mia famiglia alcuni servizi dietro al pagamento di 200 mila lire al mese a testa, vale a dire 600 mila al mese per 3 persone (al mio allora coniuge e alla mia mamma è stato proibito di attraversare la barriera d'ingresso al centro) – è stata un'offerta salatissima in vista dello squallore dei servizi offerti.

L'assistente sociale Vespa non si era mai attivata per farci avere i duplicati delle Carte d'Identità dall'Ufficio Anagrafe del comune di Sesta Godano, facendo il reato di rifiuto di atti d'ufficio, si era limitata solo di venderci i servizi e di diffamarci dietro alle spalle.

I servizi a pagamento proposti erano:
  • uso di 3 posti letto in un dormitorio promiscuo di uomini, donne e bambini (tra cui prostitute arrestate nei bassifondi di Genova) che nonostante la promiscuità veniva chiamato “dormitorio per minorenni”;
  • accesso al servizio della mensa (dove il cibo poco fresco veniva distribuito nelle ciotole di plastica, i tavoli erano senza tovaglie e il personale non era a conoscenza delle elementi basilari della H.A.C.C.P – la legge sull'igiene);
  • uso del lavandino e della doccia;
  • uso del fornelletto elettrico da campeggio per cucinare;
  • uso della corrente elettrica per caricare il telefonino e per allacciare il ferro da stiro;
  • altro simile.

L'immagine della metà del vano del dormitorio per bambini:



Era così, nonostante tutti i miliardi “investiti” che si descrivono sul sito aziendale. E proprio così si tengono i bambini nelle aziende istituti-casefamiglia italiane - grazie al sistema di “porte chiuse” non c'è alcun controllo da parte della cittadinanza e nessuno sa cosa accade veramente all'interno delle aziende.

Una foto della zona “della cucina” del dormitorio dove si poteva usare il fornelletto elettrico da campeggio:




Cibarie offerte nella mensa del centro Acquarone nell'anno 2002:


Le cibarie ritratte nelle foto le avevo portato al direttore del centro Giuseppe Grigoni – lui, sorprendentemente, aveva valutato questi piatti come puliti e igienicamente conformi alla legge sull'igiene, però, ancora più sorprendentemente, si era rifiutato di assaggiarli e non ha voluto inghiottire neanche un piccolo pezzettino!

Ovviamente, la mia famiglia era rimasta a vivere in unità familiare nella tenda. Ritenevamo che le condizioni offerte erano contrarie al buon costume e alla morale familiare, alla sicurezza igienica e anche al buon senso.

Nelle occasioni quando ho tentato di usufruire dei posti letto (quando i figli avevano preso raffreddore, per non farli dormire nella tenda) e dei servizi a pagamento, ogni volta erano accaduti episodi sgradevoli e spaventosi. Purtroppo, eravamo costretti ad usufruire di alcuni servizi per questioni di sopravvivenza in tenda (lavaggio della biancheria a mano in lavandino, stiratura di vestiti, cottura di cibi sul fornelletto elettrico).

Anni dopo, dalle indagini della procura di Chiavari, avevamo appreso che la direzione del centro aveva dato l'ordine ai dipendenti di aggredirmi allo scopo di causarmi gravi lesioni o di uccidermi. Per esempio, tra le carte processuali avevo trovato dei materiali scaricati dall'Internet, in particolare, dal blog “Verità Taciute” dedicato proprio all'azienda “Centro Benedetto Acquarone”. Tra vari materiali c'è la testimonianza di un ragazzo che afferma che il centro in questione sarebbe una setta satanica e al quale è stato ordinato di buttarmi dei mattoni in testa dall'impalcatura (dopo avere letto i materiali del ragazzo, sono diventata molto curiosa: ma l'impalcatura è stata messa solo per me per buttarmi dei mattoni in testa o c'erano veramente dei lavori in corso???):

“... mi diedero il compito di "creare un incidente mortale o invalidante" contro la Dr.ssa Babenko quando la stessa veniva al centro. Giornate intere aspettavamo l’arrivo della dottoressa pronti a saltarle addosso e a colpirla. Grazie a Dio che lei veniva raramente! Sarei diventato un assassino! Ricordo, una volta avevamo organizzato la "caduta del mattone sulla testa", non ho avuto il coraggio e ho buttato due mattoni in maniera tale da non colpire nessuno, per il che sono stato duramente ripreso e maltrattato dai superiori. Mi vergogno tanto di quello che ho fatto non riesco a perdonarmi”.
(http://blog.libero.it/VeritaTaciute/view.php?id=VeritaTaciute&pag=2&gg=0&mm=0 )

Mi ripeto, incredibile ma vero, all'epoca la mia famiglia non si accorgeva che intorno a noi pullulavano attività per danneggiarci in questo modo! Che ingenui che eravamo! E quante cose non sappiamo ancora!

Al “Centro Acquarone” sono diventata involontariamente testimone di alcuni trattamenti brutali e disumani verso anziani, malati mentali, ragazzine romene e bambini, per il che ho dato la mia testimonianza alle Autorità Giudiziarie, non volendo diventare la complice dei reati che acconsente tramite silenzio e omertà.

Per esempio, passando per le scale secondarie interne, una volta ho trovato la carrozzina abbandonata con una signora anziana con un grande pezzo di pane infilato nella gola, la signora apparentemente non respirava ed era diventata blu. Avevo subito chiamato dipendenti del centro e la signora è stata soccorsa e portata al Pronto Soccorso con un ambulanza, in tempo giusto per non farla morire. Anni dopo, visionando atti giudiziari, ho visto che la direzione del centro aveva giustificato l'episodio con “semplici problemi di cuore”. Nessun indagine interna per definire il dipendente responsabile del maltrattamento e dell'abbandono dell'anziana sulle scale è stata fatta – la direzione ha preferito l'omertà. Questa signora era non autosufficiente, forse semiparalizzata o paralizzata, di robusta costituzione fisica, stando seduta in carrozzella urlava sempre “Mi aiuti per favore”, “Mi aiuti per amor di Dio”. A volte mi chiedo: ma perché quella signora urlava in continuazione le frasi con l'invocazione dell'aiuto? Come la trattavano per farla urlare così? All'epoca avevo attribuito le urla a qualche patologia della vecchiaia come la sindrome di Alzheimer però dopo ho rivalutato.

Un altro episodio del quale ho dato la mia testimonianza è l'infilare dei bastoni sporchi di feci di cani nelle gole di anziani e malati mentali. Diventando testimone di quel fatto orribile, ho informato la direzione del visto, ho descritto i dipendenti del centro presenti ai fatti che acconsentivano passivamente e chi faceva l'esecuzione. La direzione non ha fatto niente per cessare queste sadiche violenze e gli abusatori continuavano a lavorare al centro senza cambiare il loro comportamento: gli uni maltrattando e gli altri acconsentendo passivamente.

Sono passati tanti anni però fino ad oggi qualche volta rivedo nei sogni gli atti di brutalità dei quali sono diventata involontariamente testimone e dai quali si gela il sangue. Fino ad oggi ricordo il suono che producono le teste quando si sbattono contro il pavimento (alcuni operatori del centro buttavano giù ritardati e malati mentali quando quelli non eseguivano gli ordini).

L'onestà nella vita rende sempre, prima o tardi. La mia onestà nel denunciare i fatti e nel testimoniare ha impedito agli organizzatori del reato di sequestro di miei figli di realizzare il sequestro “perfetto”, cioè “senza lasciare una traccia”. Se non avessi presentato querele, non avrei mai saputo i nomi dei criminali e come loro procedevano coi loro reati. Quelle pochissime indagini - cioè le attività volte ad “insabbiare” le mie querele allo scopo di procurare l'impunità ai delinquenti da me querelati - hanno portato all'identificazione della maggior parte dei complici (spero che la maggior parte! in realtà non so quanti delinquenti in totale partecipavano nel reato! se sono tanti in più sarebbe una cosa veramente spaventosa!). Alcuni di loro si erano presentati alla mia famiglia sotto falso nome, per esempio, un direttore dell'azienda “Centro Benedetto Acquarone” si era presentato alla mia famiglia come Piero Pezzi e poi identificato dalle autorità come Pierluigi Sambuceti.

Qualcuno potrebbe dire che il sequestro dei figli sia stato la vendetta in seguito alle querele, invece in realtà i preparativi del reato di rapina e di sequestro dei bambini risalgono al tempo prima, le mie querele avevano solo dato la luce alle attività criminali già in corso, il sequestro ha avuto la durata “breve” di 45 giorni e non anni solo perché esistevano già alcune indagini fatte sul conto dei delinquenti in seguito alle mie querele.

Non ho ancora precisato che alle donne e ragazze presenti nel centro all'epoca non si davano le chiavi delle porte delle stanze e dei dormitori. Offrendo dei posti letto in affitto a me, anche a me non hanno dato le chiavi delle due porte del dormitorio, affermando che tutti gli uomini del centro hanno diritto di entrare nelle stanze delle donne e delle ragazzine con modalità a loro piacimento personale – si vede è l'effetto dei cibi afrodisiaci come peperoncini e funghi pubblicizzati sul sito come “passioni” del “prete Rinaldo Rocca”! Rimanendo in tema Biblico-religioso, l'unica definizione che viene è “Sodoma e Gomorra”.

Questi centri e i luoghi simili, chiamati coi termini “casa-famiglia”, “struttura protetta”, “istituto”, “casa di accoglienza”, ecc. hanno il sistema di porte chiuse, il che significa che le persone indesiderate non possono entrare e che le persone detenute e gli ospiti rimangono tagliati dal mondo e segregati. Le porte chiuse equivale a dire “struttura con attributi carcerari”. Se la direzione non dà l'esplicito permesso non possono entrare neanche il Servizio Medico di Pronto Soccorso né le Forze dell'Ordine. Ho chiamato due volte in due diverse occasioni i Carabinieri e la Polizia e l'intervento è stato negato con il motivo che il centro è la proprietà privata; di fatto, le persone lese dai reati della direzione e dei dipendenti del centro rimangono intrappolate all'interno senza alcuna possibilità di difesa e senza possibilità di uscita quando le porte e la barriera d'ingresso sono chiusi, le urla lanciate dall'interno è impossibile sentire fuori dalla recinzione. Le aziende imprenditoriali a porte chiuse sono luoghi perfetti per uccidere o per tenere segregati persone e bambini rapiti.

Al mio allora coniuge la direzione aveva proibito di attraversare la barriera d'ingresso sotto la minaccia di violazione della proprietà privata, invece i compagni nel delinquere di alcune ragazzine romene arrestate per furto (detenute al centro in alternativa al carcere statale) venivano all'interno del centro per progettare insieme i nuovi furti! Bella scelta!

Per capire meglio come funzionano questi istituti-case protette con la struttura gerarchica del tipo settario è utile la lettura dei materiali presenti in Internet relativi a una simile struttura di nome “Forteto”, in provincia di Firenze. Nel 2001 l'Italia è stata condannata dalla corte di Strasburgo a causa degli abusi sui minori all'interno dell'azienda il “Forteto”, nel 2012 è scoppiato un nuovo scandalo per li stessi abusi e violenze che continuavano nonostante la condanna di Strasburgo.
Il “Forteto” e tante altre strutture per l'infanzia italiane sono ufficialmente segnalate come sette al livello internazionale, solo in Italia non se ne parla.
Per conoscere meglio il mondo delle sette e dei segni per riconoscerle può essere utile “Il Libro nero delle Sette in Italia” di Caterina Boschetti.


Il primo decreto illegale e non avente efficacia legale del tribunale minorile di Genova

Tornando alla descrizione della preparazione del reato di sequestro dei bambini, in seguito alla ripetuta concussione o corruzione da parte della Giannina Roatta nei mesi aprile-maggio 2003, il 6/06/2003 alcuni magistrati del tribunale minorile emettevano il primo decreto illegale e avente in partenza il difetto di nullità a causa del mancato rinnovo della citazione con il difetto di nullità e a causa di non corripsondenza del decreto ai requisiti previsti dalle leggi. Eccone il contenuto: "Riunito nella camera di consiglio nella persona dei signori: dott. Annamaria Faganelli presidente, Marina Besio giudice, Lucia Spada componente privato, Francesco Ciulla componente privato; vista la segnalazione del servizio sociale relativa ai minori BABENKO ANDREI e BABENKO VALENTINA; rilevata l’impossibilità di inserimento in struttura con la madre; PQM conferma l’affidamento dei minori al comune e dispone il loro inserimento in idonea struttura, anche con l’ausilio della forza pubblica".

Nel decreto non si indica l'affidatario nonostante è previsto dalla legge. Ciò si spiega dal fatto che più assistenti sociali e loro complici volevano i bambini in possesso e si rivolgevano al tribunale con richieste di emettere decreti illegali in loro favore, in più non esisteva un ricorso previsto dalla legge di un assistente sociale – al posto del ricorso al tribunale sono state fornite epistole private deliranti variopinte di Silvia Miano, di don Pierluigi Sambuceti e dei Simone Sturla e Giuseppe Grigoni. In più c'erano lettere della Giannina Roatta nelle quali si indicava persino il testo desiderato. Come si vede, i magistrati minorili lasciavano i gangster a decidere tra di loro chi di loro sarebbe diventato affidatario e possessore dei bambini.

La legge prescrive requisiti ben precisi per i decreti di affidamento dei minorenni, l'affidatario deve essere indicato chiaramente e precisamente e devono essere descritte le condizioni dell'affidamento e il progetto di rientro dei minori in famiglia. Una comunicazione segreta di un servizio sociale anonimo non può essere la base decisiva.
In quanto il decreto prevede la detenzione carceraria dei bambini in un carcere privato (struttura) le conclusione del pubblico ministero relative alla deprivazione della libertà personale sono obbligatorie. Il decreto non contiene la motivazione della detenzione carceraria dei bambini in un carcere privato – non ci sono accuse né contro i bambini né contro i genitori.
Il decreto è stato scritto senza un'udienza e senza un processo previsto dalla legge.
 
I nomi dei bambini non corrispondono ai loro nomi, il nome del maschietto è stato russificato.

Il decreto in questione è la prova del reato avvenuto di corruzione o concussione dei magistrati.

In un paese civilizzato i magistrati autori di un simile illegale decreto sarebbero già in galera e avrebbero perso a vita il diritto di esercitare in un pubblico ufficio.


Agenti di Polizia sequestrano i bambini in base del decreto non avente efficacia legale e omettono di querelare i magistrati che hanno emesso il decreto illegale e senza un processo previsto dalla legge

Il decreto irregolare non è stato trasmesso per la notifica regolare ma inserito subito nella banca SDI dove vanno i decreti non notificati, come capisco è stato un trucchetto per rendere la situazione improvvisa per la nostra famiglia e per ridurre l'efficacia delle azioni immediate di difesa. La citazione mi è stata notificata tramite convocazione sull'appuntamento prefissato, idem tanti altri atti giudiziari relativi alla liberazione dell'immobile e per altre questioni, solo questo decreto non è stato notificato come solito.
Il decreto mi è stato notificato al mattino del 30 giugno 2003. Nella banca SDI non esistevano altri decreti da notificare.

Gli agenti di Polizia che l'hanno notificato erano consapevoli che il decreto è illegale, che non ha efficacia legale e non può essere eseguito - uguale come lo ero io e i magistrati, però lo eseguivano con abuso di potere – come veri criminali. Si rifiutavano di procedere immediatamente con la querela penale contro i magistrati estensori del decreto, compiendo il reato di omissione di atti d'ufficio e di favoreggiamento ai magistrati-delinquenti.

I miei figli sono stati arrestati con la forza e portati in una direzione sconosciuta.

Gli agenti di Polizia delinquenti e rapinatori dei miei figli dicevano che per loro non esiste la legge, che la legge sono loro e che possono compiere tutti reati che vogliono in quanto non saranno mai puniti.
Mi hanno tenuto in arresto illegale tutto il giorno anche se nei miei confronti non esistevano decreti di limitazione di libertà personale e non esistevano i motivi di fermo/arresto, in questa maniera gli agenti di Polizia delinquenti cercavano di impedirmi di contattare subito le Autorità Giudiziarie, invano, perché l'avevano fatto tutte le persone presenti nel momento dell'arresto dei bambini – la gente era veramente indignata.

Gli agenti di Polizia coinvolti hanno compiuto tutti i reati in presenza di giornalisti internazionali.

Dopo l’intervento dei giornalisti, dell'Ambasciata del mio paese e di alcune altre autorità italiane ed internazionali, gli agenti di polizia avevano concordato di restituire i bambini il giorno seguente, nel loro ufficio, in presenza di “un assistente sociale di Genova” la quale dovrebbe fare da "garante della consegna" e da "simbolo della civiltà italiana", inoltre da testimone della consegna e dello stato dei bambini.

Silvia Miano, Fiorella Corso e Paola Gargano sequestrano i bambini con le modalità da gangster al posto di fare le garanti della consegna

Il giorno seguente, il 1/07/2003, la consegna promessa dei bambini non è stata effettuata nonostante la mia famiglia ha aspettato il giorno intero davanti alla porta dell'ufficio dove doveva avvenire la consegna.
Sesta Godano non c'entra nulla con Genova però al posto di un assistente sociale genovese nel luogo dei fatti si era presentata di nascosto l'assistente sociale del comune di Sesta Godano Silvia Miano e due sue amiche – padrone dell'azienda imprenditoriale casa-famiglia “Gulliver” Fiorella Corso e Paola Gargano.
Queste donne hanno effettuato il sequestro dei miei figli nello stile dei gangster, portandoli via dal posto con una macchina coi vetri specchiati senza che i presenti s'accorgessero di nulla. L'Italia è stata svergognata al livello internazionale, in quanto sul posto erano presenti tantissimi giornalisti dai paesi diversi che volevano assistere alla consegna dei bambini e volevano verificare che gli agenti di polizia che li avevano sequestrati/arrestati il giorno prima non li avessero fatto del male.

Ovviamente, nel 2003 nessuno sapeva che erano Silvia Miano, Fiorella Corso e Paola Gargano a rapinare i bambini dal luogo della consegna - l'abbiamo saputo anni dopo, quando i complici del reato avevano cominciato ad accusare l'un l'altro per giustificare sé stessi e per incolpare gli altri complici.

Dopo la liberazione dal sequestro, i bambini hanno raccontato che erano stati imprigionati in una macchina-furgone coi vetri specchiati scuri e passando davanti alla nostra famiglia che aspettava davanti agli uffici della Polizia, la Miano aveva ordinato di fermare la macchina e diceva ai bambini: “Guardare come siete cattivi, siete bambini talmente di merda che anche i vostri genitori non vi vogliono più e non vi salutano neanche” (è il gergo preciso della Miano con omissione delle imprecazioni oscene relative alle parti intime del corpo). La bambina piccola non capiva che attraverso i vetri specchiati non potevamo vedere all'interno della macchina e ha avuto una crisi isterica di pianto con la perdita del sangue dal naso e seguente svenimento. Quando i bambini hanno cominciato ad urlare e a chiamarci, tentando invano di uscire dalla macchina, le donneMiano, Corso e Gargano hanno aumentato al massimo il volume dello stereo e li hanno picchiati in modo brutale “sfogando” le loro anime abominevoli e nefande.

Le Miano, Corso e Gargano hanno preso con la forza (compiendo il reato di rapina) i soldi, i telefonini, i vestiti e i beni personali dei miei figli (fino ad oggi non restituiti), effettuando la perquisizione corporea non autorizzata dalle autorità giudiziarie e conducibile ad atti di pedofilia.

Nel primo luogo di detenzione (secondo la Miano, presso un istituto religioso di Voghera, secondo i bambini – in un carcere in una zona di boschi e monti, forse proprio nell'azienda istituto-casafamiglia “Gulliver”, non invano due padrone dell'azienda erano venuti in persona per partecipare nel reato di rapina) i bambini sono stati subito legati per evitare che si muovessero, parlassero e dessero qualsiasi tipo fastidio, e, ovviamente, per evitare che chiedessero aiuto a qualcuno. Il posto di detenzione era insalubre e inadatto ai minori, i bambini venivano tenuti insieme con malati mentali, tossicodipendenti e altri personaggi pericolosi adulti.

Durante il sequestro, i bambini sono stati più volte spostati da un'azienda all'altra, portati negli appartamenti privati, forse sono stati per alcuni giorni anche nell'azienda “Centro Benedetto Acquarone” di Chiavari. Di sicuro, sono stati nell'azienda “Gulliver” - non invano nel loro sequestro hanno partecipato due padrone di quest'azienda.
I capelli dei bambini sono stati tinti in un colore biondo vivace per evitare il riconoscimento e per assecondare gusti particolari di qualche "secondo padre" (acquirente?) che voleva dei bambini russi. I miei figli sono stati costretti tramite percosse di dichiarare in lingua italiana di essere russi mentre non lo sono affatto e non abbiamo neanche un parente russo e neanche un parente di razza slava in genere. Anche nel decreto illegale del tribunale minorile di Genova al posto del nome vero del mio figlio si indica il nome russo “Andrei”.
La Miano e gli altri complici di reato ripetevano ai bambini che loro "non hanno un padre solo come tutti gli altri bambini, ma due" e la solita frase dei rapinatori di bambini di tutti i paesi e di tutti i tempi: "i vostri genitori non vi vogliono, voi siete bambini cattivi, e per questo che i vostri genitori non vi chiamano e non vengono a vedervi".
Come vedete, il comportamento dei sequestratori dei miei figli e le torture attuate per abbattere la psiche e la resistenza dei bambini corrispondano esattamente al comportamento del famigerato rapinatore dei bambini belga di nome Marc Dutroux del quale hanno parlato tanto i mass-media. Tutti i rapinatori dei bambini usano le stesse tattiche indipendentemente se sono cittadini privati o pubblici ufficiali rappresentanti dello Stato.

La presidente del tribunale per i minorenni si rifiuta di dimostrare gli atti relativi all'emissione del decreto illegale, di collaborare e di osservare la legge

Il 3/07/2003 l'allora presidente del tribunale minorile di Genova tale Anna Maria Faganelli, si rifiutava in presenza di testimoni di dimostrare gli atti del procedimento segreto ed illegale in base del quale è stato creato il decreto illegale del 6/06/2003, di indicare il posto di detenzione dei minori, di fornire i dati personali dell’affidatario-sequestratore dei minori, di provvedere per la tutela dei minori liberandoli immediatamente dalla detenzione carceraria illegale e di osservare la legge in generale. Tengo a precisare che la legge italiana è molto giusta e molta buona e tutela molto bene i bambini e i magistrati sono mantenuti dal popolo per osservarla e per farla applicare.
Dopo il rifiuto della Faganelli di osservare la legge la situazione si era definitivamente classificata come reato doloso di sequestro di persona e di sottrazione dei minori con abuso d’ufficio e del potere.

Nella stessa giornata, il 3/07/2003, facevo la seconda querela per il sequestro e la sottrazione dei minori, querelando i magistrati-delinquenti che avevano emesso il decreto illegale del 6/06/2003 e che si rifiutavano di osservare la legge; la querela è stata subito inviata anche alle Autorità internazionali (la prima querela è stata presentata il 1/07/2003 contro gli agenti di Polizia e contro gli ignoti complici).

Il 21/07/2003, un gruppo di magistrati del tribunale minorile emetteva un altro decreto illegale, di nuovo senza rinnovare la citazione e senza un processo previsto dalla legge. Il contenuto è un delirio indegno dei magistrati. Questo decreto è stato emesso solo perché la mia famiglia aveva attuato lo sciopero della fame con cartelli “magistrati osservate la legge!”. Non abbiamo mai avuto una risposta o un'udienza in seguito alle nostre istanze. Ovviamente, i magistrati sono stati immediatamente querelati e il loro comportamento segnalato al Miniaùstero della Giustizia e al consiglio Superiore della Magistratura.
Anche questo decreto non ha efficacia legale e ha il difetto di nullità, è solo un altro reato da parte dei magistrati. Però nel testo demenziale il comune di Sesta Godano è stato indicato come affidatario dei minori e come complice dei reati, in più, al comune venivano impartiti gli ordini precisi di organizzare la mia immediata presenza nel posto di detenzione dei minori, inoltre l’assistente sociale Miano Silvia doveva preparare la partenza dei minori in esilio fuori dall’Italia (l’idea di partenza in esilio è spuntata fuori perché la Faganelli riteneva che restituire i bambini osservando la legge "sarebbe un esempio molto cattivo per gli italiani, che assolutamente non si può dare").

Il 24/07/2003 Silvia Miano e Giorgio Traversone (l'allora sindaco di Sesta Godano) si erano rifiutati di collaborare con i giudici e di osservare il decreto del 21/07/2003 e la legge in generale, nonostante le richieste specifiche telefoniche della giudice Marina Besio di risolvere la situazione.
La Miano e una sua compagna nel delinquere ancora non identificata mi hanno chiesto il riscatto di 300 000 (trecento mila) euro in contanti, con possibilità di riscattare un figlio solo per 150 000 (cento cinquanta mila) euro – così il reato di sequestro si è trasformato in reato di sequestro con estorsione del denaro. La Miano specificava che tale somma corrisponde al guadagno previsto che le dovevano portare i miei figli, che lei aveva faticato tanto per averli e che non aveva alcuna intenzione di perdere il guadagno previsto; diceva anche che avrebbe affrontato tante spese per compiere reati (ma io credo che mente, credo che abbia rubato denaro comunale e non ha affatto usato del denaro proprio quando compieva i reati, visto che riceve lo stipendio indebitamente cioè senza adempiere gli obblighi della legge e il comune glielo permette senza licenziarla e senza agire contro di essa nelle sedi legali).
La Miano, la sua complice e il sindaco del comune di Sesta Godano sono stati immediatamente querelati sia da me sia da mio l'allora marito (alla Miano piace mentire che il mio ex coniuge non avrebbe mai fatto querele contro di lei, in realtà le ha fatte).

Il 25/07/2003 ho impugnato simbolicamente il secondo decreto illegale per chiudere ogni possibilità a chi ipoteticamente volesse dire che il decreto potesse avere qualche efficacia legale – il decreto non aveva l'efficacia legale in partenza.

Dopo il rifiuto della Miano e del Traversone di collaborare coi magistrati, era partita una trattativa privata per la liberazione dei bambini con la presidente del tribunale minorile di Genova Anna Maria Faganelli. E’ stata una vera trattativa come fanno vedere nei film – di legalità e di legge non si parlava… è stata una trattativa verace nello stile "western" – l'Italia è un vero “West” nelle sedi giudiziarie, purtroppo. "Dell'interesse dei minori qua non interessa a nessuno" – è la prima frase dettami dalla Faganelli quando l'avevo vista per la prima volta nella vita.

La seconda consegna dei bambini viene pattuita per strada, con modalità dei film sui gangster e non in ufficio statale

Nelle trattative private non ufficiali la Faganelli aveva stabilito la consegna dei bambini il 10/08/2003, alle 17.55, PER STRADA E NON IN UN QUALSIASI UFFICIO STATALE, sulla piazza della Vittoria di Genova, alla fermata dei pullman in vicinanza alla stazione ferroviaria - di che non mi è stato fornito alcun decreto o alcun documento scritto. Tutto sulla parola.
Io ero contraria alla consegna dei bambini in un posto pubblico affollato di altissimo passaggio come lo è la piazza della Vittoria di Genova, avevo chiesto di organizzare la consegna nell'ufficio della Faganelli stessa, nella Questura o in un altro ufficio dello Stato. La Faganelli non ha voluto sapere nulla degli uffici e del buon costume e della sicurezza dei bambini, volendo per forza fare la sceneggiata teatrale della consegna davanti a tutta l'Italia in una delle piazze più grandi del paese e nelle condizioni quando alcuni dei complici del reato minacciavano di uccidere i bambini.

Alle 18.00 dalla piazza della Vittoria partivano alcuni pullman nelle direzioni diverse interurbane, secondo condizioni imposte per la consegna, dovevo prendere uno dei pullman per portare bambini via dal posto della consegna. La condizione di 5 minuti è stata richiesta per evitare un’immediata contestazione da parte di un medico o dei giornalisti dei segni di maltrattamenti e di cattivo trattamento ricevuti dai bambini durante il sequestro - infatti, i bambini sono stati consegnati con lividi, cicatrici, ferite ancora aperte e non medicate, con pidocchi in testa. Con capelli tinti. Con addosso vestiti e scarpe di seconda mano e non con vestiti loro.

La promessa verbale, fatta nella sede privata dalla Faganelli, di consegnare i bambini il 10/08/2003 sulla piazza della Vittoria è stata resa pubblica tramite mass-media e associazioni per la difesa dei diritti umani. Per questo sul posto era venuta parecchia gente curiosa, tutti volevano vedere "lo show" in diretta.

Nessuno credeva in liberazione dei bambini, in quanto non esisteva conferma scritta del tribunale minorile e il comune di Sesta Godano dal 24/07/2003 si era ufficialmente rifiutato di collaborare con i giudici minorili e di osservare le indicazioni e gli ordini dei giudici; la prima consegna fissata per il 1/07/2003 era già fallita. Ricevevamo anche minacce telefoniche con la richiesta di "dimenticare i figli" e di smettere di volerli indietro. I rappresentanti delle forze dell'Ordine che svolgevano le indagini per sequestro dei bambini, ci avevano avvertito che era poco possibile di rivedere i bambini vivi, in quanto non si sapeva precisamente dove si trovavano e il sindaco del comune di Sesta Godano Giorgio Traversone e l'assistente sociale Silvia Miano dimostravano apertamente i sentimenti di odio acuto e di ira nei confronti dei bambini e nei confronti di tutta la mia famiglia.

Il 10/08/2003, sul posto della consegna era venuta tutta la mia famiglia, tanti erano arrivati dall'estero, c'erano compagni scolastici e amici dei bambini, c'erano anche tanti giornalisti e rappresentanti delle associazioni e delle istituzioni e tante persone curiose. Erano presenti anche i rappresentanti delle Autorità Estoni, in caso di mancata consegna la mia famiglia avrebbe proseguito con loro a presentare una querela particolare all'Interpol. Sul posto c'erano più pullman in più file, alcune macchine e moto. C'era gente che saliva e scendeva dai pullman in arrivo e in partenza. Non si capiva di preciso dove era la fermata, così i miei parenti si sono messi su tutta la lunghezza del marciapiede davanti a tutti i pullman (40-60metri). Io e il mio ex marito c'eravamo messi più-meno a metà della lunghezza del marciapiede, al centro, davanti ad uno dei pullman. Non si sapeva dalla quale direzione sarebbe arrivata la Faganelli coi bambini. A causa della forte confusione non si capiva nulla.

All'ora prefissata, 17.55, i bambini sono apparsi sul posto della consegna uscendo da soli da dietro di uno dei pullman, per fortuna da dietro di uno pullman vicino. Non abbiamo visto chi ha portato i bambini sul posto, la visione era scarsa e la vista sulla piazza da dove sono arrivati era coperta da più pullman e da altri mezzi. Nessuno si era avvicinato a noi, nessuno ci ha chiesto di firmare l'atto della consegna.

Dai materiali giornalistici fotografici è stato ricostruito che le Corso Fiorella e Paola Gargano – padrone-proprietarie dell'azienda commerciale istituto per i minori “Gulliver”si trovavano nel luogo della consegna in momento della consegna in mezzo ad altra gente e che la Miano non c'era con loro.

I bambini, appena ci hanno visto, hanno a cominciato correre verso di noi e hanno saltato in braccia, piangendo a voce alta. "Torno con il fucile per vendicarmi", - ha urlato il bambino più grande, piangendo.
Non abbiamo avuto tempo neanche di fare un lungo abbraccio e di calmare per bene i bambini - bisognava salire sul pullman di fretta per portare via i bambini in quanto gli agenti di polizia e carabinieri ritenevano che c’erano troppi rischi di atti violenti contro bambini sul posto e che non era sicuro di stare in mezzo a tanta confusione.

Il bambini erano troppo terrorizzati e non sono stati in grado di indicare le persone che li hanno portato sul posto della consegna, hanno solo raccontato che sono stati con una donna con un abito molto colorato nero lucido con dei grandi fiori rossi, e quando la donna si sedeva, si vedeva la biancheria intima perché l'abito era molto corto e ricco di spacchi, il che faceva ridere i bambini (era la Miano). In più, i bambini riferivano che tanti passanti chiamavano questa donna "bella porcona". La “bella porcona” aveva lasciato i bambini in mezzo ai pullman, ordinava di contare fino 100 e dopo dirigersi verso il marciapiede – il luogo della consegna.
Invece la Gargano è stata definita dai bambini come “mostro babbione nazista”.

La consegna è avvenuta in un attimo, la maggioranza delle persone non hanno capito né visto nulla.

Io e i miei familiari non avevamo visto né la Faganelli né la Miano, né Corso né Gargano - nessuno di loro si era avvicinato. Dopo la consegna avvenuta dei bambini e dopo la partenza della nostra famiglia dal luogo della consegna, il mio allora coniuge era rimasto sul posto per vedere di trovare la Faganelli per sapere se doveva firmare qualche pezzo di carta attestante la consegna perché non riusciva a credere che non si doveva firmare nulla (qualche altro decreto illegale, chissà...).

Dopo circa una ventina di minuti o una mezz'oretta dopo la partenza della mia famiglia, la Silvia Miano era apparsa nel luogo della consegna in compagnia di alcuni carabinieri e aveva cominciato ad aggredire i giornalisti e i fotografi che erano ancora rimasti sul posto e che erano riconoscibili perché facevano appunti e avevano macchine fotografiche. La Miano urlava minacciosamente e a voce alta, a squarciagola: "Sono assistente sociale! Sono assistente sociale! Sono assistente sociale! Sono assistente sociale!" - così tutti i presenti hanno saputo della sua presenza e della sua posizione sociale (dalla testimonianza di una professoressa aggredita dalla Miano, la gente aveva scambiato la Miano e le sue amiche per passeggiatrici in ricerca di clienti e nessuno riusciva a credere che la Miano potesse essere un'assistente sociale pubblico ufficiale, per questo la Miano ha urlato a squarciagola annunciando disperatamente la propria posizione professionale - per evitare i simili disguidi l'Italia dovrebbe introdurre la divisa per gli assistenti sociali e anche per gli operatori sociali).
La Miano aveva puntato un suo dito in viso ad alcune persone presenti sul posto e ha chiesto ai Carabinieri di identificarli. Così sono state identificate 8 persone presenti al momento dell'arrivo della Miano (tra cui due non presenti nel momento della consegna dei bambini in quanto arrivate dopo). Io non sono stata identificata dai carabinieri in quanto non presente sul posto, nessuno di miei parenti è stato identificato, e neanche i bambini. Della mia famiglia è stato identificato solo il mio allora coniuge perché era rimasto là ad aspettare/cercare la Faganelli.

Le Miano, Corso e Gargano volevano strappare con la forza i rullini dalle macchine fotografiche e minacciavano giornalisti dei danni ingiusti nel caso di pubblicazione degli articoli sui giornali (reato di violenza privata testimoniato dai carabinieri che accompagnavano la Miano), cioè intimidivano i giornalisti e impedivano all'esercizio del diritto di cronaca, previsto dalla legge italiana.

I Carabinieri hanno trattenuto le persone sul posto per più di un ora.

La Miano e le sue amiche complici del reato di sequestro dei bambini avevano dichiarato ai Carabinieri di Genova menzogne di vario tipo: che la Miano sarebbe affidataria dei nostri figli (senza confermare il loro detto con un decreto regolare avente efficacia legale), che esisterebbe un "dissidio" tra lei e i genitori dei bambini (anche se io non mi trovavo sul posto).
La menzogna più delirante era che mio ex marito “voleva salire sul pullman per poter partire con i figli" e che la Miano gli avrebbe rifiutato e che per questo motivo "veniva fatto oggetto assieme alla Corso di insulti" tramite frasi: "TORNATE A ZAPPARE LA TERRA, SIETE DELLE ROVINA FAMIGLIE, VOI ED IL TRIBUNALE DEI MINORI NON AVETE MODO D'ESISTERE" (la citazione dalla relazione dei Carabinieri relativa al racconto della Miano a loro).
Ovviamente, il mio ex coniuge era libero di salire sull'autobus (e l'aveva fatto), né quando eravamo tutti dentro al pullman né prima non ci era avvicinata nessuna donna in un miniabito nero lucido tempestato dai fiori rosso fuoco inadatto per avvicinarsi ai minori e alle famiglie. Il mio allora coniuge era sceso dall'autobus per cercare la presidente del tribunale dei minori di Genova in quanto la consegna era pattuita con lei e ci aspettavamo lei.
Come vedete, sono le solite menzogne demenziali facilmente smontabili dalle prove – così è stato nella sede processuale.

Il giorno seguente alla consegna, dopo avere visto dei reportage giornalistici televisivi che criticavano il modo di vestirsi della Miano, il suo scarso livello della morale e della preparazione professionale, che la ritenevano completamente inadeguata al ruolo di un assistente sociale in quanto patologicamente violenta e aggressiva contro giornalisti, che criticavano aspramente anche le Corso e Gargano per aggressione contro giornalisti - la Miano e le sue complici Corso e Gargano sono andate dai Carabinieri di Borghetto di Vara e hanno presentato la querela contro alcune delle persone identificate sul posto e contro di me che non sono stata identificata. Le criminali hanno cambiato la versione dei fatti detta ai Carabinieri genovesi il giorno prima e hanno inventato nuove menzogne. Tra tutte le persone calunniate dalle Miano, Corso e Gargano io sono l'unica non identificata dai Carabinieri nel luogo degli eventi in quanto assente nel momento dell'arrivo della Miano.
A me è stata attribuita la frase: “Ecco la venditrice dei bambini, guardate com'è con la minigonna” (è proprio ciò che pensa la Miano di sé stessa!), ad altre persone: “Miss Pechino, hai violato la convenzione per i diritti dei fanciulli – vergognati”, “Stupida fai cose da stupida”, “Maledette”, ecc. Della frase sul zappare la terra ed essere “rovinafamiglie” le calunniatrici hanno dimenticato (durante l'interrogatorio processuale hanno cambiato la versione dei fatti per la terza volta, dimenticando di tutte queste menzogne e limitandosi delle imprecazioni che non sono state neanche accennate nelle prime due versioni delle menzogne).

Le tre calunniatrici dovevano essere subito processate d'ufficio per il falso ideologico sia per avere cambiato la versione dei fatti sia per avere fatto dichiarazioni menzognere alle Autorità Giudiziarie del tipo che la Miano sarebbe stata affidataria di miei figli. Per qualche motivo illegale non ancora chiarito le donne non sono state processate - sarebbe interessante di sapere: con cosa hanno pagato per non avere il dovuto processo?

Così è nato il processo in questione.

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