2 dicembre 2009
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Questo blog racconta del procedimento N.6403/03 attuato presso il Tribunale di Genova in base delle calunnie dell’assistente sociale del Comune di Sesta Godano (SP) tale Silvia Miano (non laureata) e delle sue amiche padrone dell'azienda commerciale istituto per minorenni "Gulliver" Fiorella Corso e Paola Gargano - in questo procedimento i magistrati si rifiutano di trascrivere nelle sentenze le prove e di condannare la parte calunniatrice così come lo prevede la legge
RIFERIMENTO SUL CODICE DELLA PRIVACY: Tutti i nomi e i dati personali indicati nei testi sono stati pubblicati in corrispondenza con il Codice della Privacy, in particolare Art. 24 Lett. A, C; Art. 67 p.1 Lett. A; Art. 71 p.1 Lett.B; Art. 73 p.1 Lett. C, A, E - in quanto si tratta del materiale di rilevante interesse pubblico nell'ambito di violazione dei diritti e delle libertà fondamentali, anche quelli dei minori, nonché di riparazione degli errori e delle omissioni giudiziari
OSSERVAZIONE PER I LETTORI DISATTENTI
Il mio caso non ha niente in comune con separazione coniugale conflittuale né con la prassi legale di allontanamento dei figli dalle famiglie dai comportamenti sbagliati o inidonei. La mia famiglia non ha mai avuto un processo previsto dalla legge in un tribunale minorile o in qualche altro tribunale, mai avuta una contestazione, nessun assistente sociale aveva contatti con la mia famiglia, mai una visita domiciliare avuta o ricevuto qualche servizio o un aiuto. Il sequestro dei figli è durato 45 giorni. Dopo 45 giorni i bambini sono stati liberati.
Il prezzo del riscatto richiesto per la liberazione dei bambini era 300 000 euro (trecento mila). Perciò chiedo di astenersi dal paragonare il mio caso con i soliti casi di giusto allontanamento giudiziario e con i casi di separazione coniugale conflittuale. Per capire bene la situazione, leggete con attenzione i testi e guardate i materiali di prova.
FANTASMAGORIA 1
Ho deciso di pubblicare il resoconto del processo in questione per rendere pubblici i problemi della malagiustizia italiana e di trattamento non pari dei cittadini negli organi della giustizia (ciò che accade, in vista di mancata osservazione delle leggi da parte dei magistrati, non può essere chiamato “giustizia”).
Io mi sono trovata in qualità di imputata/calunniata per inesistente ingiuria da parte dell'assistente sociale Miano Silvia e delle due sue compagne nel delinquere – le Fiorella Corso e Paola Gargano, le quali in passato hanno compiuto il reato di sequestro dei miei figli minori accompagnato dall'estorsione del denaro - in un paese civilizzato queste persone sarebbero già state messe in carcere, però in Italia ci troviamo in una situazione incredibile di favoreggiamento a queste persone da parte delle Autorità Giudiziarie. In passato ho querelato queste donne per reati che loro hanno effettivamente compiuto - però in base delle mie querele fin'oggi non sono stati iniziati processi e neanche indagini; le autorità Giudiziarie italiane fino ad oggi non hanno dato le dovute risposte; invece l'assistente sociale può continuare a delinquere impunemente ed i suoi processi contro di me vanno avanti nelle condizioni di una totale assenza delle prove a mio carico e in presenza di esplicite prove attestanti reati di calunnia contro di me, di diffamazione contro tutta la mia famiglia e di falso ideologico davanti Autorità Giudiziarie. Ognuno dovrebbe chiedersi: ma cosa sta veramente dietro a questi scambi di favori delinquenziali nella sede giudiziaria? Quale ricompensa convince magistrati a delinquere e a favoreggiare delinquenti che compiono reati nefandissimi e odiosissimi contro l'infanzia?
Sono una cittadina straniera – una di quei pochi stranieri arrivati in Italia sull'invito del Governo Italiano, come specialista di alto livello di qualifica professionale “in possesso di requisiti eccezionali non riscontrabili in prestazioni d'opera nazionali”, con un regolare permesso d’ingresso e senza intenzione di delinquere. Ero venuta in Italia affascinata dall’Arte e dallo spirito della storia, dall’incantevole natura e dalla ricchissima cultura. Avevo progetto di aprire di un’attività in proprio - una fabbrica di produzione degli oggetti artistici dal marmo di Carrara e dal sasso di Volterra, questa fabbrica avrebbe creato i posti di lavoro per cittadini italiani e avrebbe contribuito allo sviluppo economico locale. Avevo dei bei progetti per il futuro e mi ero persino sposata con un cittadino italiano.
I miei progetti non ho potuto realizzare in quanto sono stata colpita dalla criminalità organizzata italiana. Col termine "criminalità organizzata" noi immaginiamo un gruppo di persone di brutta presenza e basso livello culturale, che compiono reati crudeli essendo uniti in bande guidate da un capo. In realtà non è così. La vera criminalità organizzata ci aspetta laddove noi meno aspettiamo, laddove non possiamo nemmeno immaginare: un rappresentante della criminalità organizzata di solito ha un buon inserimento sociale, ha un posto di lavoro statale o parastatale e gode della totale impunità per i reati compiuti nel caso fosse querelato - le indagini vengono “insabbiate” in partenza, il denunciato non viene neanche iscritto sul registro degli indagati e viene spacciato da “ignoto”, sia Giudici sia Pubblici Ministeri si rifiutano di svolgere le indagini allo scopo di stabilire la verità dei fatti, di sentire i testimoni, di valutare le prove e mandano illegalmente le pratiche in archiviazione o procurano la completa impunità ai disonesti in altri modi – purtroppo, questo è la vera criminalità organizzata!
Nel 2001 la mia abitazione familiare (casa colonica) è stata violentemente occupata da criminali armati (italiani) tramite reato di violazione di domicilio, e tutti i miei beni, iniziando dai documenti personali e finendo con attrezzature per la fabbrica sono stati rapiti/rubati da questi criminali. I Carabinieri di Sesta Godano, il capo dell'Ufficio Anticrimine della Questura di La Spezia e i Magistrati della Procura e del Tribunale di La Spezia omettevano di adempiere il loro dovere e di liberare l'immobile tramite arresto immediato dei criminali in fragranza di reato. La Pubblica Sicurezza e i diritti della mia famiglia all'inviolabilità del domicilio e al possesso della proprietà privata non sono stati garantiti.
Dopo circa un anno e mezzo, nel giugno 2003, la mia famiglia ha subito il sequestro dei figli con la richiesta di riscatto di 300.000 (trecento mila) Euro. Il sequestro è durato 45 giorni. Non esiste ancora una chiarezza definitiva sulla dinamica dell'organizzazione del sequestro dei bambini, i complici si accusano tra di loro “à go-go”, ad oggi tra i complici diretti e indiretti risultano alcuni membri dell’amministrazione del comune di Sesta Godano, alcuni sedicenti dirigenti dell'azienda imprenditoriale il “Villaggio del Ragazzo” e di una sua filiale il “Centro Benedetto Acquarone” di Chiavari, proprietari dell'azienda imprenditoriale istituto-casafamiglia “Gulliver” in provincia di La Spezia, alcuni magistrati del Tribunale dei minori di Genova ed altri incaricati al pubblico servizio e pubblici ufficiali - una nutrita associazione a delinquere.
Secondo il Codice Penale, il loro comportamento è reato di sequestro di persona a scopo di estorsione, aggravato dall'estrema brutalità e, forse, anche dalla morte di una donna presumibilmente uccisa per sbaglio nel mese di maggio 2003 durante uno dei due aggressioni-attentati sulla mia famiglia organizzati a scopo di rapina dei bambini (i magistrati responsabili non hanno ancora fornito alcun resoconto su ciò che è accaduto durante questi due attentati falliti, nonostante si parla di omicidio di una persona).
Durante il sequestro, i miei figli sono stati tenuti segregati, deprivati della libertà personale e persino legati (!) per evitare che tentassero di contattare Autorità Giudiziarie, Polizia o Carabinieri o comunque chiedere aiuto da qualcuno. La prigionia dei bambini avveniva nelle aziende imprenditoriali private nelle quali i bambini rappresentano la merce e la fonte di guadagno: istituto-casafamiglia “Gulliver” in provincia di La Spezia, istituto-comunità-struttura protetta “Villaggio del Ragazzo” in Tigullio e un “centro sociale” non ancora identificato sito a Voghera - i bambini venivano spostati in continuazione in giro per l'Italia da un'azienda all'altra per evitare il ritrovamento.
Nonostante nel reato di sequestro sono coinvolti alcuni magistrati del tribunale minorile di Genova, non c'è stato alcun processo previsto dalle leggi e non è stato emesso neanche un atto relativo alla liberazione e alla consegna dei bambini, nessuna sentenza o ordinanza. I figli ci sono stati restituiti come nei film sui gangster americani: per strada e non in un pubblico ufficio! Con tutto ciò che tutti i sequestratori membri della gang sono pubblici ufficiali e incaricati al pubblico servizio! E il vero West! E che figuraccia davanti alle Autorità Internazionali!
Dopo la liberazione, i magistrati minorili si sono rifiutati di fornire ai bambini le cure riabilitative, previste dalle legge ai bambini che hanno subito abusi e violenze e vittime della criminalità organizzata (L. 176/91 - Convenzione per i diritti dei fanciulli), e di attivarsi per la loro tutela in corrispondenza con la legge.
Secondo il Dizionario Italiano, chi viola o non osserva la legge è delinquente o criminale. Nel mio caso abbiamo i magistrati delinquenti che da anni ossessivamente e ostinatamente si rifiutano di osservare la legge. Fino ad oggi (2013) l'Italia è vergognosamente fallita nel tutelare il diritto elementare della mia famiglia alla proprietà privata e all'inviolabilità del domicilio - i diritti sacrosanti e basilari di un regime di democrazia capitalista, senza parlare della punizione penale dei criminali e del rimborso dei danni.
Ho deciso di rendere pubblici i fatti perché il sequestro dei miei figli era diventato di dominio pubblico e sull’internet si trovano ancora versioni non vere dei fatti, e in più, per impedire ai delinquenti che hanno danneggiato la mia famiglia di usare delle false giustificazioni davanti ai loro familiari ed amici - affinché le prove della loro odiosità e della nefandezza rimangano per sempre un marchio indelebile anche all'interno delle loro famiglie. E, ovviamente, allo scopo di sollecito nell'ottenimento della giustizia come ci indicano il Codice della Privacy e persino la Bibbia:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva:”Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé:”Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le darò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”» (Vangelo secondo Luca 18 - 2 Parabola del giudice disonesto e della vedova) - come si vede, i giudici disonesti sono un problema già dai tempi preBiblici, non invano il popolo italiano ormai usa dire “malagiustizia” al posto della “giustizia” e Berlusconi non è mai stato denunciato dai magistrati per le sue dichiarazioni che magistrati sono un'associazione a delinquere e che soffrono dei disturbi mentali gravi - le mancate condanne per diffamazione, ingiuria e vilipendio attestano che ciò che dice è vero, no?
Una persona media di solito ha difficoltà di credere che nei giorni nostri possono esistere la deportazione e la tratta di bambini, che non esiste una tutela della proprietà privata, che magistrati possono non osservare la legge rimanendo completamente impuniti - fino a quando non si ritroverà in mezzo alle macine.
Conoscerò volentieri altre persone che si sono imbattute nella malagiustizia e che sono state lese da reati di magistrati, per scambio culturale e di opinione.
340 27 41 271 - non si ricevono i messaggi vocali, sms e mms; i numeri invisibili vengono automaticamente bloccati
Il domicilio legale e fiscale in La Spezia c/o il Prefetto.
Ogni Pubblico Ufficiale che, leggendo le informazioni qui presentate, omette di querelare i Pubblici Ufficiali descritti nel blog in seguito alle notizie dei reati avute dalla lettura e confermate delle prove chiare, precise e concordate allegate, compie il reato di omissione della querela
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